4° Giorno, 19 settembre

4° giorno – giovedì 19 settembre 2013

EGNA - SALORNO (Km.12 circa)

Il treno, per guasti non ben chiariti, arriva 1 ora dopo il previsto, ma per fortuna riparto direttamente da Egna e la stazione è vicina alla pista ciclabile.

La mattina è meravigliosa ma sono quasi le 10 ed il caldo inizia a farsi sentire.

La pista segue l’Adige sugli alti argini di protezione. Sotto meli a perdita d’occhio e sui pendii: viti. In basso stanno raccogliendo le mele e poiché fotografo anche una bella signora che addirittura si mette in posa per me, questa mi chiede se ne desidero qualcuna. Declino il suo invito con un sorriso ed un ringraziamento, dovrei portarle per lungo tratto e pur non avendo uno zaino pesante, sarebbe sempre peso aggiuntivo.

Per la prima volta qualcuno si rivolge a me in italiano ed in modo cortese. Difficile poi raggiungerla, due ripide scarpate, che formano l’imponente argine del fiume, rendono arduo l’incontro. Ma è un gesto gentile e pieno d’amore verso l’altro e verso le sue magnifiche mele. Come dimenticarlo.

La cosa mi ricorda di come questi luoghi, sotto il livello dell’Adige, fossero paludi sottomesse all’arbitrario capriccio del fiume che, volta volta, sceglieva percorsi diversi e non prevedibili. Poi, nei secoli, argini colossali hanno delimitato il suo cammino e reso le terre limitrofe di grande fertilità ed ovviamente di maggior valore economico rispetto a quelle sulle dorsali delle montagne dove erano sorte le case e i paesi.

Dall’altra parte del fiume riconosco Termeno ed alcuni paesini sparsi fra i declivi della montagna.

Invece vicino a dove sono, a parte Laghetti, un paesetto che intravedo e che si srotola lungo la statale, non c’è molto da raccontare.

Frutteti e montagne che risalgono a strapiombo dalla valle sono il panorama costante di oggi. Lungo la pista solo un paio di piccoli fabbricati per il controllo delle acque ed un paio di cartelloni di informazione, uno mancante.

Ma ci sono i paracarri ad indicare i chilometri del fiume. Sono quasi 11 i chilometri percorsi quando arrivo a Salorno.

C’è molto caldo, alcuni cicloturisti sono spaparanzati per una sobria colazione nel ristorante che fiancheggia la pista e che è disponibile, anche con alloggio, soprattutto per loro. Ce ne sono alcuni lungo il percorso da me fin qui fatto, ma io devio per visitare Salorno. E’ l’ultimo paese dell’Alto Adige prima di entrare in Trentino e sebbene anche qui si fermino solo i treni regionali a lenta percorrenza, merita un ricordo.

Non è granchè per la verità. Pochi i palazzi significativi, ma le sue origini risalgono all’età del bronzo. Romani e commercianti medievali lo scelsero come tappa privilegiata nei lunghi viaggi attraverso questa via di transito verso l’Europa. Forse anche per le impressionanti rocce che sembrano stritolare la valle in una chiusa mortale questo, da sempre, è stato il naturale confine fra popolazioni di lingua tedesca e italiana.

Merita una nota Josef Noldin, cittadino di Salorno che, dopo la presa di potere del fascismo, organizzò le Katakombeschulen (scuole clandestine, spesso sotterranee) per l’insegnamento della lingua materna. La sua magnifica casa, ristrutturata, è divenuta una casa per la gioventù, ma soprattutto punto di incontro fra zone mediterranee ed europee.

Su uno sperone, che sembra inaccessibile, fa bella mostra il Castel Haderburg del XIII sec. fatto erigere dai conti del Tirolo e passato infine agli Asburgo. Nel 1514 l’imperatore Massimiliano lo fortificò quale luogo strategico sulla chiusa della valle.

Abbandonato il suo ruolo difensivo ebbe un lungo periodo di decadenza, interrotto in epoca recente con il suo restauro che lo ha reso accessibile anche come locanda.

Che fosse luogo da considerare lo capirono anche Napoleone, Martin Lutero e Albrecht Dürer, che visitarono questo paese, ultimo lungo la Strada del Vino. Inoltre si può ammirare una bella cascata che precipita a valle; è il Rio Stiga che si getta nell’Adige.

La chiesa parrocchiale di S. Andrea, in posizione dominante, rappresenta il primo esempio in Alto Adige di edificio religioso barocco. Osservo affascinata il suo bellissimo organo.

Mi colpisce, ancora una volta, in queste visite ai paesi, che ci siano molte persone di origine indiana; qualche mamma sta aspettando i suoi bambini all’uscita della scuola elementare. Ma come saranno considerati e come vivranno in questi luoghi così lontani dal loro mondo?

E mentre gironzolo per il paese, vagheggio di ristorantini con menù di canederli, di cervo e di strudel. Finisco però per sedermi nell’unico disponibile nel centro storico. Non è una bella scelta, non è una scelta, quattro tavoli esterni che non consentono neppure lo spazio per sedere e come menù: pollo e patatine…….dire deludente è poco!!!!

Finalmente ho completato l’attraversamento della “Strada del Vino” dell’Alto Adige che da Nalles arriva a Salorno e che rappresenta il 90% della produzione vinicola della regione.

In ogni momento dell’anno, lungo questo percorso vengono allestite fiere e feste legate al vino, alle castagne, alle mele, agli asparagi e chi più ne ha più ne metta. Insomma non avrete tempo per annoiarvi.

Chiedo informazioni sul percorso successivo che non sono confortanti. Mancano ancora 12 chilometri, mi dicono, per arrivare a S. Michele all’Adige.

Desisto, non sono bene informata e penso che, là, non troverei una stazione per riportarmi a casa e che comunque farei tardi.

Allora torno alla stazione per un treno che mi porti a Mezzocorona, ma non concludo nulla neppure lì.

Il pullman ci sarebbe fra due ore e più. C’è un trenino che porta a Grumo, mi dicono, a 4 chilometri di distanza, ma non a San Michele.

Insomma non conoscendo la zona e non sapendo valutarne tempi e distanze, data l’ora, ritorno a casa. Ci riproverò domani.