Ulivi, cicale e uno Stivale in equilibrio

fantasia di un’estate

Da questa terrazza di una villetta di Sirmione guardo il monte Baldo, al di là del Garda, turchese nella luce di agosto. Intorno, pallidi ulivi e cicale sommesse. Dalla cucina arriva il profumo del coniglio con i funghi che Carmen sta preparando. Ha i capelli a caschetto candidi, ma un corpo da adolescente, le tettine all’insù. Quando, eretta e ansimante, mi sta a cavalcioni sul grembo la chiamo “la mia clessidra”. Anche se non ha studiato il latino, le piace che le reciti Catullo: “Peninsularum Sirmio, insularumque ocelle…”. Ci siamo ritrovati dopo molti anni, mai guariti da una cotta giovanile che congelammo per senso di responsabilità. Ora la vado a trovare due tre volte all’anno. D’estate ci resto un po’ più a lungo.

Un tempo era un vulcano, il Baldo, e mi ricorda il mio Vesuvio. Lo guardavo appena un mese fa, dal giardino a picco sul mare del palazzotto borbonico di Roberta, la contessa, a Vico Equense. Davanti a me il Golfo, con in mezzo il vulcano. Abbraccio con lo sguardo e con l’anima questo spicchio di mondo, struggente amore superstite dell’infanzia e della giovinezza. Qui, rimugino Bernardo Tasso: “Or mi giova, da questo altero scoglio/ delle sirene, udire/ gli augelli gai languire…”. Nel vallone di Seiano, ulivi lucenti e cicale assordanti.

Roberta la conobbi qualche anno fa presso miei parenti e pare che io facessi colpo. Dopo qualche resistenza da parte mia, ho preso ad andare, anche da lei, due o tre volte all’anno. Ha quindici anni meno di me e circa trenta chili di più, che la fedele Erminia, con la sua cucina leggendaria, ha cura di non far diminuire. Al volume del corpo, avvolgente, soffice e tintinnante di monili etnici, è proporzionale la sensualità famelica, che si scatena fra lenzuola antiche di lino ricamato, sul monumentale letto di noce che fu dei genitori e degli avi, fino a ridurmi – dice lei, trionfante – a un “gabbiano esangue” di quel mare che mi è caro e che, sotto le finestre, sospira anche lui.

Devo dire che sia con Carmen che con Roberta non mi risparmio, debitore come mi sento della generosa ospitalità dell’ una e dell’altra. È un po’ di tempo che vado dicendomi che per far contente più persone che ci amano occorre non dividersi fra loro, ma moltiplicarsi per loro. Certo, è un po’ dura, ma ci si può riuscire. Il vero problema, semmai, è quello del portafoglio che di moltiplicarsi, lui, non ne vuol sapere. Ma diciamo che ho almeno avuto la fortuna di trovare una soluzione low cost.