Interviste

Ricordare

Siamo vicini al 27 Gennaio, La Giornata della memoria, per commemorare le vittime dell'Olocausto. Il tema di questo mese è proprio quello del “ricordare” e abbiamo scelto di intervistare la Professoressa Viviana Mucelli, insegnante di Italiano e latino.


Con lei siamo sempre riusciti a confrontarci, a parlare liberamente e ad essere ascoltate. È stato molto bello intervistarla in quanto con le sue risposte siamo riuscite a capire più cose di noi stesse ma anche a scoprire lati nascosti della nostra insegnante.


Ringraziamo ancora la professoressa per essersi sottoposta alle nostre domande. Buona lettura!


1). Qual è il ricordo più importante che ha di quando era adolescente?


I ricordi della mia adolescenza sono legati alle amicizie, alle persone, per lo più mie coetanee, con cui, in un certo senso, ho scoperto il mondo, l’amicizia e anche me stessa, ho imparato a conoscermi nell’immagine che essi mi rimandavano, nei pomeriggi trascorsi, per lo più seduti sugli scogli del molo piccolo al porto o passeggiando per le viuzze del “paese vecchio” , parlando di noi, della vita che stavamo scoprendo; discutevamo di tutto, anche dei nostri progetti sul futuro.

Sono ancora legata a queste persone, sono le amiche e gli amici di sempre, anche se siamo lontani, presi dal lavoro, dalla famiglia o perché viviamo in città diverse; quando ci incontriamo, è come se tornassimo indietro, ci riscopriamo adolescenti e torniamo a scherzare come allora!


2). Secondo lei come ricorderemo questa pandemia che ci ha colpiti?


Credo che la ricorderemo da un lato con grande tristezza, per la solitudine cui ci ha costretto, per la nostalgia con cui penseremo a chi non c’è più ; se finirà avremo la percezione di essere stati protagonisti di un evento speciale, che mai avremmo pensato di poter vivere; un evento che ha cambiato i nostri orizzonti, sentiremo di non avere più le certezze di un tempo…


3). Un oggetto che sceglierebbe per ricordare la sua carriera da insegnante?


Senz’altro un libro.

Un libro è uno strumento importante del mio mestiere, fonte di conoscenza, ma anche di emozioni per le storie che può raccontare; ho sempre amato i libri per l’opportunità che mi offrivano, di vivere altre storie, oltre alla mia.

E non dimenticherei una penna, essenziale per descrivere momenti, sensazioni, stati d’animo, incontri…


4). Quali emozioni le vengono in mente ricordando il suo primo giorno di insegnamento?


Del primo giorno di insegnamento ricordo che ero felice, anche se un po’ intimorita, entrando nella scuola di una città che non conoscevo, stava iniziando una nuova fase della mia vita.

Mi fece ridere il fatto che il collaboratore posto all’ingresso della scuola mi scambiasse per un’alunna in ritardo: dandomi un po’ di arie, gli ho detto che ero un’insegnante…

Quello che mi ha colpito, di questa prima esperienza è che quando , dopo qualche settimana, ho lasciato quella classe del biennio, alcune ragazze dispiaciute perché andavo via , si sono avvicinate e mi hanno detto che da grandi sarebbe loro piaciuto essere come me…sono rimasta davvero sorpresa e ho capito che l’insegnamento non si riduce a un un qualcosa di asettico, mettiamo in gioco noi stessi, il nostro modo di essere.. il “fattore umano” ha un suo ruolo nell’apprendimento.


5). Facendo riferimento ad un periodo buio della sua vita, qual è la persona o cosa che per lei era fondamentale e che l’ha aiutata in quel periodo? Perché?


Mi ritengo fortunata, non ho attraversato periodi che possa definire bui, forse proprio perché ho avuto accanto una famiglia e degli amici su cui fare affidamento, che non mi hanno fatto sentire sola.


6). Lei ci ha parlato di suo figlio ,ci racconti un ricordo emozionante che vi lega.


Il rapporto tra madre e figlio è costituito da molti momenti ricchi di emozione. Non c’è un momento in particolare di cui parlare.

Potrei raccontare tanti episodi che hanno fatto scaturire forti emozioni, ma uno dei più intensi è capitato un giorno, in cui ero a scuola; durante la lezione dalla portineria mi hanno chiesto di scendere al pianterreno. Non sapevo cosa mi aspettasse, e vi ho trovato un carabiniere che, per prima cosa ha cercato di rassicurarmi dicendo che non era successo niente di grave: mio figlio (quattordicenne,) era stato portato in ospedale a seguito di un incidente con lo scooter.

Tutto sommato le cose sono andate abbastanza bene: un osso rotto che lo ha costretto a una lunga immobilità…e per fortuna solo dopo qualche giorno ho incontrato un amico che aveva assistito alla scena e aveva creduto spacciato il ragazzo che era volato dallo scooter dopo l’impatto.

Quando finalmente ci siamo visti in ospedale, l’emozione è stata intensa per entrambi: ve la lascio immaginare!


Tusino Martina e Zappula Carmen