6° Giorno, 30 maggio

COLDRANO – LACESCASTELBELLO – STAVA (Km.15 circa)

Riparto da Coldrano che deve il nome ai cunicoli d’oro sottostanti le rovine di un maso da cui, fino al 1600, si estraevano minerali, forse anche oro.

Certo il viaggio in treno ora è più corto e, mano a mano che avanzo, la Val Venosta si completa agli occhi della mia conoscenza.

Attraverso le rotaie per risalire la montagna dove è mollemente adagiato il paese.

Quasi al centro è situato l’antico Castello di Coldrano che, questa volta, non è costruito su un alto sperone, ma inserito tranquillamente fra le case del paese e sottostante il Monte di Mezzodì. Si nota comunque da lontano per le sue 4 torri di guardia cilindriche e le sue alte mura, lunghe mt. 350. Sembra più una nobile residenza, importante ed elegante, che un castello da difesa.

Fu costruito su preesistenze romane nell’XI sec. mentre la parte rinascimentale si deve ai conti Hendl proprietari, a suo tempo, anche dei Castelli di Juval, Castelbello e Mareccio. Nel 1863 il Castello venne ceduto al Comune che ne fece una scuola.

Prima di accedere al Castello si entra in un semplice giardino e successivamente nel cortile interno con articolazioni dei fabbricati dovute alle esigenze dei tempi. Salgo una scala che conduce alla Reception e ad un bar interno molto vasto. Non è possibile però visitare il Castello se non con visite guidate in orari ben prestabiliti il solo giovedì.

Vi si tengono corsi di formazione di vario genere e mostre temporanee in ogni periodo dell’anno ed i saloni, tranne quelli affrescati e con meravigliosi soffitti in legno, sono per lo più spogli per adattarli alle esigenze richieste.

Non mi resta che ritornare a valle, riattraversare la ferrovia ed andare verso Laces, mt. 639.

Questa volta mi tocca camminare, malvolentieri, sulla vecchia strada statale della Val Venosta. Con la costruzione della nuova strada, questa risulta defilata. E’ comunque trafficatissima anche perché Laces ha un importante insediamento industriale. Occorre attraversare quasi un chilometro di capannoni prima di entrare in paese.

Subito mi chiedo perché sono capitata fin lì, ma poi noto una straordinaria ed imponente costruzione barocca rosa con stucchi ed affreschi di molti personaggi. Ed altre case interessanti mi vengono incontro, come quella che assomiglia ad un castello, nel centro del paese.

Questo grande paese di circa 5.000 abitanti, uno dei maggiori della Val Venosta, deve la sua importanza attuale alle mele, ma vanta un grande passato per i transiti verso Resia e la Val d’Ultimo. La sua Chiesa parrocchiale, dedicata ai santi Pietro e Paolo, ha origini remote ma i primi documenti la attestano intorno al 1200. Delle altre 6 chiese e cappelle del luogo, alcune risalgono all’epoca romanica.

Quella dedicata a San Nicolò, costruita prima del 1200, è stata usata per lungo tempo, come deposito di materiali, dai vigili del fuoco. Presenta sulla facciata laterale alcuni affreschi di buona mano risalenti al 1210; San Nicolò in primis, ma anche una Crocefissione e San Cristoforo (affresco del 1400), protettore dei pellegrini. All’interno non ci sono affreschi e sono stati tolti gli arredi, per cui non è visitabile.

Mi va meglio con la Chiesa del Santo Spirito che viene aperta per un gruppo di turisti a cui chiedo di potermi aggregare.

Questa fu fatta costruire grazie ad una donazione di Heinrich von Annenberg e nei dintorni vi è anche un Castello con lo stesso nome. Era una chiesa romanica annessa ad un ospedale per i viandanti e i pellegrini ma non sono rimasti documenti. Trasformata poi nel 1470-1520 è tuttora uno splendido esempio di arte gotica. Anche l’interno affascina per il suo imponente trittico di legno scolpito e dipinto nel XVI sec., e numerose altre opere d’arte. Non posso usufruire delle spiegazioni della gentile guida che mi ha permesso di entrare, poiché sono in tedesco. Quando esco osservo nel cimitero, che come al solito in Alto Adige circonda la chiesa, le molte croci di pregevole fattura in ferro battuto.

Chiedo informazioni anche per la terza importante Chiesa di Laces, quella di S. Maria in Colle che fu consacrata nel 1020. Poco avanti, prima di uscire dal paese infatti appare, sovrastante, questa strana costruzione, a più corpi di varie epoche, dal romanico al barocco. Salgo i gradini per vedere da vicino il suo bel portale con uno stemma papale e gironzolo intorno per osservare il campanile ed un affresco esterno. All’interno non si può accedere, magari attendendo potrei forse aspettare la guida. Dovrebbero esserci affreschi e stucchi, ma soprattutto qui è stato rinvenuto, nel 1992, un menhir di epoca preistorica che indica la continuità abitativa del luogo. Ed anche qui si ritiene che preesistesse, già in epoca carolingia, una importante chiesa. Attualmente non si celebra più la messa sebbene per lungo tempo in questa Chiesa si venerasse l’immagine di una madonna miracolosa.

All’uscita dal paese (od entrando per chi proviene da Bolzano) ed attraversato l’Adige vi è la funivia che porta a San Martino al Monte.

Ma io proseguo lungo il fiume fino a Castelbello, mt. 600. Inizio a notare alcuni vigneti che prima non vedevo; la valle si restringe per poi riallargarsi. Proprio in questa strettoia 2 anni fa, a causa di una frana, dovuta alla rottura di una tubazione per le irrigazioni, fu travolto il treno della Val Venosta causando la morte di 9 persone.

Da una parte vi è il monte Tramontana, dall’altra il Monte Sole; non vi è grande fantasia nel nome di queste montagne ma poi la vallata si apre e meli all’infinito appaiono alla vista. Gironzolo per il grazioso paese in cerca di un bar dove mangio un panino, poi risalgo verso l’ingresso del Castello a cui si accede per una stradina sul retro, ma però devo attendere un bel po’ prima di visitarlo. Il ragazzino che dovrebbe aprirlo non ha le chiavi, pensava lo aprisse qualcun altro e dopo molte telefonate riesco finalmente ad ammirare anche questa possente costruzione.

Il Castello è menzionato nel 1238, ma risale ad epoche antecedenti. Edificato dai Signori Di Montalban passò poi ai Conti del Tirolo. Dal 1300 fu sede giudiziaria.

Dopo molti cambi di proprietà, nel 1531 questa rocca passò alla famiglia Hendl. Dal 1813 al 1824 il maniero subì una serie di incendi che lo distrussero quasi completamente. La famiglia Hendl ne ricostruì solo una parte ad uso abitativo ma solo nel 1956, alla morte della Contessa Elvira Hendl, ultima discendente dell’antica stirpe, il complesso passò allo Stato che diede mano ai restauri che lo riportarono al suo antico splendore.

L’interno è affascinante per l’articolazione del cortile con passerella di collegamento in legno, archi, loggiati e sporti.

I soffitti in legno sono stati rifatti mantenendo lo stilema antico. Molte sale sono state usate per la mostra di un pittore contemporaneo molto conosciuto in Alto Adige. Si possono visitare: le prigioni, la cucina ed un mostra permanente sulla Via Claudia Augusta. Ma la cosa più eclatante è la sua Cappella. Gli affreschi interni risalgono al XIV – XVI sec. (restaurati meravigliosamente nel 2001). Dalle finestre poi, la vista spazia lontano quasi una carezza che vaghi fra i meleti sottostanti.

Ridiscesa a valle proseguo lungo l’Adige. A Ciardes che fa comune insieme a Castelbello mi fermo a fotografare una casa con mille tipi di fiori, dai mille colori, un vero splendore.

E poi Stava con la sua piccola Chiesa di Nostra Signora di origine romanica ma restaurata e riconsacrata nel 1638. Sopra il portale gotico d’ingresso vi è uno stemma ed una grande croce predomina sulla piccola facciata; fu salvata dall’incendio che devastò il paese nel 1876.

Mi guardo intorno, voglio chiedere dove sia la strada per il Castel Juval, ma nel negozio a cui mi rivolgo, neppure mi guardano. Sono stanca e poiché la stazione è subito lì; per oggi decido di finire così e non arrivare a Naturno come avrei voluto. Tanto per questo ulteriore Castello mi occorrerà un po’ di tempo e dovrò tornare indietro ed allora meglio rimandare a domani, quando il peso delle ore è più leggero sulle gambe.