La piatta-forma di Adamo
albero, 13 banchi doppi (75 x 50 x 140 cm)
VS
Piero della Francesca, Morte di Adamo, 1452-58
affresco, 390×747 cm, basilica di San Francesco, Arezzo
descrizione sintetica da outdoor lesson
Alla metà del Quattrocento Piero della Francesca realizza nella basilica di San Francesco ad Arezzo uno straordinario ciclo di affreschi che racconta la Storia della Vera Croce. Cronologicamente la prima scena rappresenta l'inserimento nella bocca di Adamo appena morto del ramoscello dal quale crescerà l'albero che poi fornirà il legno della croce di Cristo. Nell'immagine racchiusa in una lunetta, in primo piano, oltre ad Adamo disteso, ci sono tredici figure in piedi, mentre il fondo è dominato da un grande albero.
La piatta-forma di Adamo è costruita secondo questa stessa impostazione: tredici banchi giustapposti a formare una piattaforma intorno all'albero. Il rimando è alle piattaforme didattiche digitali utilizzate per la didattica a distanza. Ci si augura che queste non producano una didattica dalla forma-piatta, ma costituiscano, invece, l'humus adeguato alla nascita di un nuovo albero della vita scolastica.
La storia della Vera Croce_ La Leggenda della Vera Croce è la leggenda che racconta la storia del legno sul quale venne crocifisso Cristo. La versione più nota è quella che fa parte della Legenda Aurea di Jacopo da Varagine (XIII secolo). La leggenda ha inizio con Adamo che, prossimo a morire, mandò il figlio Set in Paradiso per ottenere l'olio della misericordia come viatico di morte serena. L'Arcangelo Michele, invece, gli diede un ramoscello dell'albero della vita per collocarlo nella bocca di Adamo al momento della sua sepoltura. Il ramo crebbe e l'albero venne ritrovato da re Salomone che, durante la costruzione del Tempio di Gerusalemme, ordinò che l'albero venisse abbattuto ed utilizzato. Gli operai non riuscirono però a trovare una collocazione, perché era sempre o troppo lungo o troppo corto, e quando lo si tagliava a misura giusta in realtà diveniva troppo corto. Gli operai decisero così di gettarlo su un fiume, perché servisse da passerella. La regina di Saba, trovandosi a passare per il ponte, riconobbe il legno e profetizzò il suo futuro utilizzo. Salomone, messo al corrente della profezia, decise di farlo sotterrare. Piero inserisce una Annunciazione ritenuta da alcuni non l’Annunciazione della nascita di Cristo ma della sua futura morte. Quando Cristo fu condannato, la vecchia trave venne ritrovata dagli israeliti ed utilizzata per la costruzione della Croce. A questo punto la leggenda inizia a confondersi con la storia. Nel 312, la notte prima della battaglia contro Massenzio, l'imperatore Costantino ha la mitica visione che porrà fine, anche, alle persecuzioni dei cristiani: una croce luminosa con la scritta "In hoc signo vinces". L'imperatore decide allora di utilizzare la croce come insegna e il suo esercito vinse la battaglia di Ponte Milvio. L'imperatore decide allora di utilizzare la croce come insegna e il suo esercito vinse la battaglia di Ponte Milvio. Costantino decise così di inviare la madre Elena a Gerusalemme per cercare la Croce della Crocefissione. Elena trovò una persona che conosceva il punto di sepoltura della Vera Croce. Per costringerlo a parlare, lo fece calare in un pozzo, senza pane ed acqua, per sette giorni. Convinse così il reticente a rivelare il luogo della sepoltura. Elena poté, in questo modo, rinvenire le tre diverse croci utilizzate il giorno della morte di Cristo. Per identificare quella sulla quale era morto Gesù, Sant'Elena sfiorò con il legno un defunto e questi resuscitò. Sant'Elena separò la croce in diverse parti di cui la principale venne lasciata a Gerusalemme. All'inizio del VII secolo l'Impero bizantino visse una profonda crisi e subì attacchi da diversi fronti, in particolare dall'Impero persiano per opera del re Cosroe II. Nel 614 il re Cosroe II, dopo tre settimane di lungo assedio, riuscì ad espugnare Gerusalemme e a trafugare tutti i tesori e le reliquie a Ctesifonte. L'imperatore bizantino Eraclio raccolte tutte le forze decise di partire personalmente alla guida del suo esercito per sconfiggere i persiani e recuperare la Vera Croce. La guerra con i persiani durò diversi anni e solo nel 628 Eraclio sconfisse Cosroe II ed ottenne la restituzione della Croce che venne riportata dallo stesso Eraclio a Gerusalemme il 21 marzo 630 tra l'esultanza del popolo.
Piero non dispone le scene in senso cronologico. Ogni affresco è collegato a al suo simmetrico in relazione al tema trattato e all’impostazione compositivo-spaziale (1 Profeti; 2 Alberi della vita; 3 Innalzamenti; 4 Rinvenimenti del legno; 5 Apparizioni angeliche; 6 Battaglie).
R.I.
L'albero della vita
Gli alberi di Mondrian_ La successione di questi sei alberi realizzati da Piet Mondrian tra il 1909 e il 1912 esemplifica l'evoluzione del suo stile dalla figurazione all'astrazione. In tutti i dipinti fa un uso del colore in chiave antinaturalistica. La forma procede verso una stilizzazione sempre più estrema. I passaggi intermedi sono caratterizzati dall'utilizzo di una tassellatura verticale ed orizzontale di derivazione cubista. Negli ultimi due dipinti l'albero è quasi sparito e prevalgono le linee curve ormai prossime all'astrazione.
R.I.
Gli alberi di Penone
L’albero filogenetico_ L'albero della vita o albero filogenetico è un diagramma che rappresenta l'evoluzione della vita da un antenato comune. Charles Darwin è stato il primo ad intuire che tutti gli esseri viventi sono collegati da radici comuni abbozzando un primo schizzo dell'albero della vita, che da allora è in costante evoluzione. Ad oggi ci sono due metodi principali per determinare la filogenesi di una specie: la filogenetica morfologica indica la relazione tra esseri viventi attraverso le somiglianze morfologiche, la filogenetica molecolare che determina la relazione tra specie attraverso lo studio del DNA, RNA, e delle proteine. Un team di ricercatori italiani del campus bio-medico di Roma tracciando l’albero filogenetico del covid è riuscito per primo a ricostruire la proteina che ha permesso al virus di effettuare il passaggio all'uomo. Questa ricostruzione genetica è stata fondamentale nello sviluppo dei vaccini.
NOEMI QUAGLIANI 2E
Forma-piatta_ Noi ragazzi abbiamo passato quasi due anni scolastici in didattica a distanza. Il nostro percorso formativo doveva servire ad imparare a crescere insieme, a conoscerci meglio, ad affrontare la scuola insieme giorno dopo giorno. Questa cosa, purtroppo, non è stata possibile, ci è stata sottratta una parte importantissima della didattica: relazionarci e rendere la scuola un posto più piacevole, insieme. Quasi nessuno ha dato importanza a questo, è stato molto sottovalutato e non ne è stata compresa l’importanza. I ragazzi si sono sentiti trascurati e non ascoltati, ci sono stati alcuni professori che non hanno dato importanza ai ragazzi a come si potessero sentire durante questo periodo, che è stato “strano” per tutti, altri professori invece si sono interessati a come stessimo, cosa ne pensassimo della situazione di lockdown e come la stessimo vivendo, si sono interessati a noi ragazzi e ci hanno fatto esprimere. Può sembrare banale, ma per noi conta molto, ci sentiamo più ascoltati se notiamo che un professore non si interessa solo ai voti e al suo programma, ma anche al nostro pensiero e stato d’animo.
SERENA NICOLAI 3B
[ri]fiorire_ I filosofi che hanno speculato sul significato della vita e sul destino dell’uomo non hanno notato a sufficienza che la stessa natura si è curata d’informarci a riguardo. Essa ci avverte con un segno preciso che la nostra meta è raggiunta. Questo segno è la gioia. Henri Bergson, L’energia spirituale
Mi sono imbattuto in questa citazione di Bergson. Se da troppo tempo non vi capita di gioire, cioè sentire la vostra vita come unica e unita a tutto e tutti, è il momento di ribellarvi. Ripensate a un momento in cui avete provato questa gioia e chiedetevi perché lo avete perso o non lo trovate più. Scoprirete di aver rinunciato al vostro fuoco, alla vostra chiamata, al vostro desiderio, al vostro talento… ripartite da lì. Da oggi, anche se piove. Fosse anche solo ricominciare da un ricordo, sempre si fiorisce da dentro verso fuori. Non aspettate che sia la vita a rendervi lieti, non lo farà. Alessandro D’Avenia
SILVIA BELLAVEGLIA
Yggdrasill_ Yggdrasill, nell’antica cosmologia nordica, è un frassino, simbolo sempreverde dell’eterno fluire della vita attraverso l’esistenza. Connette i Nove Mondi: Asaheimir, il mondo degli Asi, gli dei, i signori assoluti del cielo; Alfheimir, il mondo degli elfi; Miogaror, il mondo degli uomini; Jotunheimir, il mondo dei giganti; Vanaheimir; il mondo dei Vani, un altro gruppo di dei; Niflheimir, mondo del gelo; Muspellsheimir, il mondo del fuoco; Svartalfaheimir, il mondo dei nani e degli elfi oscuri; e, infine, Helheimir, il mondo dei morti. Questi Nove Mondi costituiscono l’universo. Immenso, l’albero Yggdrasill rappresenta l’axis mundi, il frassino che si leva al centro dell’universo e funge da scala per discendere nell’oltretomba o elevare verso i cieli, sprofonda sin nel regno degli inferi mentre i suoi rami sostengono la volta celeste. Tale tema è familiare a molte culture: dall’ Egig Ero Fa (albero del Mondo) appartenente ai racconti popolari ungheresi, all’Ashvattha indù, fino all’albero della Bodhi buddista, un antico fico sacro sotto il quale Siddhartha Gautama, Buddha, giunse all’illuminazione (bodhi). L’albero è abitato da una fauna numerosa che lo protegge, ne trae vita o lo minaccia. Dal basso, il serpente Niohoggr morde ed erode le sue radici, facendo avvicinare la fine del mondo. Più in alto una capra, HeidHrun, e un cervo, Eikthyrnir, ne mangiano le foglie. Entrambe le creature sono essenziali in quanto la prima produce infinito Met, bevanda sacra agli Dei, e l’altra stilla dell’acqua che alimenta la sorgente di tutti i fiumi del mondo. Sulla sommità dell’albero vi è un’aquila che incarna la saggezza e la beatitudine. Infine vi è uno scoiattolo che fa da messaggero tra la sommità e le radici. L’albero Yggdrasil è fonte di vita, è fonte di sapienza, del destino umano e divino.
LAURA NICA 4H