PER SAPERE COSA è IL MIF
MIF, 17 novembre 2024
Io, testimonial MIF, una gradita occasione per festeggiare la giornata europea della musicoterapia: riflessioni e condivisioni
Ho conosciuto la rete di intervisione musicoterapica libera, MIF, MtIntervisionFree, dopo aver ritrovato il prof. Giangiuseppe Bonardi, colui che considero il mio mentore assisano.
Mi sono ritrovata da subito in un gruppo aperto, accogliente, dove tutti i partecipanti portano le loro esperienze musicoterapiche e dove tutti interagiscono, arricchiscono con i loro interventi le presentazioni dei vari colleghi che, a rotazione, propongono il loro lavoro.
La considero una grande famiglia dove puoi interagire, manifestare le tue debolezze, insicurezze, ma anche i carichi emotivi importanti certa che ne uscirai rinfrancata e con nuovi stimoli per proseguire il cammino.
Domenica è stata una giornata importante per me perché ho sentito molti giovani colleghi, che rappresentano il futuro della nostra professione, manifestare le loro perplessità, la solitudine che spesso accompagna il nostro lavoro e i loro dubbi ma anche la tanta voglia di mettersi in gioco in un lavoro che è scambio emozionale fra musicoterapeuta e individuo in cura, una crescita per entrambi.
Le intervisioni musicoterapiche aiutano a crescere professionalmente, umanamente e la “famiglia” (il gruppo MIF) sostiene questa crescita.
Grazie a tutti, sempre.
Nel mio intervento ho presentato la storia di Fabio (nome di fantasia, in ottemperanza della legge della privacy), una persona che, colpita dall’ictus, è diventata afasica.
Il suo percorso, volto alla consapevolezza del suono-voce ritrovato, passando per la rabbia, che doveva essere elaborata all’interno del setting, luogo sacro e protetto, dove Fabio si è sentito libero di urlare il suo no a quello che gli era successo.
Solo l’elaborazione di tutto questo dolore gli ha permesso poi di ascoltarsi, emettere quel suono a bocca chiusa che gli ha risvegliato il legame sonoro affettivo con la madre che a bocca chiusa accarezzandosi la pancia sogna il futuro nascituro e gli crea così l’imprinting amorevole dell’essere accolto. Accettare quel suono ha sancito il contratto terapeutico che ci ha permesso insieme di creare il percorso musicoterapico. Abbiamo scoperto le nostre identità sonore che, intrecciate, hanno permesso un ulteriore legame al quale ha anche partecipato la moglie così, la scoperta della loro canzone d’amore, “Mi sono innamorato di Marina” dove Fabio cantando la vocale “a” di Marina” ritrova una sua collocazione all’interno della famiglia, un suo ruolo emozionale; una rinascita emozionale.
La centralità del mio lavoro è basata sull’ascolto, la trasformazione, la regolazione e l’espressione della dimensione emozionale vissuta dalla persona all’interno del setting.
Tutte le emozioni trovano una loro collocazione e, in questo modo, permettono un ritorno a una vita di comunicazione diversa, più “impattante”, densa di emozioni.
Tutte queste emozioni vissute durante la seduta di musicoterapia devono essere elaborate, devono trovare una collocazione dentro di me.
Ho trovato, nel viaggio di rientro dai vari centri dove lavoro, il silenzio dove i miei sensi elaborano, spostano, vivono ancora tutte le emozioni e trovano il giusto riparo: il respiro.
Il respiro è l’unico suono che mi placa, mi offre rilassamento e consapevolezza del vissuto all’interno del setting.
Grazie a tutti, sempre.
loredanaboito@libero.it