Italy, Liguria

Liguria in kayak

da Sarzana SP a Ventimiglia IM e ritorno, 700km, settembre 2022

con il patrocinio della LNI Sezione di Sperlonga LT

e l'appoggio delle sezioni liguri della Lega Navale Italiana

Durante la navigazione raccogliero' campioni di acqua per un progetto dell'Associazione per lo sviluppo sostenibile AIPU che vede coinvolta la Sezione LNI di Sperlonga LT

breve curriculum sportivo

Andrea Ricci, classe 1963, di origini romane, vivente da anni in varie regioni d'Italia, socio LNI Sezione di Sperlonga LT.

Nuotatore in acque libere da sempre (mare lago fiume), pagaiatore in mare lago fiume da 35 anni, guida e istruttore di sport di pagaia (canoa, sup) da 25 anni, campeggiatore, appassionato dilettante di erbe e frutti spontanei, amo la vita all'aria aperta e vicino all'acqua in particolare.

Dopo aver percorso migliaia di km soprattutto in mare (numerose isole e lunghi tratti di costa continentale, in tutti i periodi dell'anno, sempre con tenda e bagaglio a bordo), da un decennio faccio soprattutto navigazione a campeggio nautico di lunghi fiumi in vari paesi europei.

Il mio sito sportivo: www.acquamossa.com

Il mio motto: "Andre', è la testa che porta le gambe" (Giancarlo, amico fabbro umbro)

Il mio messaggio: se ce l'ho fatta io, puoi farcela anche tu

sezioni LNI Liguria elencate da est a ovest

NB: il ricovero e' riservato ai soci della LNI


rassegna stampa

diario

pensieri di viaggio

Dopo una settimana passata con mio figlio in kayak lungo la costa ligure da Sarzana a Genova, a fare il bagno nudi tra posti bellissimi e con tempo mite e favorevole, stamattina le porte del bus 17 che si chiudevano di scatto lungo una delle superstrade della città hanno cesoiato la mia felicità. L'immagine di mio figlio che avanza lungo il corridoio del bus per andare al treno che lo porterà a Roma, e domattina a scuola, deturpato da una maschera FP2, è stata vederlo inghiottire di nuovo da una società assurda da cui io mi sono ormai da tempo allontanato e salvato. Ma da cui non ho saputo salvare lui.

Stamattina riparto quindi da solo in direzione Francia, a circa 200km, con dolci ricordi nella mente, e una stretta al cuore.

Dopo la partenza di mio figlio, oggi ho pagaiato in kayak da solo da Genova Quinto (levante) ad Arenzano (ponente), per circa 40km ad andatura tranquilla e molti bagni al largo. Tempo estivo, con mare calmo e sole pieno.

Il viaggio si apre donandomi un mare blu profondo e stupendamente pulito. E sono a Genova! Mi fermo rapito davanti alla piazza sul mare di Boccadasse: pedonale, colorata, assolata, bellissima. Proseguo verso la mia 'bestia nera': la diga foranea che protegge il porto di Genova, lunga quasi 20km. L'ho navigata all'esterno, verso il mare aperto. Ed è stata una esperienza unica ...

A destra un muro di cemento armato nasconde la vista della città. Si vedono solo i lontani quartieri alti, le gru del porto, e i piani superiori delle gigantesche navi in entrata e in uscita, come idoli della caverna platonica. Si odono di riflesso, attutiti, i rumori del porto, delle sue officine.

A sinistra il mare sconfinato, con qualche nave all'orizzonte, il silenzio, il sole che sembra illuminare la scena solo per me. La superficie del mare, così calmo e blu, mi riporta al pensiero che ho di essa da quando ho cominciato a navigare: quello di una infinita porta verso un altro mondo, quello subacqueo. Io sono sopra, non percepisco nulla di ciò che sta succedendo sotto. E viceversa.

Alla fine della diga la magia scompare, ma lentamente: non distinguo subito i cumuli colorati dei container dai cumuli colorati degli appartamenti in edifici troppo grandi. E solo il movimento, lento lontano silenzioso, mi permette di distinguere i piccoli container su ruote che scivolano sulle strade che tagliano con ogni angolo il fondale della scena della città. Sono al largo, non resisto all'ennesimo bagno nel blu. Voltri e la civiltà sono ancora lontani ...

Mi racconta Basilio, navigato uomo di mare, che dalla valle del fiume Centa che costeggia Albenga spira la sera un vento che si inoltra fino a 15km in mare; e la mattina soffia al contrario. Questo vento era usato dai pescatori con la vela quadra per uscire e rientrare senza motore.

Questo vento si chiama Lena, da cui punta Lena di fronte all'isola Gallinara, ad Albenga SV.

Considerazioni sparse su questo mio viaggio marino in Liguria:

- tante spiagge libere (nel Lazio invece accaparrate abusivamente o mafiosamente)

- su di esse, docce gratuite a disposizione dei bagnanti

- in giro per le città tante fontanelle e ovunque acqua orgogliosamente dichiarata potabile

- sedi della Lega Navale Italiana rette da presidenti e dirigenti senior o molto senior, che sono meno formali e regolamentari dei junior

- ieri ho visitato il centro storico tra i più noti e belli e turistici della Liguria, quello di Albenga: stupendo! Mi ha colpito la sua originalità e naturalezza: così diverso dai tanti centri leziosi, quando non artefatti, di altre zone d'Italia

- qui la farina integrale non si usa: è tutto bianca gommosa ciaccia adiposa

- non ho visto un solo pesce grande, ma neanche meduse urticanti (questo però dipende solo dalla attuali correnti)

- mare quasi ovunque abbastanza pulito

- ovunque mi sia fermato, liguri ospitali e generosi!  PS: E chiacchieroni! 😃

Oggi pomeriggio, appena dopo l'arrivo in kayak ad Andora SV, si è alzato improvvisamente vento forte a raffiche e onda. Stavo sorseggiando una birra in terrazza sul mare con il presidente della locale sezione della Lega Navale Italiana, quando vedo una grossa canoa doppia (sit on top) che stava giustamente esitando a rientrare per le lunghe e alte onde frangenti tra rocce e spiaggia. Quel tipo di canoe quando sono prese dalle onde frangenti diventano ingovernabili, si rovesciano e travolgono tutto ciò che incontrano. Ma in acqua davanti alla spiaggia era pieno di bagnanti! Mi alzo e vedo due torrette con altrettanti giovani bagnini tranquilli a osservare la scena. Corro al kayak a prendere il mio gilet e poi in mare per andare incontro ai due canoisti che nel frattempo si erano buttati in acqua al largo per cercare di accompagnare la canoa: mossa saggia. Li ho aiutati a sbarcare. I bagnini impassibili sulle torrette. Al mio sguardo eloquente, uno di loro ha risposto: "Mica hanno chiesto aiuto!"

Domani considerazioni, su sicurezza, esperienza, intelligenza, che mi frullano in testa da un paio di giorni ...

Mentre preparo il kayak per la partenza, mi sento dire: "Bravo! La Sicurezza prima di tutto!".

Gli rispondo: "Con questo principio bisogna stare a casa. E infatti con questo pretesto ci hanno chiusi in casa per mesi".

Nell'ambiente degli sport outdoor, 'La Sicurezza prima di tutto' è per me una odiosa frase fatta ripetuta a pappagallo.

La frase è mutuata dal mondo del lavoro, dove ha un sacrosanto valore: non si mette a rischio la mano di un operaio per terminare un'opera; l'incolumità del lavoratore viene 'prima' del lavoro.

Ma nel mondo dello sport, dell'avventura, la frase è stucchevole, ipocrita, modaiola, vuota. E liberticida.

Io al primo posto metto la Passione e il Divertimento, perché senza quelli non si esce di casa.

Al secondo metto l'Intelligenza - che lo Stato imbriglia di norme - perché è l'intelligenza che ti permette di valutare tutti i punti sotto e di contemperarli con la Passione.

Al terzo metto la Capacità fisica, che ormai lo Stato tenta di handicappare fin dalla scuola.

Al quarto metto la Capacità tecnica, che oggi sempre meno sanno insegnare genuinamente.

Al quinto metto le necessarie valutazioni di aspetti oggettivi e soggettivi: il Tempo, l'Età, il Meteo, i Materiali, etc

All'ultimo posto, finalmente, la sicurezza, ché se tutti i punti sopra sono stati rispettati di riduce a un orpello legale.

Il post di qualche giorno fa riguardo al mancato intervento dei bagnini è esemplificativo di quanto ho scritto sopra: per 'la Sicurezza prima di tutto' ci sono due bagnini sulla spiaggia, che però non sono intervenuti perché non hanno l'intelligenza e la passione per il loro lavoro: è rispettata solo la norma.

Stamattina partenza con destinazione San Bartolomeo al Mare, ospite del locale Club nautico; e di Top Kayak, club canoistico che incontrerò con molto piacere. A seconda del percorso che farò, tra 30 e 35km.

Prima di toccare terra ho ricevuto l'emozionante saluto di qualche decina di bambini allievi della scuola di canoa Top Kayak, della simpaticissima Fiore e del marito Giuseppe, ex atleta nazionale di canoa velocità.

I quali sono stati di provvidenziale aiuto poco fa ...

Infatti sono andato al supermercato senza una idea precisa per la cena. Passo davanti al banco frigo e vedo uno strudel di mele da 6 etti! Gli ingredienti sono buoni, mi viene voglia e lo prendo, insieme a un litro di latte fresco. Torno al centro nautico, apro la scatola e ... è surgelato: "mettere in forno per mezz'ora"! 😄

Ci ha pensato Fiore a risolvere: è venuta in motorino, ha preso lo strudel, lo ha portato a casa ed è tornata con Giuseppe a fine cottura. E naturalmente ci siamo fatti una chiacchierata su sport e territorio ...

La mia sosta a Borghetto Santo Spirito si sta trasformando nell'isola di Ogigia per Ulisse 😄

Sono troppo coccolato qui, e non solo da "zia Elda".

Scherzi a parte, entro una mezz'ora parto, con destinazione Spotorno, a circa 25km. Lì mi aspetta Gianni, nostromo della locale Sezione.

Il mare è mosso ma il cielo è stupendo 🙂

Sono arrivato a Spotorno da Borghetto dopo 4 ore di navigazione impegnativa. Mare molto mosso (onde fino a 2.5m) e localmente agitato (onde fino a 4m) in corrispondenza di Capo Noli, dove due onde si sono infrante sul kayak. Non mi sono mai rovesciato, ma ci sono andato vicino: ho avuto qualche km di navigazione molto concentrata. Sono stato sempre al largo. A Capo Noli ho sperimentato la difficoltà dell'onda quadra, tipica di quel capo, mi hanno detto.

A un'ora dalla partenza, l'onda e il vento di 3/4 posteriore mi hanno indotto a usare per la prima volta il timone (retrattile), che però era bloccato. Ho dovuto quindi indossare gli occhialini e tuffarmi in mare per sbloccarlo.

All'arrivo alla Sezione di Spotorno, la squisita accoglienza di Gianni, con sdraio all'ombra, uva, e altre gentilezze 🙂

Risveglio nel porto di Genova Sestri Ponente. Ho 50km da fare oggi. Cielo sereno, soffia il maestrale con raffiche da 50 nodi.

Mi sono addormentato molto tardi ieri notte, ma stamattina alle 8 mi sono svegliato carico. Salto la colazione e mi preparo, alle 9 sono in acqua. Soffia forte il mastrale. Per dare un'idea indiretta dell'intensità del vento oggi, mentre uscivo dal porto ho visto un aereo di linea in procinto di atterrare riprendere invece quota per dirigersi probabilmente verso altro aeroporto.

Già l'uscita dal porto di Sestri Ponente mi comporta anche qualche km in più per andare verso levante. Ma con quel vento che spazza forte il bacino rischio in caso di rovesciamento di finire prima sotto le barche ormeggiate, poi contro la diga foranea.

Dopo mezz'ora sono in mare aperto. La diga mi protegge abbastanza dal vento, ma non è una navigazione facile: un errore in quelle condizioni lo pagherei caro, perché a nuoto non potrei salire sulla diga. Inoltre l'attraversamento delle bocche del porto è ancora più rischioso, per le navi ovviamente. E il vento lì soffiava contrario a raffiche molto intense. Quando riesco ad arrivare a Genova Foce, quindi sulla costa naturale, dopo 2h30, tiro un sospiro di sollievo.

Il percorso fatto finora era artificiale, quindi pericolosissimo, come nei fiumi, in cui bisogna temere le opere dell'uomo più di quelle naturali.

Sono quindi sulla costa, ho percorso solo 15km. Nel frattempo il vento mi sembra virato a maestrale. Ma qui inizia un altro capitolo ...

Ho ancora 20km fino a Camogli, 30km fino a Portofino, 35km fino a Santa Margherita Ligure.

Vento e onda mi spingono di 3/4 da sinistra, con intensità alta e raffiche.

A Boccadasse raccolgo un campione di acqua.

Arrivato all'altezza di Nervi noto che vento e onda galoppano verso la punta del Monte di Portofino. È un invito: cambio rotta e decido di cavalcarli, sebbene parecchio al largo. Non ho troppa paura in caso di rovesciamento: ho gran margine per risalire in kayak, svuotarlo e ripartire. E comunque, nella peggiore delle ipotesi, ho i miei occhialini al collo. A percorrere 10km ci metto un'ora. Arrivato a San Fruttuoso faccio una pausa, e raccolgo un campione di acqua.

Sono stanco. Pagaio piano per conservare energie: so che superato il faro di Portofino avrò 4km controvento fino alla meta. Che raggiungo dopo quasi 8 ore.

Ad attendermi, al Club Nautico Santa Margherita Ligure, Gino e Giorgio. Gentilissimi, mi aiutano, mi mostrano sede e attrezzature, mi ospitano per la cena in un ristorante. Da cui sto scrivendo in attesa della pizza (non so se me ne basterà una ...) 🙂

Il viaggio in kayak appoggiandosi alle sedi della Lega Navale o ai club nautici è una modalità, comoda, ma non la preferita da noi viaggiatori a pagaia. La preferita è questa, che ho insegnato a mio figlio fin da bambino: il bivacco selvaggio, in completa autonomia. In cui naturalmente non si lascia traccia del proprio passaggio (ma si devono subire spesso le tracce lasciate da altri frequentatori 'diurni'...).

Dopo aver recuperato ieri l'auto, ospitata dal villaggio Marina 3b a Sarzana, e oggi anche il kayak, ospitato dalla Sezione LNI di Genova Quinto, questo viaggio è veramente terminato. Nel lungo ritorno in auto verso casa avrò tempo di ripensarci

Con l'età, e per la mia vita piuttosto nomade e solitaria, cresce anche il mio disprezzo per gli umani, responsabili della continua distruzione della natura che amo. In questo viaggio lungo una delle coste più famose d'Italia - ancorché secondo me non una delle più belle - ho visto lunghe strisce di sporcizia in mare (soprattutto nel Ponente ligure); scempi edilizi aggrappati alle pareti più spettacolari, persino sul monte di Portofino; motoscafi di ogni dimensione turbare fastidiosamente e arrogantemente il mare e i suoi abitanti; recinti di ombrelloni e lettini occupare spiagge. Cose purtroppo comuni su tutta la costa italiana.

Eppure, tra i più bei ricordi che riporterò di questo viaggio - dopo il tempo passato con mio figlio - saranno proprio gli umani, le persone che ho incontrato, la loro ospitalità, generosità, simpatia, storie di vita.

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