Inserto sulla guerra

Sport: un filo rosso che ci lega

E' la notte del 24 dicembre del 1914, la guerra ormai è iniziata e lungo la frontiera occidentale a Ypres, in Belgio, i militari tedeschi ed inglesi escono spontaneamente dalle rispettive trincee e si incontrano per disputare una partita di calcio amichevole. Le notizie circa il risultato della partita sono incerte, tuttavia questo rimane uno degli episodi più straordinari dello sport. L'attività sportiva, come si può ben vedere, ha varie finalità: una delle principali è sicuramente quella di unire le persone, indipendentemente dal loro pensiero, dai conflitti esistenti, dalla lingua, dalla nazionalità e da qualsiasi altro fattore. Purtroppo questo aspetto dello sport in alcune situazioni viene sminuito e anzi, l'attività sportiva diventa strumento di esclusione e non di inclusione, per di più nella ferma convinzione che tutto ciò sia giusto. Ad esempio, oggi il mondo assiste all'ennesima follia dell'uomo, la guerra tra la Russia e l'Ucraina, e in questo conflitto, come in molti altri, vengono adottate sanzioni da parte della comunità internazionale contro lo Stato ritenuto colpevole della guerra: una di queste è l'esclusione di tutti gli sportivi russi dalle più importanti competizioni. In questo caso gli atleti sono le ulteriori vittime di un gioco di potere che va contro uno dei principi fondanti dello sport, quello dell’unità e la pace tra i popoli. Lo sport viene usato cioè come mezzo per accentuare le divisioni, non per eliminarle o diminuirle nella convinzione che possa essere uno strumento per porre fine alla guerra. Il paradosso sta proprio in questo: come si può utilizzare per dividere qualcosa che naturalmente favorirebbe l’unità? E soprattutto: come si può riappacificarsi e unirsi, escludendosi e allontanandosi? Se dovessimo rispondere con una similitudine, potremmo dire che lo sport è come il filo rosso indissolubile di Arianna e Teseo, cioè qualcosa che ci lega gli uni agli altri e che non dobbiamo spezzare sotto la spinta dei nostri limitati interessi di parte.


Davide Michilli