Spunti di riflessione

L'altro lato della medaglia

Se si potesse guardare nella mente di un cinefilo, sotto la voce "coraggio" ci sarebbero tanti classici di battaglie contro cattivi affamati di potere o di vendetta, magari con un buon sottofondo musicale. Un amante dello sport forse penserebbe al bungee jumping o al paracadutismo, mentre la mente di uno studente andrebbe subito a quel compagno di classe che salva gli altri da un crudele destino offrendosi volontario all'interrogazione.

Scherzi a parte, si vede un sottile fil rouge che collega questi tre esempi, che è la paura. Insomma, chi guardando un film non ha mai pensato "Se fossi io in quella situazione sarei già scappato via dal terrore"?

Chi non ha mai visto, dal vivo o in video, un qualche folle saltare giù da un aeroplano o da una montagna con una misera cordicella a tenerlo sospeso tra la vita e la morte, senza provare almeno un po' di ansia?

Quale persona che frequenti o abbia frequentato la scuola non ha mai temuto quelle tredici lettere che compongono la frase "Oggi interrogo"?

Erano, ovviamente, domande retoriche.

Questo perché, come l'odio e l'amore, il coraggio e la paura sono sì opposti, ma non così lontani come a volte crediamo.

Gli eroi ai quali guardiamo come incorruttibili esempi di coraggio non erano, e non sono mai stati, esenti dal provare paura. Quest’ultima è una sensazione umana, un riflesso del tipo "combatti o fuggi", ed eliminarla del tutto sarebbe inconcepibile.

Non potrei riassumere meglio questo concetto di come è già stato fatto dalla nota personalità televisiva di Oprah Winfrey: "Il vero significato del coraggio è avere paura – e poi, con le ginocchia che tremano e il cuore che batte, fare comunque il salto".


Chiara Caserta