Interviste

In Paulina veritas

Ti abbiamo scelta per parlare dell’APPARIRE perchè prima di arrivare in Italia hai lavorato in Ecuador dietro le quinte dei programmi televisivi. Ci spieghi meglio qual’è stato il tuo percorso in questo settore ?

Io ho studiato all’università “produzione e regia in televisione”. Era una carriera nuova, era la prima volta che apriva la facoltà e ho detto: “La voglio!”. Ho studiato tre anni, ma ho iniziato a lavorare dal primo, dato che è una carriera molto più pratica più teorica. Ho lavorato per quasi tredici anni ed è stato bellissimo perché ho scoperto una cosa nuova tutti i giorni. Mi sono innamorata!


Cosa ti ha fatto innamorare?

A me piace molto viaggiare con l’immaginazione e lavorando in televisione non ci sono limiti a questo. Puoi immaginare qualsiasi cosa possibile e ti permette di creare. All’ inizio sono stata attirata da questa novità, poi alla fine entrando e iniziando a lavorare mi sono accorta che c’è molto lavoro fisico, ma non ci si annoia mai.


Che tipo di preparazione c’è prima di apparire in uno show televisivo?

Ci sono parecchi tipi di programmi televisivi: ci sono quelli che vengono pre registrati e quelli dal vivo (che sono quelli più impegnativi). Quando noi dovevamo preparare un programma che durava un’ora a settimana la preparazione durava almeno una ventina di giorni, c’erano delle cose che bisognava preparare prima per forza. Per i programmi preregistrati era più facile perché al momento della visione si può correggere qualsiasi problema ci sia stato. Il tempo in televisione è importantissimo: trenta secondi per noi sono tanti e riempirli è impegnativo. Inoltre, io sono nata e cresciuta in un paese come l’Ecuador: noi avevamo massimo tre o quattro studi piccolini, dove si facevano i telegiornali, e uno studio più grande dove si faceva il resto, perciò bisognava ottimizzare tutto. Se con i programmi pre registrati era più facile, al contrario con i programmi dal vivo si stava con i nervi tesi e quando si terminava finalmente ci si rilassava e si diceva: “Ce l’abbiamo fatta!”: è una sorta di catarsi.


Come hai già preannunciato con i programmi preregistrati, sia in tv sia sui social spesso è tutto costruito (basti pensare ai prodotti che le influencer consigliano solo per pubblicizzarli). Secondo te possono comunque essere un esempio, un punto di riferimento o d’ispirazione? Riescono a mandare messaggi validi ?

Quando io ho iniziato nel 92/93 a fare quel lavoro non c’erano i social e Internet stava ancora “cominciando”, ma le persone sullo schermo avevano già una grande influenza su chi guardava i programmi. Infatti, ci sono diverse tecniche per influenzare la gente, a cui noi stavamo attenti, come ad esempio il colore o il tono di voce.

Purtroppo come i social, anche la televisione è un’arma a doppio taglio. Si rischia perché si ha una platea grandissima di persone che non si sa se sono influenzabili o meno, anche se lo siamo tutti abbastanza.

Il marketing televisivo, ma anche dei social è grandissimo; la differenza è che la televisione ha un target limitato, invece nei social è difficile controllare cosa arriva. È un po’ un pericolo perché chi sta dall’altro lato perché a volte non si rende conto dell’influenza che può creare nelle persone che guardano; quindi ritengo che non sempre sia positivo.


Hai mai dovuto modificare aspetti di te per rientrare nei canoni d'apparenza di una situazione, per esempio all'interno di un gruppo?

Ho avuto una piccola esperienza davanti alle telecamere facendo un telegiornale: il mio lavoro era semplicemente leggere le notizie, era il primo della mattina (lo vedevano solo i miei genitori essendo molto presto). In più, ho anche fatto uno dei primi programmi ecologici dell’Ecuador, “Un planeta”.

In entrambi i casi, avevo 22 anni ma dovevo apparire molto più grande e seria di quello che ero veramente. Tante di quelle notizie neanche le capivo, anche perchè me le davano dieci minuti prima. Dovevo sembrare seria e autorevole nonostante la metà delle cose che dicevo non le conoscessi. Quindi sì, ho dovuto farlo.


In quella occasione, dunque, hai dovuto cambiare fisicamente; invece qualche volta ti è capitato di dover apparire un po’ diversa caratterialmente, umanamente?

Io ho iniziato come tirocinante a venti anni, lavoravo in un ambiente prettamente maschile ed erano tutti più grandi di me. Erano persone che non avevano preparazione a livello accademico, ma avevano esperienza. Io facevo parte del primo blocco di laureati e lavoravamo con queste persone molto più capaci di noi, perché lo facevano da tantissimi anni.

Noi siamo stati messi un gradino più alto di loro e all’inizio non è stato semplice farlo accettare. Lì è stato un po’ difficile perché dovevamo far capire a queste persone che non stavamo rubando loro niente. Mi sono dovuta fare accettare da quelli che si sentivano minacciati, mostrando un carattere forte. Nella vita l’esperienza vale tantissimo, ma anche la preparazione accademica conta molto.

È stata una bellissima ma difficile esperienza, la rifarei mille volte.


Adesso passiamo ad un evento drammatico di attualità. Di fronte ai tanti russi arrestati perché scendono in piazza a manifestare contro la guerra, secondo te quanto vale la pena esporsi ed apparire anche a rischio della vita e della libertà?

Io penso che qualsiasi persona debba difendere i suoi ideali fino alla fine, giusti o sbagliati che siano… ovviamente uno deve avere anche la capacità di capire che sta sbagliando e tirarsi indietro.

Credo che in questo caso non si tratti di apparire, ma di persone che difendono qualcosa in cui credono. In questo momento per loro è giusto e non si devono far tagliare le ali da nessuno, perché nel momento in cui smetti di lottare per i tuoi ideali smetti di vivere. Non so chi abbia ragione o chi abbia torto, però penso che gli ideali vadano difesi a costo di qualsiasi cosa.


Marta Ludovico & Francesca Sisto