1° Giorno, 19 marzo

1 giorno – mercoledì 19 marzo 2014

VERONA – Molini di San Michele - Ca'del Bue - VERONA (Km. 4 + 4 circa)

I primi giorni di primavera quest'anno si sono preannunciati con molto anticipo e con quell'aria cristallina che stordisce l'anima. Va da sé che dopo tanti giorni piovosi, corti e grigi, la voglia di cieli colorati e limpidi era impellente.

Mariangela mi telefonò per tempo, anche lei desiderosa di immergersi nei luoghi consueti ed amati.

Riuscimmo a cogliere al volo qualche primo pomeriggio tepido e con luce accecante; per me era un buon motivo per un piccolo allenamento e per qualche decisione da prendere.

Innanzitutto i miei piedi non erano ancora sistemati dopo la camminata autunnale che mi aveva creato non pochi problemi al riguardo.

E poi tutti mi sconsigliavano di proseguire, anche qualche amico ciclista che, in gruppo, seguendo l'Adige, era arrivato alla Foce. Per una donna sola non era il caso di andare a causa di possibili "brutti incontri". Questo era il consiglio unanime: "non era il caso di andare a cercare guai!"

Ma il lasciare questo Cammino a metà non era nel mio stile.

Ed allora, un po' per saggiare il terreno, chiesi a Mariangela di accompagnarmi un pomeriggio dalle sue parti.

Già, la mia compagna di avventure di un tempo, al riguardo, non aveva timori.

Decisi nel frattempo che anziché orientarmi nel proseguire il mio camminare lungo l'argine destro, avrei tentato di seguire quello a sinistra. Del resto ero arrivata a Verona proprio su quest'argine. Lasciai quindi il tragitto cittadino e della prima periferia per arrivare in macchina fino ai Molini di San Michele.

Si aggregarono anche altre amiche, forse per la curiosità di scoprire luoghi diversi.

In effetti nelle vicinanze merita una visita la famosa Chiesa (Santuario) della Madonna di Campagna il cui progetto si deve a Michele Sanmicheli, illustre architetto veronese. Fu terminata però nel 1586 dal cugino Bernardino Brugnoli che in parte ne attenuò, se non alterò, l'originale eleganza. Rare le chiese veronesi con le sue caratteristiche. Ha pianta circolare con peristilio e, l'interno ottagonale con volta a cupola, conserva preziose pale di importanti artisti veronesi dell'epoca.

Partire da qui è un buon inizio perché lungo l'Adige, all'estremo Est di Verona, vi è anche Villa Bernini Buri.

Peccato che il restauro di qualche decennio fa l'abbia così trasformata. Da lontano pare perfino un condominio grigiastro ed anonimo. In realtà la Villa Veneta fu costruita agli inizi del '600 dalla nobile famiglia Spolverini. Diventata Buri con il matrimonio fra Isotta Spolverini e Girolamo Buri, si deve al loro figlio Giovanni Danese lo straordinario parco di molti ettari, con grandi alberi secolari, anche esotici, che tuttora la circonda.

La posizione lungo il fiume e la cura agraria che la famiglia dedicò alla zona con impianti irrigui, stalle, rustici, tuttora affascinanti testimoni, diede a questa villa non solo ricchezza ma anche fama per la magnificenza degli arredi e suppellettili.

Passata per matrimonio ai Bernini, nel 1700/800 emerse, con nuovo splendore ed importanza, come "salotto" per intellettuali ed aristocratici. Splendore che durò fino alla fine della seconda guerra mondiale quando, abbandonata dapprima dai proprietari a causa della sua occupazione da parte di militari tedeschi che lì si erano insediati, e successivamente anche da questi ultimi, a seguito della loro ritirata verso il nord, premessa di fine guerra, la villa, lasciata a se stessa per una settimana, venne depredata di tutte le sue ricchezze dagli abitanti della zona.

Ricca di opere d'arte, fra cui: biblioteca, archivio e 280 quadri, fu completamente saccheggiata. Si salvò solo una pala d'altare del Caroto donata poi al Comune di Verona.

La villa nel 1951 ospitò alcuni alluvionati del Polesine e successivamente venne affittata ad un gruppo scout ed ai Fratelli della Sacra Famiglia che nel 1971 la acquistarono con 20 ettari di terreno. Divenne anche Seminario e casa di formazione.

Per un certo periodo, sul finir del secolo scorso, fu sede di un Centro Diurno per minori in difficoltà. A loro si deve il restauro dell'intero complesso, ivi compresi alcuni scavi sotterranei per l'eliminazione di infiltrazioni d'acqua.

Il terreno intorno fu in gran parte alienato. Esiste comunque ancora il grande parco di pertinenza della villa.

Il bosco Buri, a ridosso del fiume, è ora di proprietà comunale che ha affidato la manutenzione e valorizzazione del luogo all'Associazione Amici di Villa-Bosco Buri costituitasi nel 2004.

Passiamo davanti, ammirandoli, a rustici e barchessa molto più affascinanti della villa padronale e, attraverso un varco sottostante a quello che ritengo un piccolo viadotto aereo per l'acqua, ci inoltriamo nel Bosco Buri. E' subito lì; oasi affascinante di verde, bellezza e silenzio. E' proprio a ridosso del fiume con enormi alberi secolari ancora ingrigiti dal lungo inverno e che cercano di manifestare con piccoli germogli l'arrivo della primavera.

Un piccolo laghetto artificiale, tavoli e panche, nidi di legno ben identificabili fra gli alberi spogli, rendono idilliaco l'insieme. Chissà come sarà piacevole venirci nel pieno dell'estate quando l'afa immobilizza il mondo.

Qui fra uccelli, acqua e frondosi rami, la pace sarà assicurata ma in quanti ci verranno alla ricerca di frescura?

Grazie ad alcuni gradini guadagniamo l'argine sopraelevato ed un po' distante dal fiume in cui è inserita un'ampia golena coltivata.

Da lì proseguiamo per qualche chilometro, tenendo conto che avremmo dovuto ritornare e che il buio sarebbe arrivato veloce; per l'ora legale sarebbero occorsi ancora giorni.

Camminiamo velocemente per un lungo tratto. Mi fanno sorridere le due amiche che si sono aggregate e con le quali avevo camminato più volte in un vicino passato. Loro si sono modernizzate, hanno tenuto il passo con la moda e con le loro racchette sembrano quasi arrancare al nostro seguito. Mah, scaricheranno il peso del corpo, faranno muovere le braccia, ma non mi convincono. Però anch'io, da qualche anno, ho iniziato ad usarne una sola, più che altro per difendermi, a suo tempo, dai lupi galleghi. Ma qui oggi non incontriamo nessuno o quasi.

Luoghi tranquilli, la vasta campagna coltivata e qualche casolare; le colline, i Lessini e Montorio con il suo Castello sembrano circondare affettuosamente il nostro andare. Anche qui, come sempre, seguiamo le anse indecise del fiume sotto la luce accecante di questi primi rari giorni di sole.

Vorrei arrivare fino ad una curva che svolta proprio vicino ad uno strano e vasto edificio industriale. Un uomo che passa in bicicletta mi dice che trattasi del tanto contestato Inceneritore di Ca' del Bue.

Non so molto su questo grande complesso che è costato una follia senza mai arrivare allo scopo per cui era stato costruito. Dopo tanti anni di immobilità, sembra che debba partire a breve il suo utilizzo e dovrebbe produrre energia dall'incenerimento dei rifiuti.

La curva ed il luogo non li vedrò mai, nessuno ha più voglia di proseguire, forse anche per il gran caldo, ed allora rientriamo. Per oggi è bastante, almeno mi accontento.

E' il mio via, posso continuare da sola, magari con la racchetta accorciata in caso di "lupi".