Arte

L’arte è la più grande testimone dei ricordi

Un’opera d’arte è un ricettacolo di emozioni, lo specchio di un’anima, il riflesso di un’epoca storica, è mistero e meraviglia che portano allo spirito libertà e rivoluzione.

Il dinamismo, la perfezione e la gloria antica sembrano essere ferme ed immortalate in quell’attimo che sulla tela o sul marmo diventa eterno.

L’arte non è solo espressione del passato ma osserva in silenzio l’evoluzione del mondo e degli uomini con le loro idee, i successi e gli scontri. Le opere d’arte hanno il potere di conservare la memoria di secoli senza poterla comunicare, se non con la forza del nostro sguardo che possiamo scegliere di rivolgere verso queste.

René Magritte, uno dei maggiori pittori del Surrealismo, realizzò nel 1948 “La Memoria”, un dipinto emblematico che dimostra che l’arte è testimonianza principale del nostro passato, del presente e del futuro. Magritte illumina la sua tela con la rappresentazione di una testa di una statua classica con un accenno di sorriso, posta su un davanzale di fronte ad un paesaggio che varia a seconda delle differenti versioni di questo quadro.

La versione più celebre vede come sfondo una distesa marina ed un cielo azzurro. Sulla destra, a coprire parte dello sfondo, vi è una tenda bordeaux, mentre sulla sinistra un sonaglio ed una fogliolina verde. L’elemento che colpisce l’occhio dell’osservatore è sicuramente la macchia di sangue che sporca la tempia destra del volto e che, a giudicare dalla disposizione degli schizzi, non sta sgorgando direttamente dalla statua ma la testa è stata macchiata dal sangue di una persona probabilmente uccisa lì.

Proprio in questo dettaglio l’artista tocca il tema del tempo, del ricordo ma anche dell’immortalità dell’arte che lo testimonia: mentre la persona da cui è arrivato il sangue è morta forse in modo violento, la statua ha assistito alla scena con la consapevolezza, espressa da quel mezzo sorriso, che resterà immobile a conservare il segreto di quell’uccisione nella propria memoria insieme a tanti altri ricordi. In quest’opera inoltre la chiazza di sangue sul volto della statua rimarrà come memoria del possibile assassinio avvenuto, rendendone impossibile l’oblio.

Tuttavia le chiavi di lettura di questo dipinto sono diverse e mi è sembrato interessante ed opportuno, per completare la spiegazione di tale opera, riportare una seconda interpretazione più approfondita ed attenta ai minimi particolari.

Secondo quest’ultima, infatti, la testa di una statua che sanguina può significare il momento in cui un ricordo doloroso riapre una ferita, chiusa da tempo, e che sembrava un’esperienza talmente sepolta nella memoria che chi l’aveva vissuta pensava di essere diventato insensibile un po’ come la pietra di cui è fatta la testa. Mentre i sonagli sono stati letti come tenero ricordo dell’infanzia di Magritte, abituato ad ascoltare il tintinnio dei campanelli legati ai finimenti dei cavalli che percorrevano le strade tirando il carro del padre. La foglia verde, o la rosa rappresentata in altre versioni, indica che la memoria è un qualcosa di vivo in contrapposizione alla statua di pietra inerte. La presenza di un drappo di stoffa o del muro di legno possono far pensare all’idea del “muro” che nella nostra mente viene eretto intorno ai ricordi più dolorosi.

Insomma, l’ opera rimanda o all’esistenza di un ricordo talmente doloroso da far sanguinare anche la pietra oppure ad una statua che, macchiata di sangue, non può far altro che stare a guardare gli uomini che si massacrano a vicenda. Voi quale preferite?

Personalmente propendo per la prima, ma la soggettività dell’interpretazione è un diritto di ognuno di noi, e come scrisse Magritte stesso: “Cosa rappresenta questo quadro? E’ colui che guarda che rappresenta il quadro, i suoi sentimenti e le sue idee rappresentano il quadro”.


Maria Castelli