Tecnologia e videogames

La poetica del silenzio di Ueda e Miyazaki

Salve a tutti, videogiocatori! Sono tornato dopo un po' di tempo e mi scuso per l'assenza. Sin dalle origini la colonna sonora è una parte fondamentale di ogni capolavoro videoludico. Ma tra le molteplici forme espressive negli ultimi anni proprio il silenzio, quindi l'assenza di musica, si sta stranamente espandendo, relegando la musica ad un ruolo sempre più marginale. La considerazione in cui è tenuto il silenzio in questi ultimi tempi è aumentata notevolmente: molti programmatori lo usano come chiave di lettura delle proprie opere. Se proviamo a pensarci, l'uso delle pause nella musica stessa è da sempre fondamentale per la composizione di una melodia. Senza momenti in cui le note sono assenti, una canzone non avrebbe lo stesso impatto emotivo e la stessa resa espressiva, perciò il silenzio è lo strumento perfetto per far risaltare maggiormente la musica. Si possono fare molti esempi in cui l'assenza di suoni riesce a provocare un sentimento nel giocatore, oltre ad essere cornice di significato del gioco stesso.

Chiunque abbia mai giocato a Ico si ricorderà di Yorda, la compagna silenziosa che, mano nella mano, ci accompagna nella fuga oltre le mura della prigione. Durante il viaggio siamo avvolti dal silenzio più totale, interrotto solamente dal rumore dei passi, dalle voci di Ico e Yorda e dai sinistri rumori provenienti dal castello e dalle ombre che lo popolano. La quiete assoluta contrasta con il rumore del mondo al di fuori delle mura. Fumito Ueda è stato così bravo da suscitare nel giocatore un grande senso di libertà. Per non parlare di Hidetaka Miyazaki che, con un best seller come Dark Souls, ispirato molto a Ueda, usa il silenzio per accompagnare il “non morto prescelto” durante l’esplorazione, lasciando poi spazio ad una grandiosa colonna sonora bello scontro con i boss più impegnativi, contrapposizione perfetta per un gioco lunghissimo: pensiamo alle grida dei non-morti e ai colpi di spada che risuonano con forza prima di venire inghiottiti dal silenzio dei luoghi circostanti. Questo contrasto rafforza l’impressione che tali luoghi siano realmente dimenticati, maledetti e perduti. Gli unici suoni presenti danno vita ad un vero e proprio ritmo che risulta coinvolgente e fa dell'atmosfera del gioco un'appassionante scenario immaginifico e sonoro.

Queste due leggende dei videogames ci dimostrano che un gioco può diventare un capolavoro anche grazie all'assenza di una colonna sonora o di suoni, semplicemente modulando in forme e ritmi complessi un ingrediente antichissimo: il silenzio.


Nicolò Montepeloso