PER SAPERE COSA è IL MIF
MIF, 9 febbario 2024
Domenica 28 gennaio 2024 sono stata invitata a presentare un “caso” musicoterapico e ho scelto di parlare del percorso affrontato con una ragazzina di nome Laura (nome di fantasia in ottemperanza alla legge della privacy), affetta dalla sindrome di Kabuki che ho seguito per due anni.
La presa in carico
La mamma di Laura si è presentata a me, di sua iniziativa, chiedendomi di seguire sua figlia. Il suo desiderio era quello di assecondare la propensione per la musica di Laura e di farle trascorrere qualche momento di serenità attraverso un’attività per lei piacevole e gratificante. Ho concordato di vederla con cadenza settimanale per un’ora (quarantacinque minuti dedicati all’incontro e i restanti quindici per stilare il resoconto della seduta).
Laura
Laura è curiosa e si avvicina a tutti, anche a persone sconosciute senza nessun timore, dimostrando un comportamento disinibito che probabilmente deriva da un deficit cognitivo che porta a una difficoltà ad autoregolarsi nei confronti dell’altro.
Il problema relazionale è il modo con cui Laura si avvicina agli altri.
A volte è troppo irruente ed agisce fisicamente prima ancora di avere un contatto oculare anche breve o prima ancora di utilizzare la parola.
Riesce a comunicare i propri bisogni primari (fame, sete) con la parola ma ha difficoltà di linguaggio caratterizzato da povertà lessicale.
Non è in grado di costruire una frase ma utilizza solo parole singole che a volte pronuncia in modo inesatto o incompleto.
Laura non ha grosse difficoltà motorie ma cammina in modo scoordinato un po’ goffo e presenta una difficoltà di coordinazione durante la deambulazione poiché mantiene il tronco il capo leggermente inclinati in avanti e le gambe lievemente piegate.
Quando è particolarmente agitata o eccitata presenta una stereotipia alle mani; il tipico sfarfallamento.
Il rapporto di Laura con la musica
Laura ha un’ottima percezione del ritmo, e, quando ascolta una canzone, non ha nessuna difficoltà a seguirlo con gli strumenti a percussione.
Spesso si sintonizza anche fisicamente con il ritmo muovendo il tronco, la testa e le mani.
Le piace molto ascoltare le canzoni cantate da me, con l’accompagnamento della chitarra, anche se ama ascoltare sempre le stesse in modo ripetitivo.
Dimostra di possedere una buona intonazione e una facilità nell’apprendere e memorizzare melodie nuove, talvolta si unisce a me nel canto cercando di pronunciare, come riesce, le parole o attraverso vocalizzi.
Gli strumenti che predilige suonare sono quelli a percussione: tamburo, tamburello, maracas e djembe, utilizzando i battenti e le mani ma a volte anche la voce all’interno delle cavità degli strumenti.
Lo strumento preferito in assoluto è la chitarra, forse perché è a lei familiare, visto che a casa ne possiede una.
Le piace sentirmi suonare o cantare accompagnandomi con questo strumento ma le piace anche toccarlo e strisciare le dita sulle corde, rimanendo ad ascoltare per diversi minuti i suoni che producono sempre con un intento esplorativo, probabilmente il suono che producono le corde strofinate è un suono che a lei piace molto quasi ipnotizzante, che la tranquillizza.
Il percorso
Il percorso musicoterapico che ho fatto con Laura è un “viaggio musicoterapico” che si è sviluppato e modificato analizzando, volta per volta, le sue reazioni ad alcune mie proposte.
La metodica musicoterapica da me adottata è scaturita principalmente in base:
alle informazioni ricevute dalla mamma di Laura;
alle osservazioni dei suoi comportamenti;
all’analisi delle problematiche relazionali che mostrava e che ho ritenuto potessero essere non solo accolte e comprese ma anche supportate e incanalate in qualcosa di utile per lei.
Il problema principale di Laura è la difficoltà nel controllare la propria impulsività, la modalità impetuosa di relazionarsi con gli altri e l’incapacità di regolare le proprie emozioni.
Sulla base di questa osservazione e delle informazioni raccolte durante il primo colloquio con la mamma di Laura ho valutato la necessità di lavorare principalmente in queste aree:
supporto alla relazione, condivisione e comunicazione di stati d’animo;
rispetto degli spazi;
regolazione delle emozioni.
Le attività e le strategie
Le principali attività che ho svolto e le strategie che ho utilizzato relativamente al lavoro sulle aree prese in considerazione sono:
la creazione di una nostra canzone, in cui si parla di noi, di quello che facciamo e di come ci sentiamo. Questa proposta è stata realizzata dopo qualche seduta con Laura quando abbiamo creato un legame e abbiamo stabilito un’intesa;
i giochi di relazionali e di movimento sulla musica e giochi di complicità per rafforzare la relazione come ad esempio: mettere e togliere le piastre dal metallofono, parlare a turno dentro ai tubi sonori o dentro al djembe. Realizzare una sorta di dialogo, una complicità nei giochi anche alternativi di Laura nell’utilizzo degli strumenti. Se togli le piastre dal metallofono e ridi le tolgo anche io e giochiamo insieme;
l’utilizzo di un grande tappeto verde o azzurro che delimita lo spazio relazionale e il resto della stanza. L’adozione di questa strategia favoriva in Laura il rispetto dello spazio impedendogli di muoversi in modo disordinato nella stanza;
la divisione degli strumenti, i miei e quelli di Laura, che l’aiutava a individuare e non confondere i propri mediatori strumentali da quelli altrui;
l’adozione di canzoni e musiche che esprimono determinati stati d’animo come ad esempio “La canzone dei folletti del cuore;
le canzoni che improvvisavo al momento che esprimono nel testo stati d’animo comportamenti di Laura con lo scopo di dar voce alle sue emozioni o di modificare il suo stato d’animo;
le improvvisazioni guidate che incoraggiano Laura ad esternare il proprio stato d’animo, canzoni che rispecchiano il suo stato, per esempio, di agitazione, aumentandone il ritmo e l’intensità fino a portarla ad un culmine per poi rallentare ed eseguire una canzone dal “mood” opposto. L’improvvisazione di canzoni che parlassero di Laura di quello che sentiva di come si comportava per dar voce a ciò che lei non riusciva a comprendere e a riconoscere, la guidavo nell'improvvisazione invitandola a trasferire sullo strumento ciò che provava;
la lettura di racconti per bambini che riguardavano le emozioni provate.
Gli strumenti operativi utili per il musicoterapeuta
La videocamera
La videocamera è un o strumento di lavoro molto importante per me. Io filmo, chiedendo il permesso ai genitori di farlo, segretando i filmati a norma di legge, tutti gli incontri, così ho la possibilità di rivedere quello che è successo durante una seduta.
Questo lavoro è molto utile perché mi permette di osservare meglio, da esterno, la mia interazione con la persona in cura, i momenti significativi e quelli in cui qualcosa non ha funzionato.
Il resoconto delle sedute e le risonanze
Alla fine di ogni seduta scrivo una relazione in cui descrivo l’incontro, le attività svolte, le proposte offerte, le situazioni rilevanti e le risonanze, i sentimenti, le emozioni, le sensazioni provate da me e da Laura. Anche questa è un momento importante della mia prassi musicoterapica in cui rifletto sul valore della seduta.
Le riflessioni sul lungo percorso musicoterapico
Il percorso con Laura è stato un “viaggio” molto intenso per me.
Le sedute con Laura sono state faticosamente energiche, perché la ragazzina era “impegnativa”, spesso in movimento, rivolgendomi moltissime richieste.
All’inizio ho dovuto quindi agire anche fisicamente per entrare nel suo mondo di agitazione, di disagio e comprenderlo, tanto che a volte io stessa sono stata contagiata dalla sua energia e in alcuni momenti forse ho ecceduto, mi sono lasciata trascinare.
Nelle prime sedute una buona parte del tempo è stata occupata dal canto, con poche pause tra le canzoni e ho dovuto trovare un modo per spezzare questo fiume di richieste che mi facevano sentire un “juke box” e mi costringevano a domandarmi quale fosse il senso e l’utilità di una seduta fatta in quel modo. Ma poi l’intesa, fatta di sguardi e di espressioni, e la sintonia con Laura è cresciuta così tanto che ci sono stati momenti di grande gioia condivisa e di dolcezza e tenerezza commoventi.
La chitarra e le canzoni sono sempre state il punto di forza della nostra relazione, il punto d’incontro più importante, su cui abbiamo costruito un legame profondo.
Rivedendomi nei filmati mi sono resa conto di quanto la mia natura di persona estremamente emotiva e passionale abbia fatto sì che potessi rispecchiarmi in Laura e che Laura potesse fare altrettanto con me, al punto da riuscire a costruire con lei un legame genuino, sincero e autentico.
Non è stato facile capire i bisogni di Laura, ma alla fine credo di essere riuscita a trovare delle strategie che mi hanno aiutato a raggiungerla e a comprenderla quando si trovava in situazioni di forte disagio.
La madre mi ha detto che dopo gli incontri, quando tornava a casa, la vedeva più serena e tranquilla e ha notato che suonava la sua chitarra in modo più aggraziato e con maggior senso musicale.
A me questo è bastato per sentire che in qualche modo il mio lavoro su di lei ha avuto senso.
Ringraziamenti
Voglio ringraziare le persone che hanno creato questo gruppo di intervisione in cui colleghi musicoterapeuti, che provengono da ogni parte d’Italia, si confrontano e riflettono e, in particolare, voglio ringraziare Giangiuseppe Bonardi che mi ha fatto l’onore di invitarmi in questo gruppo.