"... non fare senza di noi la via giusta:
senza di noi è la più sbagliata,
Non separarti da noi!
(Brecht)
Non è per i rossi garofani,
non è per i morti compagni, non è per le croci antiche,
fulgenti ancora di fede, che la passione risorge
fiorita di giovani labbra, amara di pianto virile,
Non è per la vecchia bandiera che amò mio padre,
non è per il lungo dolore della sua vita greve
di stanche speranze e di cenere
L'affanno trascorso ormai fugge la stretta di braccia umane
e vive, freddo di luce, l'eterna vicenda di storia.
Per te che ti volgi, sgomento di solitudine, agli uomini
immemori dell'idea, oppressi dall'ansia dell'ora;
per te che ti chiedi smarrito: - Ma dove sono i compagni ? -
per te che vedi i fratelli fuggire l'amore promesso
ed in esangui schiere disperdersi in voci rivali;
io chiedo che quell'amore diventi l'odio di oggi
pur se esitante al rimpianto di tenere intese fraterne,
Con voi che restate immobili con gli occhi usati all'addio
sulla collina ostile, presso l'ulivo altrui,
ma caro di annosa fatica, stormente alla vostra memoria
di voci e volti lontani;
con voi timorosi che giunga, anch'essa crudele, la morte
prima di un ultimo abbraccio all'invocato ritorno;
con voi che viveste da sempre, muti all'offesa continua,
santi di assurdo perdono;
con voi io divido le lacrime di un pianto sommesso ed ignoto.
E la pietà si fa sdegno,
la palma tesa si chiude serrando in pugno la terra;
ma tepido resta nell'anima materno un amore di zolle,
A chi si levanemico, cieco al lavoro altrui
e si condanna all'angoscia di un avido esilio di cose;
all'uomo che ignora la gioia di avere ovunque nel mondo
uguali fratelli di fede;
a chi non comprende l'immenso dono terreno di amore
che gli uomini porgono agli uomini;
a chi nell'arido spirito è ignaro della sventura
di non avere un'idea che lo continui nei figli;
a tutti quelli che donano l'anima pura ad un'anima
e chiusi nel tenero istante non scorgono in essa il segreto
palpito dell'Universo
noi ci volgiamo pazienti e offriamo la nostra parola
forte di umano diritto e di costante pensiero,
Milano, gennaio 1965