5° Giorno, 24 settembre

5° giorno – martedì 24 settembre 2013

SALORNO - MEZZOLOMBARDO - Mezzocorona (Km. 20 circa)

Riparto da Salorno in un bella mattina frizzante e limpida. Devo attraversare il ponte per portarmi sulla riva destra del fiume dove continuerò la mia passeggiata odierna. La valle, con le montagne così incombenti sul fiume, è tutta buia, il sole non è ancora riuscito a penetrarvi. Man mano che avanzo la valle si apre e le montagne alla mia destra vengono inondate di luce. Sembrano tanti panettoni mal lievitati che un arrabbiato ed agguerrito pasticcere ha decorato qua e là di zucchero a velo. Sono fatte di bianco calcare e spesso qualche frana ne lascia intravedere l’anima.

La pista su cui cammino è ancora nell’ombra e per il momento le biciclette non l’hanno ancora invasa. Ma noterò poi che questo tratto è poco trafficato, sembra che i turisti tedeschi non siano interessati alla zona, neppure per “pedalarci” un po’.

Il sole, così radente sull’acqua che mi scorre a fianco, trasforma il suo colore in un verde lattiginoso che assomiglia ad uno smalto di Limoges. L'Adige già da Ora ha perso la sua irruenza e scorre tranquillo e rilassato. La sua voce non si percepisce anche perché i suoni della valle devono contendere la supremazia a quelli provenienti dall’autostrada con il suo intenso traffico. Il fragore è sempre assordante e soprattutto, quando la pista è relativamente vicina, anche inquietante. Non è un bel passeggiare.

E finalmente ecco il confine fra le due provincie. Vari cartelli di legno ne segnalano il cambio a Cadino, nel Comune di Faedo. Si ritorna anche sull’altra riva e volendo sulla statale; da lì con segnalazioni leggermente diverse si procede velocemente. Sulla statale vi è anche un ampio parcheggio ed un piccolo ristoro. Sulla montagna opposta, a destra dell’Adige, rialzato rispetto al fondo valle, vi è anche Roverè della Luna, l’altro paese di confine insieme a Salorno.

Siamo entrati nella piana Rotaliana trentina, ovvero nella “strada del vino e dei sapori”.

Spesso si incontrano piazzole di sosta e bei cartelli informativi sui luoghi che stiamo attraversando. Insomma il tutto con una meravigliosa attenzione verso gli sportivi che la percorrono.

Una bella piazzola fiorita segnala la vicinanza di Masetto. Da qui la pista attraverso un ponte ritorna sulla riva destra.

Al ponte di cemento che attraversa l’Adige e che collega Grumo, sulla destra, a San Michele All’Adige sulla sinistra, (averlo saputo ieri) due abitati sorti in epoche remote in funzione della via Claudia Augusta, chiedo informazioni ad un vecchiotto che sta sopraggiungendo.

Cerco il Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina, ma mi dice di essere sordo e non sa rispondermi. Entro in un supermercato la cui cassiera mi indica l’imponente complesso che domina il paese. Il Museo è allocato nell’antico Monastero, del XII sec., fondato dagli Agostiniani. Per la verità è un imponente castello con relativa chiesa barocca importante all’epoca per le contese fra i Vescovi di Trento e i Conti del Tirolo.

Nel museo, in 40 sale su diversi piani, si trovano oltre 9000 manufatti inerenti la tecnologia montanara del passato: cucina, ceramica, stufe, strumenti musicali, usi nuziali, legno, fibre tessili, ferro battuto, mulini, una segheria veneziana, chioderia e molto molto di più. Il contesto espositivo poi è già di per sé molto gratificante.

Vi arrivo verso le 11.30 alquanto trafelata. Chiude alle 12,30 puntualissimo, mi dirà poi l’addetto alla biglietteria, che devo attendere prima di poter entrare.

Mi tocca correre come una pazza osservando in modo molto superficiale le migliaia di oggetti esposti perché li voglio in gran parte fotografare.

Gli oggetti stupiscono per le soluzioni inventive che nulla hanno da invidiare alla nostra tecnologia moderna. Sono talmente belli ed emozionanti proprio considerando la difficoltà degli strumenti in uso nel passato.

E poi nel Museo sono possibili percorsi didattici per scolari affinchè questi possano esplorare la vita di un tempo. E così burattini, fiabe, leggende ma anche alpeggio, mulini, macchine ad acqua, filatura e tessitura e molto di più entrano nella vita moderna dei nostri ragazzi.

In questo paese però esiste anche un Istituto Agricolo fondato nel 1874, oggi Fondazione Edmund Mach, ed un Istituto per la Tecnologia del Legno. Curioso un po’ fra le vecchie case del paese e poi sottopassando la trafficatissima statale ritorno al Ponte ed alla pista ciclabile al di là del fiume. Quasi subito la pista biforca. Una prosegue verso Trento ed un’altra verso Mezzolombardo a 4 chilometri da lì. Mi incuriosisce andarci, sono le 13 e quindi il tempo non mi manca, il caldo però è feroce.

La ciclabile passa dietro la stazione di Grumo e così mi accorgo che i 4 o 5 km., che mi avevano segnalato ieri per raggiungere, da lì, S. Michele, sono poco più di 1 chilometro. Pazienza. Scopro però che c’è un trenino da Trento per arrivare fin qui e che prosegue fino a Malè.

Io però continuo per una pista che poi diventa una stradina fra i vigneti serpeggiando a zonzo fino alla parte opposta della valle.

Incontro anche il Noce, un fiume che appare gonfio e arrabbiato e che l’uomo ha cercato di domare. Si tufferà nell’Adige un po’ più a valle.

Siamo nella patria del Teroldego (conosciuto, sembra, anche dal poeta Ovidio) e le viti qui, per lo più, sono coltivate a pergola trentina, quasi a creare una ipsilon.

Da molto osservo una chiesetta di Mezzolombardo, aggrappata sulla collina. Immagino sia un Convento poiché vi è un muro di recinzione che non definisco. Scoprirò poi che si tratta del Cimitero del paese.

Sotto un roccione ci sono resti di un castello che il Comune, nuovo proprietario, farà restaurare rendendolo accessibile. Certo la posizione così, sotto un naturale ombrello, è alquanto inconsueta. E vicino si nota anche quello che a me sembra un immenso portone con grandi oblò e sotto tetti a scalare. Poiché ne vedo solo una parte, immagino siano cave, o trenini che si tuffino dentro la montagna. E’ invece un grosso viadotto acquifero (protetto da queste tettoie) che più sotto porta alla centrale elettrica di Mezzocorona.

Mezzolombardo è una cittadina carina con alcuni bei palazzi signorili. Le sue radici risalgono alla preistoria e la sua affermazione attraverso i secoli è dovuta al suo collegamento con la Val di Non. La visito sommariamente e poi per altra pista fra i vigneti rientro a Mezzocorona dove riprendo il treno per casa.