Scol[l]ature
porta-cartelle, due ripiani di banco doppio
VS
Marcel Duchamp, Scolabottiglie (Egouttoir), 1914
ferro galvanizzato, 59 x 37cm, replica (1959), Art Institute of Chicago
descrizione sintetica da outdoor lesson
Con Ruota di bicicletta del 1913, Scolabottiglie del 1914 e Fontana del 1917 Marcel Duchamp inventa il ready-made. Il corso della storia dell'arte cambia radicalmente. Un oggetto di produzione industriale viene decontestualizzato e ricollocato, privato della sua funzione e rinominato. L'operazione non ha alcuna finalità estetica. Tutto può diventare arte per poi tornare ad essere ciò che era. Una rivoluzione. Scolabottiglie del 1914 nasce dagli esperimenti condotti da Duchamp sulle ombre di oggetti comuni trasformati in fantasmi privi di consistenza plastica.
Scol[l]ature propone un groviglio di porta-cartelle recuperato da un cumulo molto più grande, frutto di una operazione di rettificazione dei banchi doppi resa necessaria per consentirne l'utilizzo temporaneo nel settembre 2020, in attesa dell'arrivo dei banchi singoli. Il groviglio è poggiato su due ripiani bianchi ortogonali tra loro, essenziali per riproporre il gioco di ombre pensato da Duchamp.
Ready-made
L'ombra non ha bisogno di cornici_ “L'ombra è l'area scura proiettata su una superficie da un corpo che, interponendosi tra la superficie stessa e una sorgente luminosa, impedisce il passaggio della luce”. Nel corso della storia il tema stesso dell'ombra ha acquisito un'ampia varietà di significati; solo nella lingua Greca contava sei termini che la definivano con accezioni diverse. Ha sempre trovato spazio nelle arti visive, così come nella letteratura, nella filosofia e nella psicologia. Proprio in quest'ultima troviamo diversi trattati a riguardo. Nella psicologia junghiana l'ombra indica il lato oscuro della personalità, ovvero un aspetto inconscio che l'ego cosciente non identifica in se stesso. Questo ci riporta inevitabilmente al rapporto contrastante che si crea tra luce e ombra, chiaro e scuro, il quale permette la percezione della profondità davanti ad un'immagine. Quindi così come degli oggetti comuni, trasformati da Duchamp nei suoi esperimenti, in fantasmi privi di consistenza plastica, nemmeno la mente umana può sfuggire alle ombre.
ELISA SAVASTANO 3B
L'ombra di Venere_ Scol[l]ature propone un groviglio di porta-cartelle poggiato su due ripiani bianchi ortogonali tra loro e riproduce il gioco di ombre pensato da Duchamp, novecentesco artista rivoluzionario e ideatore del ready-made. L'opera può essere paragonata, in un certo senso, al proemio del poema didascalico del “De rerum natura” di Lucrezio, l’inno a Venere. Venere diviene infatti solamente un'immagine letteraria, un cliché della tradizione della poesia greca sulla quale l'autore innesta implicazioni d'origine filosofiche. Lascia alla dea solo l'aspetto esteriore della divinità tradizionale che personifica ciò a cui, secondo la filosofia epicurea, ciascun uomo saggio deve tendere. Viene svuotata del suo significato religioso e presa solo come simbolo di vita proprio come gli oggetti del ready-made che vengono sottratti al loro uso comune e diventano arte.
PEDRO LORENZO CROITORU 4H