Arte

Caravaggio, Giuditta e Oloferne 

L'opera d'arte rappresenta un episodio dell'Antico Testamento, forse il più drammatico: Giuditta, vedova ebrea, per salvare il proprio popolo dalla conquista degli Assiri seduce Oloferne, il loro generale, per poi ucciderlo decapitandolo con una spada. E’ questo il  momento più violento di tutto il racconto. L’argomento oggetto del dipinto e’ stato trattato  da grandi pittori come Sandro Botticelli o Michelangelo Buonarroti che avevano, pero’, rappresentato sempre il momento successivo alla decapitazione. Caravaggio, la cui pittura è improntata ad un realismo drammatico, attua da sempre nei propri quadri una tecnica pittorica innovativa sia nel taglio dell'immagine sia nell’ uso iconico della luce:

l’artista,infatti, ritrae Giuditta nell'atto violento e da’ vita ad una svolta nel modo di dipingere questa vicenda, coerentemente col suo modo di voler rappresentare la realtà in chiave malvagia. La scena drammatica va guardata da destra verso sinistra e l'ancella che assiste alla scena sorregge con le mani il drappo contenente il cesto nel quale va conservata la testa di Oloferne. Il pittore fissa l’ acme emotiva nell’ immagine di Oloferne: lo sguardo vitreo farebbe supporre che egli sia gia’ morto, ma lo spasmo e la tensione dei muscoli indurrebbero a pensare il contrario.È bene dire che sebbene Giuditta ricopra nella vicenda il ruolo di eroina investita di una tale missione con la grazia di Dio, il gesto e’ violento e disumano.


Marina Santagata