MIF, 31 luglio 2025
I social, i video, la privacy e la musicoterapia: interscambio tra alcuni Colleghi MIF
[24/07/25, 14:25:16]
Giangiuseppe Bonardi
[24/07/25, 14:28:17]
Pantaleo Renato
Concordo in pieno.
Grazie Giangiuseppe
[24/07/25, 14:35:11]
Crescenzi Valeria
Grazie per questa osservazione e riflessione così profonda, che mi porta anche a ponderare meglio le mie scelte e il mio punto di vista professionale, con l’ottica di confrontarci per evolvere e migliorare.
Penso sia giustissimo.
Grazie
[24/07/25, 14:36:09]
Angela De Venuto
Condivido la riflessione e ringrazio per il delicato contributo sull’intimità della musica e della seduta.
🎶❤️🎶
[24/07/25, 14:36:47]
Olivari Paola
Grazie Giangiuseppe, mi trovo pienamente d’accordo.
[24/07/25, 14:44:09]
Quaglino Biagio
Caro Giangiuseppe, non posso che essere d’accordo! Grazie della riflessione! ♥️🎵🪇🪗🪈
[24/07/25, 14:44:42]
Branchini Lisa
Rispetto è anche protezione di quanto ci viene "confidato" in una situazione privata da persone che, spesso, non possono decidere in modo autonomo se esporsi o meno, sono d'accordo 🙏🏻.
[24/07/25, 15:01:40]
Cavallini Daria
Sono d'accordo anche io con te Giangiuseppe…
L’intimo è l'intimo e tale va mantenuto… è rispetto per quanto accade verso l’altro, verso sé stessi e verso la relazione che si crea. Rispetto non è solo un termine, spesso abusato, è un “atto profondo” 🤍.
[24/07/25, 15:10:11]
Bottelli Chiara
Anche io sono pienamente d’accordo ❤️con l’urgenza di documentare si rischia di scivolare in un eccesso che poi ci fa perdere il focus, che è la tutela della relazione in ogni sua parte.
[24/07/25, 15:14:55]
Caroli Roberto
Giangiuseppe come si fa a non essere d’accordo con te!!!
Prevenire, aiutare proteggere...
... condividere nei contesti adeguati...
... é necessario porre dei limiti, é bene che vinca una certa serietá… per un bene comune... a vari livelli.
[24/07/25, 15:17:12]
Andrello Roberta
Condivido su tutta la linea...
[24/07/25, 15:37:03] Simone Rizzardi
Buongiorno a tutti, ebbene sì, caro Giangiuseppe un tema molto caldo e molto critico, che sento vicino e sempre attuale, soprattutto quando l'intento divulgativo del nostro lavoro si dirama in più contesti diversi per struttura, conformazione politico-sociale e organizzazione. Ho letto con grande interesse il tuo post e il tuo illuminante articolo sulla “musica intima”. Credo tu abbia sollevato un punto cruciale e necessario nel nostro campo, specialmente in un’epoca dominata dalla comunicazione visiva e dai social media. Le tue riflessioni sull'intimità della musica nel nostro intervento, intesa come un cammino profondamente personale e fragile, risuonano con l'essenza stessa del nostro lavoro.
Le tue domande – “Qual è il senso del rendere visibile il volto dei nostri assistiti?” e, di conseguenza, “Qual è il limite della divulgazione nei social del nostro lavoro?” – toccano il cuore della nostra etica professionale e sono più che legittime. La tua visione del nostro intervento con la musica come una “cura affettivo-musicale che preserva e protegge l'assistito e le sue fragilità da qualsiasi tipo di influenza esterna” è un principio fondamentale che condivido profondamente.
Nel mio lavoro, che si articola tra la pratica privata e l’operato in cooperative e centri, mi trovo spesso a confrontarmi con la necessità di comunicare e far comprendere l'enorme valore della musicoterapia nel suo ampio spettro. Nella mia pratica privata, tengo a precisare che la tutela della privacy e dell'intimità dei miei assistiti è assoluta e non prevede la divulgazione di immagini o video.
Diversamente, nei contesti di cooperative e centri dove opero, la valutazione sulla pubblicazione di immagini o video è spesso legata a un'esigenza di trasparenza verso la comunità e le famiglie, oltre che alla volontà di far comprendere in modo tangibile l'impatto positivo dell'intervento musicale. Qui, la scelta di rendere visibile il volto di un assistito, se avviene, è quasi sempre legata alla volontà di umanizzare l'intervento e renderlo più accessibile. Un volto sorridente o concentrato può, nell'intenzione, comunicare empatia, mostrare un momento di connessione o il successo di un percorso. In questi ambienti, ad esempio in quello cooperativo, questa scelta può anche derivare dal desiderio di mostrare con trasparenza le proprie attività interne e il lavoro svolto, rendendo visibile l'impegno e la dedizione.
Tuttavia, riconosco pienamente che questa scelta porta con sé enormi criticità, come tu giustamente sottolinei. La tua definizione di “musica intima” evidenzia proprio come la seduta sia uno spazio sacro e confidenziale, un cammino faticoso e personale che, per sua natura, mal si adatta alla visibilità pubblica. L'esposizione, anche con le migliori intenzioni, può potenzialmente violare quella preziosa intimità e fragilità che dovremmo invece proteggere. Quando le cooperative con cui collaboro scelgono di pubblicare immagini o video, anche con volti, la prassi è sempre preceduta da un processo di consenso informato estremamente rigoroso. Ci assicuriamo che i pazienti o i loro tutori legali comprendano appieno le implicazioni della diffusione online, la portata del mezzo e la tutela dei loro diritti. Non è mai una decisione presa alla leggera, ma ponderata con l'obiettivo di trasparenza e di comunicazione dell’attività del centro.
Per quanto riguarda i limiti della divulgazione, credo che essi debbano essere definiti in primis dalla tutela della dignità e della privacy dell'assistito. Se il volto è presente (e sottolineo, sempre con un consenso informato completo e consapevole), il focus del messaggio dovrebbe rimanere sul processo di cura e sui benefici della musica, piuttosto che sull'identità riconoscibile della persona. Il limite per me è superato quando la pubblicazione non è supportata da un consenso informato adeguato, o quando l'immagine o il video rischia di oggettivare o mercificare la persona e la sua fragilità, tradendo la profondità e l’intimità del percorso.
Il tuo esempio del “dito sul tasto del pianoforte” è, a mio parere, un punto di riferimento etico molto forte, quello che cerco di mantenere come linea operativa. Quell'immagine è in grado di comunicare, con estrema chiarezza, un messaggio potente – “io s(u)ono = io sono” – senza violare la sacralità del processo e l’intimità del paziente. Ci invita a essere creativi e rispettosi nella nostra comunicazione, trovando modi per ispirare e informare senza mai compromettere la dignità.
Credo che continuare a confrontarci su questi temi sia essenziale per la crescita etica della nostra professione, per aiutarci a trovare il giusto equilibrio tra la necessità di comunicare l'enorme valore della musicoterapia e il dovere etico di proteggere l'intimità e la dignità di chi si affida a noi.
Grazie per aver avviato questa conversazione così preziosa.
[24/07/25, 19:34:14]
Ferruccio Demaestri
Buonasera, se riesco a recuperarle vi invierò le slide di un corso sulla legge privacy.
Io credo che pochi conoscano gli aggiornamenti in merito e credo che come mt ci troviamo ancora nel bisogno di “far vedere” cosa succede in una seduta di musicoterapia. Questo negli anni 80-90 era possibile spesso con un consenso verbale.
Oggi non è più possibile e si rischia grosso, soprattutto sui social.
Lo scrivo perché convivo tutti i giorni con queste problematiche. per esempio anche la ripresa di una seduta da parte di un genitore… costituisce reato in assenza di una liberatoria specifica. Cercherò le slide. Spero di trovarle ancora perché sono illuminanti.
😉 ciao Beppe!! e ciao a tutti!!
[24/07/25, 19:37:53]
Pasinetti Sandra
Ciao. Innanzitutto vorrei ringraziare tutti per le riflessioni fatte. Espongono pensieri/concetti che io ho dentro e faccio fatica a trovare le parole per esprimermi.
Vorrei, magari sbagliando, parlare del rapporto di fiducia che si crea in anni di intervento musicoterapico. Si riesce a creare un rapporto in cui la persona si affida totalmente a te e sta con te sicura di star bene. È come se la persona, mostrando il suo “modo di essere”, si affidasse a te cogliendo il tuo “modo di essere” e il tuo desiderio di stare insieme in una dimensione che implica un “esserci”. Questo può portare alla realizzazione di contatti, incontri e relazioni musicoterapiche che risulta un po’ impossibile fare vedere in un video e forse non è nemmeno giusto “rendere pubblico” i modi che la persona ha di aprirsi nella fiducia dell'altro. Come mettere in un video questa fiducia?
[24/07/25, 19:42:49]
Giangiuseppe Bonardi
Cara Sandra ed io aggiungo, perché? 🤗.
[24/07/25, 20:13:00]
Pantaleo Renato
Non è consentito pubblicare una seduta o parti di essa.
[24/07/25, 21:19:37]
Giangiuseppe Bonardi
Già.
[24/07/25, 21:21:32]
Andrello Roberta
👍
[25/07/25, 13:42:55]
Venturi Barbara
Ciao a tutti! Abbiamo letto con attenzione le riflessioni emerse e ci fa piacere che si sia aperto questo confronto.
Io e Rita desideriamo portare il nostro contributo, condividendo il punto di vista maturato attraverso la nostra esperienza con il progetto N.O.I., che – come molti di voi sanno – si articola su più livelli.
Crediamo profondamente nella riservatezza, nel rispetto delle fragilità e nella tutela dell’intimità delle sedute di musicoterapia. In quegli spazi, profondi e delicati, mai ci sogneremmo di documentare o condividere ciò che accade: quel tempo appartiene solo ai bambini\ragazzi.
Esiste però un’altra dimensione del progetto, più socio-educativa ed espressiva, che include attività come concerti o eventi pubblici. In questi contesti, e solo con il consenso informato delle famiglie, condividiamo fotografie e video in cui i volti sono visibili.
Perché?
Perché crediamo sia giusto e bello affermare la loro presenza nel mondo.
Perché anche i nostri ragazzi hanno il diritto di essere visti per ciò che sono e per ciò che fanno.
Perché per molte famiglie vedere il proprio figlio su un palco, in una foto, in un racconto pubblico, è motivo di orgoglio e normalità.
Perché viviamo in un tempo in cui il racconto della vita passa anche attraverso le immagini e i social. Noi crediamo che, se usati con consapevolezza e rispetto, possano essere strumenti preziosi per dare voce a chi troppo spesso resta invisibile.
Grazie a chi vorrà continuare questo scambio.
[25/07/25, 17:59:39]
Giangiuseppe Bonardi
Carissime Barbara e Rita, vi ringrazio per l'apporto che arricchisce il dialogo ossia l'occasione feconda dell'incontro e del confronto.
A cura di
Giangiuseppe Bonardi