9° Giorno, 14 aprile

9 giorno – Lunedì 14 Aprile 2014

CAVARZERE - Bebbe - ROSOLINA (Km. 20 circa)

Parto presto con il treno delle 7.21 che mi consente di ritornare a Cavarzere in un tempo ragionevole senza inutili attese a Padova per l' autobus che raggiunge questo luogo.

Dalla stazione degli autobus di Cavarzere che in realtà è più un piazzale, fuori della cittadina, dove si fermano tutti questi automezzi con varie coincidenze, mi reco nel centro situato proprio sotto l'argine.

E' una cittadina in provincia di Venezia che fu fortificata, per la sua posizione sul fiume, già in epoche antichissime. Per lo stesso motivo la scelsero anche i romani.

Poiché faceva parte del comprensorio della Laguna Veneta fu spesso abitata dalle popolazioni limitrofe che vi cercavano rifugio dagli invasori barbari.

Proprio per questa affinità naturale e storica, la sua appartenenza a Venezia ha origini più antiche rispetto alle popolazioni venete da me fin qui incontrate.

L'antico castello di Cavarzere venne comunque demolito per far posto agli argini ed al Duomo nel XVI sec. Qui però esisteva già una Chiesa attestata dal 1288.

Il Duomo, dedicato a San Mauro, fu completamente distrutto dai bombardamenti nell'aprile del 1945, come gran parte della città. La sua ricostruzione, dopo la guerra, iniziò nel 1950 con imponenti fondamenta costituite da 750 pali di cemento armato affondati fino a 25 metri.

Ma a danneggiare questa zona si aggiunse anche l'alluvione del Po del 1951 che ricordo anch'io. Eravamo tutti poveri ed anche il privarsi di un paio di calze era una cosa importante. Ciò nonostante tutti sacrificammo qualcosa per questa gente che aveva perso tutto, talvolta anche la propria vita.

La ripresa dei lavori con la posa della prima pietra è del 1953. Il Duomo fu poi definitivamente aperto al culto nel 1956 con la facciata principale aperta a sud anzichè verso il fiume.

L'interno, neoclassico è ricco di altari. Vi è anche un importante organo moderno in sostituzione di altri appartenuti alla storia di questa Chiesa, di questa cittadina e non solo. Rimaneggiati, provenivano anche da Venezia.

Sono attratta però da un bellissimo crocifisso in una cappella affollata di fedeli in preghiera. Il Cristo ha il capo talmente reclinato che commuove. Non si può restare indifferenti alla sua sofferenza, alla sua morte. Con tanta gente non posso certo fotografarlo ed allora rientro nella navata della Chiesa.

Vi è un sacerdote in un confessionale che attende i suoi parrocchiani "pentiti". E' la settimana Santa e allora decido di confessarmi anch'io considerato che non c'è nessuna attesa e che avrò meno tempo per farlo successivamente rientrata a casa. Il Sacerdote proviene dall'America Latina e chiacchieriamo un po' prima del Sacramento Confessionale. Io esco felice di questo incontro così straordinario e fuori dagli schemi normali della mia vita.

Fuori una piccola pietra, incassata sul fianco della chiesa, segnala con date le alluvioni di epoca recente; il campanile emerge prorompente nel piatto andare delle case distrutte e ricostruite insieme alla Chiesa. Verso il fiume due scale di buona architettura portano all'alzaia.

Davanti al Duomo vi è una grande piazza molto animata, e così pure è la piazza antistante il Municipio, proprio sul fianco del campanile. Lì, però, sono attratta da alcuni scavi, che a me paiono antiche condutture, forse di terme romane, ma che non saprei definire; non ci sono cartelli.

Entro in un caffè riempito all'inverosimile di uomini che mi squadrano alquanto, sono l'unica donna che rompe il loro equilibrio mattutino.

Dopo un caffè ed una sosta strategica, riguadagno l'argine sulla destra e riprendo a camminare.

E, sarà per il colloquio-ricordi avuto con il sacerdote dall'accento spagnolo, sarà per questo straordinario Cristo così sofferente, intravedo mete diverse e un desiderio di prolungare questo Cammino per renderlo un po' più simile agli altri, per renderlo in qualche modo Pellegrinaggio.

Ed allora decido di aggiungere un giorno a questo mio silenzioso andare; di cercare una meta diversa ma sempre legata al Signore di ogni cosa.

Oltre all'arrivare alle foci dell'Adige come natura ed essenza di Dio, decido che potrei deviare ed andare a Chioggia e da lì poi proseguire fino a Venezia. Anche lì, sebbene in modo diverso, esiste una Basilica maestosa e magnifica: quella di San Marco; visitata da popoli di tutto il mondo, come del resto lo è la città.

E' stata costruita con caratteristiche uniche ed eccezionali e come posso, giunta fin qui, tornare senza inoltrarmi fino a salutare il Padrone del mondo, quasi che questo Padrone non lo trovi anche qui, sotto il sassolino che sto calpestando, lungo l'argine di questo fiume che sembra oggi "travolgere" nella sua pacatezza non solo la natura intorno ma anche le nostre anime.

Lasciata Cavarzere poco avanti incrocio anche il Ponte verde in ferro della ferrovia, quasi un confine fra la città e le campagne successive.

L'argine poco avanti è percorso da tanti automezzi che sfrecciano impazziti e, date le numerose curve, temo sempre per la mia incolumità. Del resto alcuni animali: ricci, uccelli, un serpente ed un gatto sono le vittime di oggi su questa strada.

Gli svincoli per le frazioni sono segnalati e questa conoscenza in più che mi accompagna, mi pare molto confortante.

I ranuncoli gialli di palude sono in gran parte sfioriti e l'erba è diventata altissima. Nella golena si notano tanti rifiuti ma ritengo che questa volta siano stati portati dal fiume.

Vi è molto caldo ma alle 12 in punto, quasi risvegliato dalle campane dei dintorni, arriva il vento per un ristoro inaspettato.

Nell'Adige due gabbiani, come due innamorati, si lasciano cullare dall'acqua.

Intanto intravedo sulla riva opposta una chiesetta ed alcune case che appartengono alla frazione di Bebbe (comune di Cavarzere), ma esse sono sulla riva sinistra del fiume.

Attraverso quindi, poco avanti, il ponte che porta in questa frazione di 130 abitanti; vi è anche un bar pulito, ma di antico splendore, dove mi fermo per un ristoro.

Noto un cartello sulla Centrale Biogas di Revoltante, proprio lì vicina; è molto, molto contestata, ma non conosco i termini della questione.

L'oste, chiedendo conferma anche ai suoi numerosi avventori, mi fornisce tutte le informazioni necessarie per proseguire verso la mia meta.

Non lo sapevo, ma non sempre si può proseguire sull'argine destro per arrivare a Cavanella perché vi sono paratie e chiuse che controllano i canali impedendo il proseguo attraverso questa strada. In tal caso dovrei continuare sulla statale a sinistra del fiume non essendoci altri ponti per l'attraversamento. (In realtà la cosa riguarda gli automezzi non i pedoni, come mi accorgerò poi.)

Sono però fortunata, mi dicono che il ponte mobile di collegamento sul canale che si immette nell'Adige è oggi accessibile e pertanto ritorno alla destra del fiume.

Poco avanti con tubi, costruzioni e paratie, una parte dell'Adige viene convogliata in un canale che porta a Loreo.

Ma aggirando questa costruzione un uomo in motocicletta mi viene incontro. Mi fermo guardinga, non c'è nessuno, ma lui vuole solo manifestarmi il suo apprezzamento e dirmi che non può più camminare, come aveva sempre fatto, a causa di una tallonite che lo perseguita. Lo rassicuro: "l'ho avuta anch'io, ci vuole pazienza, ma passerà; non si avvilisca". E' stato al mare, mi dice, e rientra ora verso casa. E' quasi felice di avermi incontrata e pensa già al suo futuro diverso e meno doloroso di questo oggi così incerto.

Incontro anche molti ciclisti stranieri probabilmente alloggiati al mare in villaggi ed hotel. Alcuni, dati i bagagli penzolanti dalle biciclette, immagino stiano rientrando verso il nord.

Il percorso è ancora tutto asfaltato ma le macchine sono poche, forse anche per l'incertezza di sapere se il ponte sia percorribile.

Cammino fino all'incrocio del Po di Brondolo che attraverso sul ponte mobile che riunisce gli argini di destra Adige. A seconda dell'apertura o meno del ponte, le paratie del canale vengono chiuse o aperte per permettere alla barche di transitare. Questo canale mette in comunicazione non solo il Po con l'Adige, ma anche con la Laguna Veneziana.

Procedo un po' ma poiché vedo che la strada si dirige verso Cavanella e quindi si immetterebbe sulla trafficatissima via Romea, decido di tornare indietro e di costeggiare il canale fino al primo ponte che vedo alla mia destra, poiché il successivo mi pare troppo lontano. Certo sono ponti ad arco che scavalcano alti il canale sottostante dove passano le barche e certamente questi non possono essere utilizzati dagli automezzi.

Da lì posso osservare la campagna fertile e ben tenuta.

Dall'altra parte del canale incontro alcune ville ma non Rosolina come mi aspettavo. Devo camminare e seguire la strada che sto percorrendo in attesa di un riferimento o qualcuno a cui chiedere.

Ma quasi giunta a destinazione si ferma vicino a me un'automobile ed una ragazzina mi offre di salire per portarmi alla meta. Nonostante i miei dinieghi insiste molto ed allora l'accontento, ma soprattutto mi accontento. Mi porta proprio lì vicino, non senza girare di qua e di là per farmi infine scendere proprio davanti all'ingresso del mio Hotel. Ero davvero quasi arrivata.

Che dire di questi incontri, di queste gentilezze che quasi mi frastornano perché così generose e gratuite. ANCORA UNA VOLTA GRAZIE!

Dopo una doccia ritemprante vado in Chiesa, è la settimana di Pasqua. La nuova Chiesa parrocchiale di Rosolina è tutta moderna e di buona architettura. E' proprio vicina all'Hotel, ma dopo una piccola preghiera esco in cerca di informazioni per l'indomani.

Mi dirigo alla Stazione Ferroviaria, la linea è quella che da Rovigo porta a Chioggia, ma gli orari non sono comodi.

Io però desidero andare alle foci dell'Adige o quantomeno a Rosolina Mare, all'inizio di questo recente insediamento marino. Fra le due Rosolina vi sono però quasi 13 chilometri.

Chiedo pertanto gli orari di un autobus che mi porti fin là ma le informazioni che ricevo però sono molto contrastanti. "Dovrebbe" essercene uno alle 7 del mattino e nient'altro e "dovrebbe" fermarsi non capisco dove.

Certo non c'è proprio da scialare circa gli automezzi di trasporto, forse perché siamo ancora in bassa stagione anche se siamo prossimi alla Pasqua.

Ritornata nella piazzetta del paese dove insiste la vecchia Chiesa, ora sede di Mostre e quant'altro, decido di entrare in Municipio. E' casualmente aperto, ma vi è un uomo, factotum del paese, che si prende cura di me. E così finalmente so con certezza che il servizio viene effettuato da un suo parente che oltre al pullmino, diciamo di linea, effettua anche il servizio taxi.

Comunque l'unico pullmino passa alle 7 e 15. Bella alzataccia, ma ne varrà la pena.

Ceno nel ristorante dell'Hotel optando per una frittura mista, siamo al mare, mi dico. In realtà si tratta di pesce surgelato dal sapore indefinibile e la quantità è enorme, non riesco neppure a finirlo. Rientro in camera ed attendo la notte e con essa il sonno, il riposo.