2° Giorno, 05 settembre

2° giorno - giovedì 5 settembre 2013

TERLANO – Andriano – Appiano - CALDARO (Km. 13 circa)

Riparto da Bolzano, ma l’autobus per arrivare a Terlano è appena partito e mi tocca aspettare quasi un’ora. Quindi anche oggi inizio a camminare in tarda mattinata quando il caldo invade la valle.

Da Terlano un paio di chilometri mi portano ad Andriano dove fu fondata, nel 1839, la prima cantina sociale dell’Alto Adige. E’ un piccolo paese a mezzacosta “sulla strada del vino”.

Da lì si domina la lunga vallata ricoperta di meleti e vigneti. Ed ancora più in alto il paese è protetto dal castello di Carloforte, praticamente inaccessibile. Il vecchio castello medievale è in restauro ed immagino che in futuro non molto lontano, sarà anche visitabile.

Risalgo un po’ la montagna per guadagnare la pista ciclabile che poi ridiscende dolcemente a valle. Da un lato incombe la montagna, più sotto meli ed ad un tratto anche le paludi di un biotopo protetto. Pochi i ciclisti che frequentano questa ciclabile che sbuca a Riva di Sotto.

La Via Claudia Augusta però scorre più in basso lungo l’Adige. Questa è una vecchia strada abbandonata il cui accesso è vietato agli automezzi.

Mi giro intorno per trovare un bar, un ristorante, per un momento di riposo, mi inoltro in alcuni sentieri che portano ad un gruppo di case, ma tutto, data l’ora è chiuso e silenzioso. Riesco solo a vedere un autobus che si ferma proprio dove sono, in corrispondenza di una pensilina disastrata al cui autista chiedo la direzione per Appiano. Questi mi invita a salire comunque e poiché fa il giro di tutte le frazioni limitrofe mi godo tranquillamente, ma ahimè troppo velocemente, la ricognizione di questi luoghi che meriterebbero molto, molto interesse in più.

Missiano merita una visita per i suoi castelli di Boymont, di Torba e di Appiano ed una splendida rete di sentieri che portano in vetta alla Mendola.

San Paolo, un paesino delizioso con la sua grande gotica “Cattedrale nei campi” (ma anche “Duomo della Valle”) voluta, a suo tempo, dalla nobiltà della zona che desiderava affermarsi e la cui costruzione, con diversi stili architettonici, durò un secolo.

Infine S. Michele, il centro più grande di Appiano sulla Strada del vino. Già, negli anni ’60, per non aver dubbi al riguardo, al nome originario del paese è stato aggiunto questo appellativo. Il luogo però deve la sua origine ad un latifondista romano di nome Appius.

Ecco finalmente la mia meta tanto ambita.

Era da molto che desideravo tornare ad Appiano. Ci venni una cinquantina d’anni fa, poco più che bambina, per salutare una ragazzina con cui avevo trascorso un’estate meravigliosa qualche anno prima.

Non lo sapevo, ma i suoi erano proprietari di un albergo nel centro del paese.

Lei, appena adolescente, lavorava al bar e non mi accolse con tanto entusiasmo quale io mi aspettavo. Era diventata bellissima, mi pare assomigliasse a Nadia Tyler l’attrice austriaca che lavorò molto anche in Italia. E poi era già adulta mentre io ero ancora una bimbetta.

Mi salutò appena, con indifferenza, stava lavorando, non mi offrì neppure un bicchier d’acqua, per cui me ne andai da dove ero venuta. Non ammirai il paese che a quell’epoca sarà stato disastrato e grigio, impossibile quindi riconoscere ora il bar di quell’incontro. Inutile comunque cercarlo, qualcuno mi disse che Elvira era morta una trentina d’anni fa. Per un riguardo segreto e misterioso che neppure io capisco, però mi reco al cimitero di Appiano, una preghiera per Lei, e per tutti i nostri cari che ci hanno lasciato, è la poca cosa che posso fare. Nell’ora afosa dell’una, quando tutti sono a tavola, io gironzolo fra le tombe e poi nella cittadina deserta.

San Michele di Appiano sulla Strada del Vino e le sue 9 frazioni, sono graziosi borghi fra i vigneti frequentati, da oltre 140 anni, da nobili e artisti che li hanno scelti come luoghi d’ispirazione e tranquillità con la conseguente edificazione di hotel e ville.

Ma il fascino del territorio è dato dalla quantità di antiche signorili architetture rappresentate da palazzi nobiliari e castelli con portali, bovindi, logge, torri, doppie finestre e giardini che sono parte integrante del territorio. Questa architettura “d’Oltreadige” è una peculiarità rinascimentale derivata da architetti veneziani e toscani del 1500.

Più di 180 castelli e vecchie residenze fanno parte di questo territorio, al riguardo è il più ricco della regione.

Il Castello d’Appiano, del 1100, dopo imponenti lavori per il suo restauro, merita una visita per la sua cappella con splendidi affreschi romanici e volendo anche per la sua taverna.

Il Castel Moos-Schulthaus è una dimora storica con un Museo rappresentativo dell’abitare medievale: stube gotica, cucina ed affreschi.

E a tanta bellezza si aggiungono i 2 laghi balneabili di Monticolo circondati da boschi e oasi naturali.

Appiano come luogo climatico, ma anche per le cure dell’uva a cui si sono aggiunte le piste ciclabili con il giro delle cantine che si possono visitare per degustazioni e acquisti. Nella zona vi è anche un singolare fenomeno naturale: “le buche di ghiaccio” da dove, anche in estate, esce aria fredda.

Mi fermo in un bar per un ristoro, pronta a riprendere il cammino verso Caldaro. Non sono chiare le informazioni che mi danno i rari passanti, ma l’Ufficio Informazioni al centro del paese, nonostante l’ora, è aperto ed una gentilissima signorina, che sembra una Madonna con gli occhi color del cielo, mi fornisce di carte ed informazioni, persino di orari dei treni che avrei trovato nel pomeriggio a Ora.

A quanto pare le signorine degli Uffici informazioni non sono tutte eguali …. per fortuna.

Prima di uscire da Appiano incontro la Cappella di S. Anna che si può visitare. Le chiese della zona sono quasi sempre aperte, anche nell’intervallo del pranzo. Una vera gioia.

Nonostante il caldo e la stanchezza riprendo il percorso verso Caldaro.

Dapprincipio costeggia la statale, ma poi segue il tracciato della vecchia ferrovia in disuso.

La pista è molto rilassante perché è più larga e più ombrosa ed intervallata da molte piazzole di sosta talvolta riccamente attrezzate anche per i bambini con altalene, scivoli e giochi di vario genere.

Si sottopassa una strada trafficata attraverso il tunnel del treno e poi digradando si scende a Caldaro. A metà percorso colpisce un muro di porfido rosso che credo un rudere di una vecchia casa, ma poi superatolo mi incuriosisce; nel retro c’è una poltrona in pietra che inquadra una finestra. Da questo “quadro” inaspettato si gode di un panorama su un Castello con Chiesetta ed il digradare dei vigneti.

Un vecchio seduto vicino mi dice che il muro segna il confine fra i comuni di Appiano e Caldaro.

Incontro alcune donne che passeggiano e mamme con carrozzine e bimbi. Per fortuna pochi ciclisti, ma per la verità la ciclabile è stata creata per loro.

La pista è proprio riposante ed al termine una locomotiva del vecchio trenino ne scolpisce il ricordo.

Subito una grande piazza parcheggio con cantine tutt’intorno mi accoglie per risalire più avanti verso il centro del paese di Caldaro.

Anche Caldaro è un comune di 9 frazioni con piccole chiese nascoste fra frutteti e vigneti e pure qui, come ad Appiano, si ammira l’architettura caratterizzante di Oltreadige.

Anche qui i castelli dominano la valle:

Castelchiaro del 1200 ma fu abbandonato nel 1600, ora appartiene al Comune. Nelle sue vicinanze vi è anche un muro di epoca preistorica;

Castel Varco, della prima metà del 1300, fu adibito anche a Sede Giudiziaria. Abbandonato nel 17° sec. fu ristrutturato nel 2002;

Residenza Kampan con caratteristica architettura d’oltradige fu costruita sui resti di un castello del XIII sec.;

e Castel Ringberg del 1600, attorniato dai vigneti, un tempo ospitava il museo del Vino, ora trasferito in altro luogo.

Il paese nel corso dei secoli è sempre stato defilato rispetto la storia dei popoli, ma con la costruzione della funicolare della Mendola, alla fine del sec. XIX, ha iniziato ad aprirsi al mondo. E così fra i molti personaggi che sono passati di qui, mi ha colpito il nome di Mahatma Gandhi.

Nella frazione di S. Giuseppe si trova il Lago di Caldaro, balneabile e considerato il più caldo delle Alpi. Già in primavera inizia la balneazione. Ma è famoso per le vele e per i surfisti e, negli inverni particolarmente freddi, per il pattinaggio.

Io però sto male, non desidero proseguire più oltre. Vista la difficoltà di ieri nella ricerca di un letto, decido di anticipare ad oggi il mio rientro, dopo solo due giorni di cammino.

I farmaci antidolorifici che sto prendendo sono troppo forti, mi creano qualche problema.