Tetella/illo
Per la promozione alla seconda elementare mi fu regalato un pulcino: candido, di razza livornese, che il venditore ci assicurò essere una femmina, prodiga di uova una volta giunta a maturità. Fu chiamata Tetella e alloggiata in un gabbiotto sul balcone della cucina, che già aveva ospitato Alda e Antonietta, galline cui erano stati dati i nomi delle fidanzate dei miei due zii scapoli.
Guardavo crescere la bestiola nell’attesa del primo uovo, che si fece più impaziente quando incominciò ad assumere l’aspetto di pollastrella e poi di giovane gallina. Ma un giorno, all’improvviso, fummo sorpresi da uno squillante chicchirichì. Aprimmo il gabbiotto e ci trovammo davanti un gagliardo galletto dalla cresta ritta e dallo sguardo altero. Lo zio ornitologo, confortato dal giardiniere, disse che il fenomeno anche se raro non era del tutto nuovo, conosciuto fra gli allevatori come "sindrome del galluffo".
Sebbene deluso, il mio affetto per Tetella non venne meno e la ribattezzai Tetillo, per un adeguamento alla nuova condizione, che oggi si direbbe di transgender. Ma il pollo cadde dal cuore della donna di servizio che, considerandolo ormai un parassita, incominciò a trascurarlo.
Tetillo trascorreva ore e ore di solitudine nel suo alloggio, dal quale il suo canto giungeva sempre più raro, finché non tacque del tutto. E una mattina, aperto il gabbiotto per dargli il mangime, apparve una scena raccapricciante: Tetillo giaceva stecchito, il bianco piumaggio tutto lordo di sangue.
Si era sgozzato da solo, con gli affilati speroni destinati a ben altri combattimenti. I suoi giovani e dirompenti ormoni, oppressi dall’astinenza solitaria, l’avevano sprofondato in una depressione dall’epilogo tragico.
Quando fu sottoposto all’autopsia, mi feci consegnare il cuore che seppellìi in un vaso, sotto una mattonella su cui qualcuno scrisse: TETILLO PAX. Fu poi commemorato da tutta la famiglia con particolare simpatia, avendo offerto l’inattesa opportunità di mangiare fuori tempo una pietanza allora pregiata, il pollo, destinata di solito solo a Natale e Ferragosto.
Dopo pranzo mi ero messo a piroettare per la stanza, ma mi interruppi bruscamente, folgorato dal rimorso per non osservare il lutto.