Quando la polifonia diventa terapia di accompagnamento verso l’altrove
Sintesi dell’intervisione musicoterapica del 27 febbraio 2022 con Raffaele Schiavo
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Quando la polifonia diventa terapia di accompagnamento verso l’altrove
Sintesi dell’intervisione musicoterapica del 27 febbraio 2022 con Raffaele Schiavo
Montichiari 28 febbraio 2022
Domenica 27 febbraio 2022, in rigoroso collegamento online, dalle ore 10:00 alle ore 13:00,
Giangiuseppe Bonardi;
Giuseppe Poclen;
Paola Brani;
Sandra Pasinetti;
Daria Cavallini;
Raffaella Rossini;
Stefania Cerri;
Ilaria Tortorelli;
Caroli Roberto;
Renato Pantaleo;
Raffaele Schiavo;
Silvia Giudici;
Davide Caldognetto;
Chiara Bottelli,
facenti parte del gruppo MtIntervisionFree, si sono riuniti per partecipare all’intervisione musicoterapica, proposta dal collega Raffaele Schiavo, dialogando sul tema: “Musica come scienza della relazione.
Un Raffaele Schiavo in perfetta forma e ben ispirato ci ha condotti nel suo modo di intendere e fare musica in terapia, in pedagogia e in scena.
Per Raffaele il concetto di polifonia è centrale nel suo modo di intendere e fare musica e terapia.
Il concetto di polifonia è stato ampiamente dibattuto da Raffaele sia dal punto di vista della formazione del musicoterapeuta, in senso strettamente musicale e musicologico, sia sotto il profilo della relazione terapeutica.
Di primo acchito mi viene da pensare che il Collega, essendo un valente musicista, oltre che un terapeuta che crea e realizza la sua personale metodica di lavoro musicale-terapeutico, denominata VoxEchology, adotti come orientamento epistemologico di riferimento, la musica “instrumentalis” e/o “artistica”, che conosce e pratica con indiscussa competenza. Seguendo il suo discorso ne consegue che, per fare musicoterapia bisogna sapere e saper fare musica. Fin qui nulla da eccepire perché noi siamo musicoterapeuti di lungo corso e per formazione qualche fondamentale apprendimento musicale lo conosciamo e lo sappiamo usare anche in terapia.
Ma perché Raffaele insite così tanto sul concetto di polifonia?
Una prima risposta alla domanda è che Raffaele ci offre una ennesima riflessione del concetto di musica in musicoterapia ma non mi sembra la risposta congruente poiché sappiamo bene che, in relazione a ciò che intendiamo per musica determiniamo il tipo di musicoterapia che pensiamo e mettiamo in atto; tutto ciò mi sembra un’ovvietà. Oltretutto è ben evidente che il Collega intende per musica quella artistica o estetica e in particolare si appella alla polifonia.
Ma perché insiste ancora sulla polifonia?
Personalmente, in relazione alla mia esperienza lavorativa e, in particolare, al tipo di persone in cura, non ho a che fare con una musica polifonica ma, esteticamente parlando, se così si può dire, elaboro una musica, essenzialmente, minimalista, quando le condizioni lo permettono.
E perché Raffaele invece parla di polifonia?
Ed ecco che inaspettata giunge l’agognata risposta.
La mia curiosità è stata appagata perché ho assistito, tramite i video di estratti di sedute, alla realizzazione di accompagnamenti polifonici di persone alla loro dipartita dalla vita terrena.
E qui ecco la manifestazione geniale di Raffaele dell’uso della musica come terapia e del suo modo di saper essere in terapia con tutta la sua umanità.
La polifonia ha luogo nel momento in cui tutte le persone presenti cessano di rivestire il proprio ruolo di: persona in cura, parente, personale medico, infermieristico, ma, guidati dal Musicoterapeuta, o meglio, dal Performer, come dice Raffaele, si inseriscono vocalmente in questo accompagnamento terapeutico della persona in cura oltre la vita terrena.
La polifonia è veramente la forza terapeutica e collettiva che consente di realizzare questo viaggio in cui il Performer riesce a condurre, appellandosi a repertori polifonici che conosce perfettamente, che plasma e riplasma al momento, improvvisando, armonizzando i dolorosissimi contrasti dei presenti.
Raffaele ci fa capire che questo accompagnamento è possibile solo grazie alla musica che prende via via forma mediante l’apporto del gruppo polifonico che dà, al contempo, a lui il sostegno necessario e la forza per reggere i carichi emotivi di tutti i partecipanti, Performer compreso.
Ridare dignità alla persona in cura, ai cari e a tutto il personale che l’assiste e l’ha assistita fino ad ora e rompere il tabù della paura della morte, che è parte della vita, è qualcosa di mirabile e geniale da poter vedere e realizzare.
Portare la vita dove c’è disperazione e morte è certamente un paradosso ma Raffaele Schiavo ci ha fatto capire, con tutta la sua umanità che traspare dall’ultimo video, che è possibile.
In questa prospettiva oltre ad una musica minimalista, in musicoterapia, è possibile realizzare una forma esteticamente eccelsa ossia una polifonia: un accordo che lenisce i dolori.
E forse a ben guardare e ascoltare la polifonia e la musica minimalista non sono per nulla antagoniste ma complementari e, talvolta, si armonizzano; un vero e proprio miracolo che accade; spetta a noi coglierlo.
Grazie Raffaele
Giangiuseppe Bonardi