Camminando lungo l'Adige

Premessa

Ogni anno, con l’arrivo della primavera anche il mio animo diventa inquieto; vi è dentro di me un desiderio spasmodico di libertà, di silenzi e di luce.

E così, avendo abbandonato lo scorso anno l’idea di intraprendere un nuovo Cammino, quest’anno non ho saputo resistere ad una nuova tentazione.

Ma date le difficoltà di due anni fa causate da voli sospesi, a seguito del vulcano finlandese, quest’anno ho pensato ad un Cammino diverso più quieto, con meno difficoltà ed ovviamente non verso Santiago.

Ed allora, sfruttando anche la possibilità di soggiornare presso mio figlio in Val Venosta, sentendogli parlare di piste ciclabili lungo l’Adige, mi è venuta l’idea di sfruttare queste piste per camminare e quindi quale miglior idea di affiancarmi al fiume, che passa proprio sotto casa, dalla sua sorgente alla foce.

Non ho programmi su quanto percorrere e come, ci saranno tanti paesi vicini e tante cose da vedere, e poi partirò tardi al mattino e rientrerò presto, lo scopo del viaggio innanzitutto è l’opportunità di stare con mio figlio.

Mi ero documentata su Internet per avere un’idea su quel che intendevo fare ed avevo scritto, come ogni anno, agli Uffici Informazione dei luoghi che mi avrebbero interessata, per avere dati che mi aiutassero ad avere un’idea di come partire e dove arrivare. In realtà riuscivo a realizzare molto poco sulla mia organizzazione quotidiana che risultava sempre troppo aleatoria. Non trovai neppure guide in libreria, forse perché non cercai fra quelle per ciclisti.

E male mi andò anche con una signorina dell’Ufficio Informazioni di Bolzano, dove andai appositamente fra un treno e l’altro, che mi sconsigliava di usare le piste ciclabili per camminare, non era consentito. “Ma”, dissi, “camminerò molto di lato, non credo di disturbare”.

Al riguardo mi disse che non aveva comunque carte topografiche e depliants e mi indirizzò in una libreria in cerca di una guida ….… esaurita. Ma il colmo fu che questa signorina non era neppure a conoscenza di dove nascesse l’Adige. Alquanto sconvolta e preoccupata mi inoltrai in Val Venosta con il nuovo treno.

Ma già a Merano le cose andarono meglio, il treno ferma in tutte le vecchie stazioni, restaurate e curate come piccole case di fate.

Mi diedero orari e consigli e seppi che vi è un biglietto della durata di tre giorni o settimanale e volendo anche uno che include i musei. Con neppure 30 euro per 7 giorni, è consentito viaggiare illimitatamente in tutto l’Alto Adige fino a Salorno (confine con il Trentino) non solo in treno ma anche su autobus, anche urbani, di tutti i tipi. Per me, che facevo tappa da mio figlio e che ogni mattina avrei preso il treno per farmi portare dove ero arrivata il giorno precedente, fu una vera soluzione. Non avevo più il grosso zaino da portarmi addosso ma un bagaglio leggero e veloce. Cambierà quando affronterò il percorso oltre Bolzano.

Ma se non posso dir bene dell’aiuto avuto a Bolzano, devo ringraziare innanzitutto la Signorina dell’Ufficio del Turismo di Naturno, prodiga di consigli ed informazioni di tutti i tipi, carte comprese, ma gentilissime furono anche le signorine di Malles e di Laces.

Quindi aiutata da queste informazioni, ho iniziato un Cammino diverso.

Piste asfaltate ineccepibili con informazioni chiare e perfino tabelle di dislivelli e chilometri per i ciclisti.

Quanto ai “pellegrini” (podisti) come me sono consigliati, con alcuni cartelli informativi, di mantenere la destra, situazione non troppo tranquillizzante, per la verità, perché i ciclisti non suonano (probabilmente per non disturbare l’ambiente) e ti capitano alle spalle improvvisamente e talvolta rasenti e a velocità eccessive.

Quindi prima di spostarsi, di scartare di soli pochi centimetri, consiglierei di controllare che da dietro non arrivi nessuno.

E così iniziai questa nuova avventura con ritmi e tempi totalmente diversi e con minor comunicativa ed allegria rispetto ai Cammini spagnoli e senz’altro senza una meta così spirituale e già di per sé stimolante, come può essere raggiungere SANTIAGO.