B[i]anco su b[i]anco
banco doppio (75x50x140 cm), ripiano di banco doppio (50x140 cm), vernici
VS
Kazimir Malevič, Quadrato bianco su fondo bianco, 1918
olio su tela, 79,5 x 79,5 cm, Museum of Modern Art (MoMA), New York
descrizione sintetica da outdoor lesson
B[i]anco su b[i]anco introduce ai 20 interventi realizzati con i banchi. La sovrapposizione di un banco pitturato di bianco ad un ripiano poggiato a terra e ruotato rispetto al primo rimanda a Quadrato bianco su fondo bianco di Malevič del 1918, nell'intento di richiamare l'appello del pittore astratto russo all'azzeramento del linguaggio pittorico. Sostiene Malevič che nell'arte deve prevalere la supremazia assoluta della sensibilità plastica pura sul descrittivismo naturalistico, questo è un invito alla ricerca di un'arte non oggettiva, nella quale le componenti figurative e rappresentative siano state annullate; questo mio quadro dice: non è un quadrato vuoto, un'icona cancellata e incorniciata, ma un invito alla percezione del non oggettivo o l’oggettivo in status nascendi.
Il messaggio che qui si vuole far passare è l'invito a vivere questa esperienza senza preconcetti e con l'apertura mentale necessaria per cogliere suggestioni e nessi non immediatamente evidenti.
Astrattismo_ Kazimir Malevič è uno dei più importanti esponenti dell'astrattismo del primo Novecento. L'arte astratta prevede la produzione di immagini e opere plastiche nelle quali si esclude tanto la figurazione realistica quanto quella stilizzata, facendo ricorso ad un linguaggio costituito solo da linee, superfici e volumi geometrici. L'arte astratta non emerge all'improvviso, anche se è possibile individuare negli anni dieci il momento decisivo di questo passaggio cruciale della storia dell'arte. Del resto i suoi esponenti non nascono "astrattisti", ma lo diventano partendo dalla figurazione. Presupposti fondamentali sono le sperimentazioni cubiste del periodo analitico di Braque e Picasso - forme indecifrabili se non si sono prima letti i titoli - la frammentazione dell’immagine nelle scomposizioni dinamiche della luce di Balla, l'uso antinaturalistico del colore di Matisse. Tornando a ritroso troviamo i colori psicologici di Gauguin e il disfacimento della forma di Monet. Ancora prima la straordinaria pittura sintetica di Turner.
R.I.
Il grado zero_ Malevič definisce i tratti essenziali della sua poetica tra il 1913 e il 1915, anno di pubblicazione del manifesto del Suprematismo (in collaborazione con il poeta Majakovskij) e dell'inaugurazione, il 19 dicembre, nell'Atelier di Nadeshda Dobychina a San Pietroburgo, della mostra “0.10. Ultima mostra futurista” nella quale, a sorpresa, espone dipinti costituiti esclusivamente da figure geometriche. Il più estremo e inaccessibile ai più è Quadrato nero su fondo bianco, collocato in alto nell'angolo tra due pareti, luogo riservato alle icone sacre nelle case russe.
R.I.
Bianco su bianco_ Dopo aver sperimentato le possibilità espressive del colore e dell'accostamento libero delle figure geometriche, nel 1918, Malevič torna alla sintesi totale di Quadrato bianco su fondo bianco. Il quadrato è appena percettibile, evidenziato dalla rotazione e dalla leggera differenza di tonalità dei due bianchi.
R.I.
Bianco_ Molti artisti del Novecento hanno indagato le potenzialità espressive di questo non-colore, esaltate da micro-chiaroscuri ottenuti lavorando sull'articolazione plastica della superficie: dai candidi pannelli dei White Painting sapientemente giustapposti da Rauschenberg, ai panneggi bagnati della serie Achrome di Manzoni, dai tagli volumetrici delle Attese di Fontana alle velature striate di Ryman, dalle punzonature multiple e rigorose di Castellani alle imprevedibili fessurazioni dei Cretti di Burri.
R.I.
B[i]anco su b[i]anco_ La prima installazione che il percorso propone è una delle ultime progettate. Era necessario riflettere a fondo sull'incipit più adeguato. La scelta, non per esclusione ma per elezione, è caduta inevitabilmente sul quadrato bianco di Malevič e sull'invito a ripartire dal grado zero, senza pregiudizi, con la mente aperta ad accogliere il nuovo. Il bianco algido dei due banchi a contrasto con il verde del prato - che ritroveremo nelle ultime due proposte, ma su uno sfondo diverso - riunificandola, esalta la semplice geometria dell'oggetto che si presenta nella sua essenza, senza aggettivazioni.
R.I.
Tempo_ L'installazione ha già una sua storia. Durante l'allestimento due settimane di pioggia ininterrotta hanno rimosso parte della vernice, evidentemente inadeguata. Inizialmente la reazione è stata di disappunto, poi di stupore, nei riguardi di un risultato del tutto imprevisto ed involontario, ottenuto dallo scrostamento che ha fatto riemergere frammenti della lamina blu sottostante. L'immagine apparsa sembra rimandare a quella di una mappa geografica o ad una foto aerea di un ghiacciaio, ma anche all'effetto cracklè del "Quadrato nero" di Malevič. Il banco non è stato quindi sostituito, ma lasciato nella sua posizione, con lo strato di vernice in progressivo disfacimento.
R.I.
Bianco violenza_ In Arancia Meccanica di Stanley Kubrick (1971), i protagonisti sono un gruppo di ragazzi violenti e senza scrupoli che girano per la città compiendo rapine e violenze. Il capo di questa banda verrà poi arrestato e usato come cavia per un programma di rieducazione da cui uscirà profondamente cambiato. Particolare rilevanza hanno i costumi dei protagonisti, realizzati da Milena Canonero che, in accordo con il regista, decide di realizzarli unendo la divisa del poliziotto e il costume del supereroe. Il colore dei costumi è completamente bianco e questo nel film assume un grande significato. Infatti il colore che dovrebbe rappresentare la purezza diventa simbolo di atti violenti. Inoltre moltissimi altri oggetti nel film assumono significati che si allontanano dalla consuetudine. Ad esempio il latte, che normalmente rappresenta la purezza e l'innocenza infantile, assume un significato negativo, poiché al suo interno viene aggiunta della droga (latte +).
SIMONE GILARDI 3B
L'ombra di Pan_ Un ragazzino volante il cui unico obiettivo di vita è quello di non crescere mai e divertirsi nasconde più di quello che si possa pensare. Fa la sua prima apparizione nel romanzo rosa “L’uccellino bianco” di J.M Barrie, per poi essere approfondito dall’autore stesso in future opere e da J. Hillman in “saggio su Pan”, trovando la sua fortuna nel film Disney Peter Pan. Nella versione di Barrie Peter Pan cavalca una capra e non si separa mai dal suo zufolo, molti critici vedono la figura della divinità greca Pan nel giovane ragazzo. Hillman si concentra pienamente sulla relazione tra il nome Pan e l’ombra misteriosa che tutto fa meno che obbedire al suo padrone: da qui nasce l’idea, secondo vari commentatori, che Pan altro non è che l’ombra, il suo spirito vitale, la sua parte eterea che dona forza al corpo: è la sua anima! In conclusione quello che a prima vista sembra un bambino volante e giocherellone è in realtà la metafora di ogni essere umano che cerca la propria anima, la sua natura selvaggia, che rincorre la sua vita piena di sorprese inaspettate.
SILVIA PACCHIAROTTI 4H