Le bianche scogliere di Brooklyn
due banchi doppi, struttura in ferro di un banco doppio, gomma da masticare bianca, 50 x 140 x 75 cm
VS
Caspar David Friedrich, Le bianche scogliere di Rügen, 1818
olio su tela, 90,5x71 cm, Collezione Oskar Reinhart Am Römerholz, Winterthur, Svizzera
descrizione sintetica da outdoor lesson
Caspar David Friedrich, tra i massimi esponenti della pittura romantica, in Le bianche scogliere di Rügen del 1818 recupera l'espediente messo a punto dai vedutisti settecenteschi della cornice, qui definita dalle fronde degli alberi e dalla bianca scogliera, per esaltare la profondità prospettica ed inquadrare il mare, soggetto ricorrente nei suoi dipinti, la cui incommensurabilità incarna il sublime matematico.
Il telaio di un banco, incastrato sulla griglia di recinzione, ritaglia un frammento di paesaggio inquadrando il cielo, una collina e gli alberi. Al montante inferiore sono solidamente ancorate centinaio di gomme masticate e poi lì collocate nel corso degli anni a formare una rigida barriera frastagliata, per l'appunto Le bianche scogliere di Brooklyn. Lo spazio tra muro e telaio è occupato solo dal prato. Il mare, scomposto, è interpretato dai ripiani blu dei due banchi sottostanti.
La cornice
La cornice di Boccaccio_ Nel Decameron di Giovanni Boccaccio la cornice fa da elemento di mediazione tra i vari punti di vista, temi, voci narranti e ambientazioni del testo, rendendo le cento novelle architettonicamente elaborate ed armoniche, contestualizzandole dal punto di vista storico e spaziale. Ciò rispecchia la differenza di lingua e stile tra le parti più elaborate, appunto quelle della cornice, e le parti in volgare fiorentino. L’espediente narrativo per Boccaccio diventa la reazione alla tragedia della peste che colpì Firenze nel 1348, dalla quale i dieci giovani fuggono rifugiandosi nei colli fiesolani, vivendo serenamente lontani dal male dell’epidemia. Nelle ore più calde i ragazzi decidono di raccontarsi appunto le cento novelle racchiuse da Boccaccio nella “cornice”. Nell’opera questa cornice può anche essere il mezzo con il quale lo stesso autore interviene prendendo parola, esprimendo la propria opinione riguardo discussioni all’interno del suo racconto. Un esempio odierno della cornice può essere il portiere del palazzo che racconta a un parente le vite dei condòmini. Facendo riferimento al Decameron ogni storia raccontata dal portiere corrisponderebbe ad una novella e la cornice invece alla conversazione tra i due.
MARUCCI ANDREA, 4H
Seven Sisters_ L’installazione porta a fare una riflessione sulla natura dell’arte, ovvero intesa come strumento che ci permette di produrre materia indipendentemente da uno scopo pratico, ma semplicemente perché ci diletta. Nell’installazione si può facilmente notare come la composizione ordinata delle gomme possa rimandare ad una scogliera. Non ho potuto fare a meno di pensare alla mia gita scolastica alle Seven Sisters nei pressi di Brighton, questo pensiero è stato immediato grazie alla potenza espressiva dell’installazione. Questo mi ha dimostrato che l’arte non è una semplice imitazione della natura ma qualcosa che fa venire a galla sentimenti, ricordi e passioni.
LORENZO SPANO, 3E
Open frame_ L’esperienza progettuale proposta a due classi, una terza e una quarta scientifico, è costituita da due momenti distinti. All’inizio dell’anno ogni studente realizza una cornice aperta usando la prospettiva in forma intuitiva, collocandola in una delle 4 posizioni proposte. Successivamente, approfonditi alcuni argomenti della storia dell’arte, la cornice aperta, immaginata come una mano socchiusa a cannocchiale davanti all’occhio, è utilizzata per inquadrare un’immagine scelta liberamente, ma seguendo specifiche restrizioni per rendere coerente il risultato finale con le regole dell’ottica e della prospettiva.
R.I.
Il muro interrotto_ Nel 1923 Le Corbusier, il demiurgo dell’architettura moderna, progetta per sua madre e fa realizzare una piccola villa sul lago Lemano. L’edificio, molto semplice e realizzato con materiali poveri, è collocato in riva al lago, circondato da un giardino che è racchiuso da un muro interrotto solo da poche bucature. Spiega Le Corbusier:
la ragion d’essere del muro di recinzione è di chiudere la vista verso nord, verso est, in parte verso sud e verso ovest; il paesaggio onnipresente su tutti i lati, onnipotente, diventa stancante. Avete notato che in tali condizioni non lo si «guarda» più? Perché il paesaggio conti, bisogna limitarlo, dimensionarlo attraverso una decisione radicale: chiudere gli orizzonti costruendo dei muri e rivelarli, con delle interruzioni negli stessi, solo in alcuni punti strategici.
La piccola finestra a ridosso del lago, dotata di tavolo e sedute, inquadra poeticamente un frammento essenziale di paesaggio.
R.I.