Libri
Il mio maestro Janusz Korczak
Nella Polonia degli anni ‘30, un bambino di sette anni viene ospitato nell’orfanotrofio del dottor Korczak, un pediatra ebreo che per tutta la vita si dedicò ai bambini più bisognosi. Il libro è una grande testimonianza non solo di un metodo pedagogico basato sulla libertà e sull’uguaglianza, che permetteva agli abitanti della Casa degli Orfani di gestire la vita quotidiana, risolvere i conflitti e sviluppare i propri talenti, ma anche dell’animo del Dottor Korczak e di chi con lui si è adoperato per aiutare i bambini; è una esperienza diretta di chi nella Casa degli Orfani ci ha vissuto davvero e di chi ha potuto conoscere questa personalità a cui troppo spesso si dà poca rilevanza. IItzchak Belfer, l’autore di questo libro, racconta i suoi anni trascorsi nell’orfanotrofio, a stretto contatto con gli altri bambini, Korczak e Stefa (anch’essa pedagoga e insegnante polacca di origine ebraica, vittima dell'Olocausto). Belfer ci offre una vivida descrizione del luogo anche tramite le sue illustrazioni, ci parla della quotidianità fatta di condivisione e unione, di leggerezza e di responsabilità, dove anche i grandi sono sottoposti al giudizio dei più piccini. La storia del maestro è un vero insegnamento di amore verso il prossimo, un riconoscere il valore di chi si ha al proprio fianco, un encomio all’amore puro, senza egoismo.
Purtroppo, gli anni della guerra e la conseguente invasione tedesca, portano numerose difficoltà all’interno della casa, fino a quando la mattina del 5 agosto 1942 il dottore fu deportato nel campo di sterminio di Treblinka insieme a tutti i bambini ospiti dell’orfanotrofio ebraico del ghetto di Varsavia. I bambini uscirono dalla loro Casa, ordinati, mano nella mano. Il corteo era chiuso dallo stesso Korczak che badava a loro. Riconosciuto dagli ufficiali, venne trattenuto perché una tale personalità non avrebbe dovuto seguire il destino degli altri, ma egli si rifiutò di abbandonare i bambini dell’orfanotrofio. Morì il 6 agosto 1942 proprio nel campo di sterminio di Treblinka.
Vivevamo così, centosette bambini, in un regno indipendente dove gli adulti avevano i nostri stessi diritti, e viceversa”.
“La casa in cui abitavamo traboccava d’amore, rispetto per le nostre esigenze e comprensione”.
“Il dottor Korczak e la signorina Stefa quando scoppiò la guerra scelsero di restare in Polonia accanto ai loro orfani. Alla fine morirono con loro nel campo di concentramento di Treblinka.
Nonostante sia un libro breve, è pregno di significato è finisce per lasciare il segno a chiunque lo legga.
Sonia Jelliti