Senza titolo
51 sedie, 7,2 x 36 mt
VS
Vasilij Kandinskij, Senza Titolo, 1910
matita e inchiostro di china su carta, 49,6 × 61,8 cm, Centro Pompidou, Parigi
descrizione sintetica da outdoor lesson
La sedia, l'indispensabile complemento del banco, è protagonista dei 250 mq suddivisi in cinque aule. In successione la disposizione è 1, 30, 1, 18, 1. Le sedie singole alludono alla condizione dello studio domestico o della didattica a distanza. L'aula con 30 sedie è una "classe pollaio" mentre quella con 18 sedie disposte liberamente è quella che si ipotizza per un futuro nel quale mettere a frutto il know-how acquisito a causa della pandemia, ad esempio sfruttando la connessione per far partecipare abitualmente alle lezioni chi è costretto a rimanere, per qualche motivo, a casa.
La scelta del titolo è, in questo caso, pretestuosa. Dal primo Senza Titolo, quello di Kandinskij del 1910, moltissimi artisti hanno optato per questa soluzione. L'osservatore è spesso a disaggio nei confronti di un Senza titolo. Si pensa ad una povertà di contenuto o all'incapacità da parte dell'artista di individuare un titolo adeguato. Possiamo invece considerare il Senza titolo come una possibilità offertaci dall'artista di interpretare l'opera senza essere influenzati dalla chiave di lettura imposta dall'autore stesso.
Senza un titolo_ Senza Titolo del 1910 è il primo acquerello astratto di Kandinskij e allo stesso tempo il primo dipinto ad avere per titolo Senza Titolo. La cosa non è affatto casuale. Il "Senza" allude alla rinuncia ad una figurazione oggettiva, sia essa realistica o sintetica. Lo stesso artista chiarisce questo epocale passaggio alla comunicazione intersoggettiva senza la mediazione da parte dell'oggetto raccontando quanto accadde nel 1910.
A Monaco, un giorno rimasi colpito da uno spettacolo inatteso, proprio quando stavo tornando nel mio studio. Il sole tramontava; tornavo dopo aver disegnato ed ero ancora tutto immerso nel mio lavoro, quando aprendo la porta dello studio, vidi dinanzi a me un quadro indescrivibilmente bello. All'inizio rimasi sbalordito, ma poi mi avvicinai a quel quadro enigmatico, assolutamente incomprensibile nel suo contenuto, e fatto esclusivamente di macchie di colore. Finalmente capii: era un quadro che avevo dipinto io e che era stato appoggiato al cavalletto capovolto. Il giorno dopo tentai, alla luce del sole, di risuscitare la stessa impressione, ma non mi riuscì. Benché il quadro fosse ugualmente capovolto, distinguevo gli oggetti, e mancava quella luce sottile del tramonto. Quel giorno, però, mi fu perfettamente chiaro che l'oggetto non aveva posto, anzi era dannoso ai miei quadri.
Vasilij Kandinskij, 1910
Da quel momento la scelta del Senza Titolo è legata ai personali percorsi di ricerca degli artisti che hanno fatto la storia dell'arte nel Novecento, dall'astrazione all'arte povera, dall'informale alla minimal art e, allo stesso tempo, offre al fruitore dell'opera una ampia libertà interpretativa, scevra da precise indicazioni autoriali.
R.I.
Nulla è mai per caso_ Senza titolo propone una rappresentazione dell'evoluzione dell'assetto degli spazi destinati alla didattica in relazione alla pandemia dovuta alla diffusione del covid 19. Le aula 1 e 2 fanno riferimento alla situazione pre-covid caratterizzata dall'alternanza tra permanenza in aula (in questo caso con allusione alla classe pollaio) e studio domestico. L'aula 3 racconta l'unica condizione permessa dal lockdown: studenti connessi, ma in solitaria. Gli ultimi due ambienti rimandano ad una possibile articolazione dello spazio-aula nel post-covid: non più di diciotto studenti per 50 mq con la possibilità di sfruttare la maggiore flessibilità dei banchi singoli per svolgere lavori di gruppo e attività in simultanea. La sedia posizionata sotto l'albero è quella dello studente assente che partecipa alla lezione connesso da casa, mettendo così a frutto il know how acquisito con la DAD. La lezione potrebbe inoltre essere registrata e messa a disposizione di tutti. Come per ogni evento negativo, anche in questo caso, dovremmo essere in grado di volgere a nostro favore gli sforzi messi in campo. L'auspicio per il futuro è che tutto possa essere diverso e migliore, non che tutto torni come prima.
All'inizio di marzo, l'albero dell'aula 5 è stato abbattuto perché malato e quindi pericoloso. Rimossa la carcassa è rimasto un cratere. La sedia è stata quindi collocata al suo interno. Inevitabile interpretare la nuova ed inaspettata configurazione come prodotta dal meteorite della resistenza ai cambiamenti giustificata da cavilli normativi e impedimenti logistici.
R.I.
Tribute to DDT project IIS VIA ROMA 298
TOMMASO CICCARONE insegnante
Le sedie in piazza_ Il 3 marzo 1941 i tedeschi decisero di confinare nel ghetto tutti gli ebrei che risiedevano a Cracovia. Nel giro di meno di venti giorni le mura e le recinzioni erano pronte. Uccisi o deportati gli ebrei, ciò che rimase furono gli oggetti, tra i quali le sedie portate nella Plac Bohateròw Getta, la Piazza degli eroi del ghetto. Una foto d’epoca raffigura una bambina che trasporta la sua sedia, quella che usava a scuola. Oggi nella piazza ci sono settanta sedie di metallo, ognuna per ricordare mille ebrei. Lì, la sedia vuota è simbolo di persone morte per un ideale sbagliato, mentre oggi è simbolo della solitudine degli studenti.
SILVIA FOLGORI 3B
Sedia blu_ La sedia blu di Claude Boujon (2011) narra di due amici, Botolo e Bruscolo, che si trovano a passeggiare nel deserto quando, improvvisamente, notano qualcosa di blu all’orizzonte: una sedia. I due cominciano a giocarci e la sedia si trasforma prima in un rifugio, poi in una slitta, una nave e per finire in un circo. La trasformazione si arresta nel momento in cui un cammello guastafeste giunge alle loro spalle, secondo cui una sedia è una sedia e basta, serve solo per sedersi. Ma i due non si scoraggiano perché non c'è limite all’immaginazione.
SHARON ZACCAGNINO 5E
Senza titolo con spine_ Attraverso l'utilizzo e la combinazione di sedie in legno, rami di acacia spinosa, polivinilcloruro, bitume e vernice per vetro, Silvia Giambrone evoca gli aspetti più inquietanti dell’ambiente domestico coniugandolo (le due sedie in relazione) con la natura (rami di acacia); viene così presentata, in equilibrio precario, la fragilità della vita.
SHARON ZACCAGNINO 5E
Lo Scrittore_ L’installazione di Giancarlo Neri del 2005 è composta da una sedia (10 m) e un tavolo (7,50 m × 11 m), in legno e acciaio. Collocata nel Parco di Monza, il più grande parco cintato d’Europa, profondo è il significato che la lega all'ubicazione: questa, come spiega lo stesso Neri, “celebra la solitudine dello scrittore”, simboleggiando il processo creativo della scrittura, che lo costringe ad un isolamento totale dal mondo esterno, e, trovandosi in uno spazio aperto del parco cittadino, si superano i confini tra mondo esterno e interiore, luoghi aperti e chiusi.
SHARON ZACCAGNINO 5E
Comfort-zone_ Senza Titolo rappresenta la situazione all'interno delle classi scolastiche prima e dopo il COVID-19. L'idea di (non) nominare un’opera in questo modo risale all’opera “Senza Titolo” del 1910 di Kandinskij; da quel momento in poi l’idea è stata utilizzata da innumerevoli autori. La popolarità di questa scelta è collegabile alla volontà dell'autore di lasciare libera interpretazione all'opera. L'opera di Franz Kline “Senza Titolo" del 1959 è un chiaro esempio di come un'opera possa avere diversi significati in base alle esperienze dell’osservatore. L'opera può rappresentare la volontà di uscire dalla propria comfort-zone oppure l’esatto opposto, ossia la consapevolezza dell’oscurità che si cela all’infuori del nostro “spazio sicuro”. Cosa si cela all'interno del rettangolo nero influenza direttamente la visione complessiva del quadro, dipendente esclusivamente dalla storia passata dell’osservatore. Le differenti interpretazioni sono dovute alla presenza del rettangolo nero, posto proprio al centro dell’opera, in netto contrasto con i colori che ricoprono la maggior parte della tela, ma anche e soprattutto all’assenza del titolo che non porta la visione dell'osservatore verso una direzione precisa.
DANIEL CANTA 4H