PER SAPERE COSA è IL MIF
Montichiari 14 settembre 2021
Dopo la meritata pausa estiva, settembre è tempo di ripresa così, domenica 12 settembre 2021, in un’assolata, calda giornata di fine estate, noi del gruppo di MtIntervisionFree ci siamo ritrovati presso la bresciana Fondazione Casa di Industria per riprendere i nostri incontri di intervisione musicoterapica.
È stata una giornata particolare per molti motivi. Con questo incontro inauguravamo la ripresa degli appuntamenti di intervisione nella duplice forma: in presenza e online. Sin da subito abbiamo avuto a che fare con l’imprevisto: qualche iniziale difficoltà di collegamento e di ricezione online che abbiamo superato in breve tempo. Al contempo, eravamo felici di poterci rivedere “de visu” e online.
Giangiuseppe Bonardi;
Davide Caldognetto;
Giuseppe (Pino) Poclen;
Marco Farina;
Davide Villa, eravamo fisicamente presenti, mentre
Paola Olivari;
Paola Brani;
Sandra Pasinetti;
Daria Cavallini;
Raffaella Rossini;
Amoroso Clemente;
Stefania Cerri;
Ilaria Tortorelli;
Caroli Roberto;
Renato Pantaleo erano in collegamento online.
In tutto eravamo in quindici: un bel gruppo di Colleghi musicoterapeuti che, superando le distanze, grazie a internet, si ritrovano insieme, unendo, metaforicamente, la Lombardia, il Piemonte, l’Emilia Romagna, l’Abruzzo, la Campania, la Sicilia in un reale grande “abbraccio” virtuale.
Con un Davide frizzante e strepitoso iniziamo l’intervisione musicoterapica, inoltrandoci nell’analisi della conduzione del trattamento musicoterapico con una persona in stato vegetativo permanente.
Come un fiume in piena, Davide espone, con schiettezza e chiarezza la situazione clinica con cui opera sin dall’inizio nel mese di maggio di quest’anno.
In piena pandemia, Davide, supportato dall’équipe dell’ente, prende in carico questa persona che vive in stato vegetativo e lo fa da musicista qual è.
Tutto inizia dalla ricerca e dalla somministrazione delle musiche che appartengono alla persona presa in esame.
L’ascolto delle musiche “del cuore”, che cosa sortiranno in lei?
Dal racconto di Davide si capisce che per lui era molto difficile comprendere le risposte non verbali manifestate dalla persona in cura per cui, incontro dopo incontro, doveva “fare i conti” con questa difficoltà cognitivo-interpretativa e “navigare”, utilizzando il proprio sentire, ossia fidandosi di sé, del proprio intuito.
Dopo una fase iniziale di conoscenza dell’altro da sé, Davide ora sente l’esigenza di stabilire un contatto con questa persona per cui decide di proporle le proprie “musiche del cuore”; il suo esser-ci con lei.
Così, dal richiamo musicale dell’altro si passa alla presenza musicale di Davide per l’altro.
Una presenza musicale, quella di Davide, che pian piano passa dalla “perfetta” sintassi acustica delle canzoni proposte per giungere, gradualmente, ad un esser-ci fatta di timbri, suoni e, finalmente, di silenzi.
Così, tra mille perplessità, Davide entra in una dimensione fatta da possibili contatti relazionali che amplifica la sua dimensione emotiva.
Inspiegabilmente, l’attività musicoterapica, orientata verso l’ascolto della dimensione ontologica dei partecipanti, sortisce effetti evolutivi inaspettati poiché la persona, rivalutata clinicamente dall’équipe, esce dalla penosa situazione dello stato vegetativo e inizia a comunicare con Davide in merito a ciò che vuol fare o non fare.
È possibile condividere ora questa apertura comunicativo-relazionale con i parenti?
La durata della seduta rimane nei canonici venti minuti o si allunga un pochino? Perché?
Cosa vuol dire vivere il tempo durante una seduta di musicoterapia?
Quali risonanze può vivere il musicoterapeuta quando si pone in relazione con una persona in stato vegetativo?
Quali risonanze può vivere il musicoterapeuta che viene a contatto con persone prossimali alla morte?
Come si affrontano questi vissuti?
Chi aiuta il musicoterapeuta ad affrontare i vissuti provati?
Con quali vissuti Davide deve fare i conti seduta, dopo seduta?
Durante le sedute Davide realizza dei contatti o delle relazioni?
Dalla musica perfetta si è passati alla musica imperfetta? Perché?
Che valore ha l’imperfezione in musicoterapia?
Ecco la lista degli interrogativi, proposti dai partecipanti, che hanno caratterizzato il proseguo dell’incontro che possiamo sintetizzare in questi concetti:
esser-ci;
presenza;
musica;
timbro;
suono;
tonalità;
atonalità;
contatto;
relazione;
silenzio;
conscio;
inconscio;
tempo;
vissuti;
morte;
paura;
lutto;
speranza;
perfezione;
imperfezione.
Dopo molte riflessioni scaturite dalle preziose domande sollecitate dai partecipanti dell’intervisione, stranamente, l’incontro si conclude con la parola imperfezione.
Sembra particolare ma l’imprevisto e l’imperfezione appartengono molto alla dimensione musicoterapica, più di quanto si possa immaginare.
Come Davide, noi facciamo di tutto per far sì che il nostro intervento musicoterapico abbia un esito evolutivo piacevole; ci appelliamo ai nostri saperi epistemologici, relazionali, musicali, alla razionalità e alla cognitività ma c’è sempre un’imperfezione, un imprevisto che ci comunica come in realtà stanno andando le cose.
Nel caso di Davide è la persona in cura a comunicargli, con uno sguardo infinitesimale, mentre suona il metallofono, “Io sono qua; dove vai?”.
Così facendo il collega capisce che la persona è a tratti presente e non è più totalmente richiusa nello stato vegetativo del non tempo che scandisce la vita di questa persona.
La “storia musicoterapica” di Davide e della persona in cura, grazie a questa imperfezione, a questo impre-visto, non visto, muta direzione evolutiva poiché il collega non realizza l’accompagnamento della persona verso il fine vita ma, di fatto, assiste la persona verso un inaspettato e auspicabile ritorno alla vita.
Nelle nostre realtà musicoterapiche, spesso, sono i nostri assistiti che ci sorprendono nel saper cogliere ed evidenziare ciò che non riusciamo ad ascoltare e osservare per cui non ci resta altro da fare che accogliere ed elaborare le nostre imperfezioni perché siamo, fortunatamente, esseri umani, anche imperfetti.
Giangiuseppe Bonardi