ARTE

L'identità artistica

Associando il concetto di identità all’arte potremmo percorrere due strade: da una parte vedremmo emergere l’essenza pura dell’artista, dall’altra il perdersi fino all’identificarsi di chi guarda un’opera.

Molti pittori si sono cimentati nell’autoritrarsi e nel farlo hanno incontrato non poche difficoltà, poiché autoritrarsi è un po' come scrivere di sé, come riempire le pagine bianche di un diario. E’ necessario scavare dentro al proprio animo, non cedendo mai alla tentazione di mentire, perché chiunque se ne accorgerebbe e ciò implicherebbe la perdita della credibilità personale.

Immaginiamo quanto possa essere complicato ritrarre i propri occhi. Si dice che questi siano lo specchio del nostro mondo interiore.

Gli occhi sono espressivi, dietro e dentro di essi si cela tutta la vita dell’artista.

L’autoritratto si potrebbe considerare anche come un mezzo per tentare di rendersi immortali, per lasciare ai posteri un’immagine di sé cristallizzata, non soggetta alla corruzione del tempo.

Diversi pittori hanno dipinto tele raffiguranti volti privi di identità, immagini inquietanti, che sconvolgono chi li osserva.

Il messaggio esplicito parla di individui che nascondono la loro interiorità, che non può essere valutata solo partendo dall’apparenza.

Nell’immagine seguente vediamo un “Volto senza identità”, di Gideon Rubin, un artista contemporaneo, che evidenzia in questo quadro l’annichilimento dell’animo. Abbiamo solo un volto privo di segnali, incapace di trasmetterci sentimenti o emozioni, se non un vuoto assoluto.

Diversamente, l’autoritratto di Van Gogh trova senso e dinamicità proprio nello sguardo. Sembrano occhi reali, che seguono chi gli sta di fronte, sicuramente specchio dell’identità sofferente dell’artista olandese.

Vittoria Maccione