Anime

Neon Genesis Evangelion

«Evangelion è la mia vita e ho messo tutto quello che so in quest'opera. Questa è tutta la mia vita. La mia vita stessa.»

Hideaki Anno, regista e sceneggiatore della serie

In quest’ultima mia uscita all’interno del giornalino scolastico parlerò di un’opera che rimane indubbiamente la migliore nello scenario anime, pilastro portante, che ha fatto da base alla successiva animazione giunta fino ai giorni nostri, un anime che qualunque persona appassionata dell’animazione nipponica dovrebbe assolutamente guardare/aver guardato (a suo rischio e pericolo). Parlo di Neon Genesis Evangelion (letteralmente “Vangelo del nuovo secolo”).

Ci troviamo in un 2015 post-apocalittico che porta ancora i segni del Second Impact di 15 anni prima, ossia un presunto meteorite caduto che sconvolse la Terra dimezzandone la popolazione; ma dietro al meteorite si nasconde qualcosa di ben diverso e pericoloso. L’organizzazione Nerv costruisce robot umanoidi Evangelion, la cui essenza è un vero mistero, per combattere i cosiddetti “Angeli”, entità che, come predetto dalle Pergamene del Mar Morto, attaccheranno la Terra proprio in quell’anno. Le unità Evangelion a disposizione saranno guidate da tre quattordicenni in particolare (scelta non casuale da parte del comandante della Nerv) e cioè Shinji Ikari, Rei Ayanami e Asuka Soryu Langley, alle cui deboli e corruttibili mani viene affidato il destino dell’umanità, mentre il comandante prepara il Progetto per il “Perfezionamento dell’uomo”, meglio esplicato nel finale alternativo “The End of Evangelion”. 26 episodi danno vita a quella che è l’opera biografica del regista Anno che ha riversato al suo interno sterminati concetti di psicologia, di filosofia e di religione, i tre caratteri preponderanti della serie, ai quali vengono fatte innumerevoli allusioni. Anno stesso dice che il suo anime è uno dei pochi che dà una libera chiave di lettura allo spettatore, e che fa sì che ogni interrogativo assuma un diverso significato da persona a persona. Risulta, dunque, il primo a ideare un cosiddetto “anime intellettuale”.


Renzo Iantomasi