Chiesa e coronavirus

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Se qualcosa ci ha insegnato questa pandemia, avendo ormai la maggior parte di noi passato la quaresima quasi agli arresti domiciliari in casa per il coronavirus, è che la cosa in assoluto più importante è la salute. Lo dicevano già i nostri vecchi: “Se c’è la salute c’è tutto”. Poi, ovviamente occorre mangiare, e proprio per questo il governo è stato costretto a lasciare aperti i negozi alimentari con relativa filiera. Tutto il resto, invece, passa in secondo piano: ci siamo infatti accorti che si può vivere benissimo anche senza il campionato di calcio, senza prendere l’auto per andare a prendere un caffè o bere l’aperitivo, senza sentire ogni sera i politici di turno che ripetono sempre le stesse frasi trite e ritrite, tutti ovviamente spinti dall’amore per il bene del popolo; anzi, a volte perfino il politico è stato costretto a tapparsi la bocca da solo, non potendo più dare, ad esempio, la colpa di tutta la pandemia agli immigrati sporchi e cattivi, visto che il coronavirus è arrivato anch’esso senza documenti, sì, ma tranquillamente in aereo insieme ai bianchi, puliti e buoni.

Non è curioso allora il fatto che, stando ai vangeli, anche Gesù si fosse interessato per prima cosa proprio alla salute della gente? Gesù annunciava l’imminente venuta del regno di Dio ma al contempo guariva ogni sorta di malattie e di infermità della gente (Mt 1, 15.23). E anche quando Gesù ha mandato in missione i suoi (Mt 10, 1) non li ha incaricati di istruire la gente con profonde dottrine e ferrei dogmi, ma di guarire qualunque malattia e qualunque infermità. Infine, anche dopo morto, è stato ricordato innanzitutto perché era passato nel mondo beneficando e risanando tutti (At 10, 38).

Andiamo dunque a rivedere un po’ questi vangeli tenendo allora ben presente questo aspetto, e forse li vedremo sotto una nuova luce perché, guardando al comportamento di Gesù scopriremo – come ha ben messo in evidenza il prof. Castillo [1] - che:

(a) da un lato Gesù non ha seguito affatto ciò che tutte le religioni impongono ai propri fedeli: 1) Dogmi o verità nei quali bisogna credere; 2) Leggi o comandamenti che bisogna osservare; 3) Rituali o cerimonie religiosi che bisogna praticare. Infatti, nessuna di queste tre cose si trovano nei vangeli. Per quanto possa sembrare sorprendente, Gesù aveva elogiato la fede di persone che non avevano le stesse credenze della religione in cui lui era stato educato: un militare romano (Mc 8, 10) che non si sa quale fra i tanti dèi adorava; una donna di religione cananea (Mt 15, 28) che, orrore, adorava Baal; un samaritano curato della lebbra (Lc 17, 19) che, insieme al Dio d’Israele, adorava altre cinque divinità (visto che i samaritani avevano eretto templi su cinque colli per vari dèi - 2Re 17, 30ss., sì che i giudei lo consideravano impuri eretici). Come mai Gesù ha elogiato la fede di persone che non praticavano l’unica vera religione, ma adoravano invece idoli che Yhwh aveva impedito di adorare (2Re 17, 35.40s.)? Perché quelle persone erano molto umane, cioè profondamente buone. Sono questi i fatti che ci fanno dire che Gesù non ha fondato una nuova religione, visto che ha trascurato così platealmente tutte le regole basilari su cui si fonda ogni religione.

(b) dall’altro lato, Gesù si è continuamente attivato per difendere, restituire la dignità e dare felicità a tutti gli esseri umani. Perciò si comprende come le due grandi preoccupazioni di Gesù siano state: il problema della salute degli ammalati e il problema del mangiare per coloro che non possono condividere tavola e cibo. Questi sono i due grandi temi che appaiono costantemente nei vangeli.

Se avete qualche dubbio basta andar a leggere le pagine iniziali dei vangeli. Ma prima di leggere, come ha ben chiarito sempre il prof. Castillo, teniamo presente che ciò che c’interessa dei vangeli non è la effettiva storicità dei racconti (non dobbiamo cioè leggerli come fossero fatti di cronaca), quanto il loro significato teologico [2] e, guardando le cose da quest’angolo visuale, avremo conferma che l’inconoscibile Dio trascendente, che noi possiamo conoscere parzialmente solo attraverso il comportamento di Gesù, sta lì dove si pone rimedio alla sofferenza degli infermi e alla fame dei poveri.

Nel racconto della guarigione della suocera di Pietro, in Matteo (Mt 8, 14ss.) viene messo subito in rilievo l’aspetto negativo della mentalità maschile: non interessarsi alla salute della donna, e men che meno chiedere a Gesù la guarigione di un essere sub-umano qual era considerata la donna [3]. Non sfiorava neanche la testa dei maschi scomodare Gesù, l’uomo-Dio, per curare e guarire una donna. Si può chiedere a Gesù di guarire i ciechi, i paralitici, si può chiedergli di resuscitare perfino i morti, ma non la guarigione di una femmina impura. Visto che neanche il negativo Pietro [4] si interessa e si prende cura di questa donna, è Gesù a prendere l’iniziativa. Gesù che è la manifestazione di Dio vitale e creatore, ridona vita là dove c’è l’infermità.

Guardiamo un altro racconto: «Mettiti in mezzo» ordina Gesù all’uomo con la mano paralizzata, all’inizio del più antico dei vangeli (Mc 3, 1-6). “In mezzo alla sinagoga” era il luogo dove si mettevano i libri sacri; tutta la gente attorno in ossequiosa riverenza. Gesù ci sta dicendo che il centro non spetta ai libri sacri, non spetta alla legge divina e mette in centro l'uomo paralizzato [5]. Allora al centro, nella vita del credente cattolico, non ci deve essere alcun testo sacro da osservare, ma un uomo a cui volere bene. Alzati per riacquistare la tua dignità, e poi non mettere al centro i libri sacri con le loro leggi divine, la cui osservanza ti ha ridotto in questo stato, ma mettiti tu, uomo. Poi, Gesù si rivolge a quelli attorno a lui che osservano ciecamente le regole religiose, e scoppia l’inevitabile scontro: «Di sabato si può fare del bene e fare del male?». Lui sta per fare chiaramente del bene. Gli altri non vogliono che Gesù operi la guarigione: vogliono il rispetto della legge divina che impone di sabato la cessazione di ogni attività, compresa quella curativa; il che a questo punto – a noi che guardiamo dall’esterno - appare chiaramente come il male, mentre per i pii credenti di tutti i tempi è invece il bene: essi sono convinti che l’osservanza della legge divina sia la cosa più importante. Si può «salvare una vita o sopprimerla?» Lui sta per dare più vita a chi ne ha poca; gli altri tacciono, sono in difficoltà, non si pronunciano. In realtà, però, a loro interessa poco la salute di quest'uomo: a loro interessa trovare un motivo per dire che Gesù sta oltraggiando Dio non mettendolo al centro della vita umana: in effetti Gesù con il suo insegnamento viola spudoratamente la legge di Dio, sta buttando all'aria tutta la religione, sta buttando all'aria tutto il prestigio del magistero, tutta l’autorità del magistero; ecco la decisione di eliminare chi, mettendo il bene dell’uomo e non la Legge di Dio al centro della vita, crea questo sovvertimento [6]. Proprio nel fare questa scelta, cioè, Gesù si è giocato la pelle. Quando una fa una cosa che gli può costare la vita evidentemente è perché è convinto che quella cosa sia assai importante, e non gli interessa di finire ammazzato per essa [7].

Ma cosa sperava di conseguire Gesù comportandosi in quel modo? Gesù non voleva rendere la gente più religiosa, bensì renderla più umana. Perché è di questo che tutti abbiamo bisogno. Tutte le persone sono in contemporanea umane ma spesso anche disumane. Troppe volte, quello che comanda nel mondo non è l’umano, ma l’in-umano, e questo è il motivo per cui c’è tanta violenza in giro, per cui noi ci facciamo del male gli uni agli altri (Castillo J.M.). Questo è ciò che Gesù voleva (e ancora c’invita a) fare. Perché il cammino per incontrare Dio non è il cammino che ci porta a farci santi, bensì quello che ogni giorno ci rende più umani.

E alla fin fine chi lo ha ammazzato? Va ribadito [8] che, fin dall’inizio del più antico dei vangeli emerge in maniera assai nitida che quelli che vogliono uccidere Gesù (Mc 3, 6; Gv 5, 16)) non sono affatto i cattivi peccatori come ci hanno sempre insegnato. Gesù non corre mai alcun pericolo quando sta in mezzo ai peccatori, alle prostitute, ai ladri (che siano i pastori, i pubblicani, non importa). Guarda caso a ucciderlo sono le persone più pie e devote, sono coloro che osservano religiosamente tutti i precetti divini, hanno Dio sempre sulla bocca e mettono Dio al centro della loro vita. Ce lo dice papale papale sempre il vangelo: «I capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano di farlo morire…ma non sapevano come fare perché tutto il popolo pendeva dalle sue labbra nell’ascoltarlo» (Lc 19, 47-48). E perché vogliono la morte di Gesù? Semplice: Gesù ha fatto emergere che la vera divinità adorata nel Tempio non è il Padre di Gesù, ma è mammona, è il denaro, sì che la casa di Dio è stata trasformata in una spelonca di ladri che curano principalmente il proprio interesse. E pur di curare, di fare il bene dell’uomo, Gesù viola tranquillamente le norme spacciate per divine, e quindi per ciò solo crea pericolo per il clero, perché mette in pericolo l’autorità di chi sta al potere. Il comando dei sacerdoti, per sua natura, non permette contraddizioni. Il popolo gregge non può discuterlo, né commentarlo, né metterlo in dubbio, deve solo prontamente eseguirlo. Gesù non solo lo mette in dubbio ma si oppone ad esso. Se le pecore capiscono e lo seguono, ogni comando dovrà essere ripetuto, ma l’ordine ripetuto più volte sempre invano diventa impotente. Ecco perché i sacerdoti vedono Gesù come un pericoloso e sovversivo avversario. I sacerdoti insegnano che essere da Dio dipende dall’osservanza della Legge. Gesù li smentisce e dimostra alla gente che essere da Dio dipende dall’amore per l’uomo [9].

Siamo davanti a una chiara dimostrazione di come ai capi religiosi interessi più la religione che la vita, mentre Gesù, agendo come ha agito, dimostrava di aver capito che la religione può essere una minaccia seria per la vita e la felicità degli uomini [10]. Nei quattro Vangeli ci sono per lo meno 82 racconti che hanno relazione diretta con la salute o con la cura della vita, il che significa che per Gesù migliorare la salute della gente è fondamentale nella sua vita e nella missione che doveva compiere per parlarci di Dio e per rendercelo presente [11]. Il Dio di Gesù dona vita. L’idolatria – come insegnava del resto la religione - è peccato perché ogni idolo toglie vita. Il grave è che per Gesù anche la religione, con le sue regole, può diventare idolo e togliere vita, come ad esempio nei casi evidenziati da padre Balducci: “Ogni volta che legittimiamo l’oppressione anche di una sola coscienza, noi siamo dalla parte della morte”.

Basta continuare a leggere i vangeli per accorgersi che essi tornano e ritornano, da diversi punti di vista, su questi nodi centrali della vita umana profana: il problema della salute, la guarigione degli ammalati, e il problema del mangiare. Si guariscono in continuazione gli ammalati e si dà da mangiare agli affamati perché i due grandi temi pratici nei vangeli sono i due grandi temi che preoccupano ogni persona, di ieri come di oggi: la salute e il mangiare. Proprio per questo, nei vangeli, Gesù sta sempre guarendo gli ammalati e dando da mangiare o mangiando… funzioni religiose? Cercatele pure, non ne trovate nessuna [12]. Il profano viene prima del sacro. Ma allora questo significa che l’uomo sacro (il sacerdote) non è superiore all’uomo profano (il laico). Gesù non era un sacerdote, anche se noi l'abbiamo elevato a Sommo Sacerdote (Eb 3-7). Il gruppo che si ritiene superiore (come si ritiene la casta sacerdotale) si vede privato del potere di impartire ordini a quello inferiore (il popolo gregge), e questo è ovviamente inaccettabile: bisogna uccidere Gesù.

Gesù non era neanche un medico, solo un laico profondamente religioso (o meglio: spirituale), ma ha praticato la religione non adempiendo ai sacri riti e ai culti liturgici, non obbedendo ai sacerdoti, ma sempre e solo lenendo o riducendo la sofferenza degli ammalati, dei poveri, degli esclusi, anche se per fare questo doveva violare le leggi divine che il clero imponeva a tutti.

Se questo è il programma di Gesù, è anche scontato che tutti (credenti ma anche non credenti) possono impegnarsi e dare il proprio contributo affinché le condizioni di salute e di cura degli altri migliorino, almeno di un pochino. Ecco perché Gesù è universale. La Chiesa, con l’imposizione dei suoi dogmi che creano divisione, non lo può essere, anche se pretende di esserlo. Spesso i capi della Chiesa si comportano come i capi religiosi di allora che “sanno” (Gv 9, 24), sanno tutto, ma in realtà non conoscono Dio anche se pretendono di essere i suoi rappresentanti: ecco perché si è detto che Gesù aveva avvertito di fare attenzione perché anche la religione può diventare idolo e togliere vita.

Superfluo far notare che con questo comportamento Gesù non aveva irritato solo la classe dirigente, ma aveva anche scombussolato la società intera, abituata ad obbedire sottomessa. Ricordate Giovanni Battista (Mt 11, 3)? Questo profeta assai credente non era rimasto sconcertato da teorie o da dogmi che venivano a formarsi attorno a Gesù, ma proprio dalle opere che Gesù realizzava [13]. E non è strano che lenire le sofferenze dei più disgraziati crei grande nervosismo nel clero, tanto da far sorgere nella classe dirigente il proposito di ucciderlo? No, per i motivi sopravvisti, se pensiamo che comportandoci come Gesù toglieremmo anche noi ai detentori del potere gran parte dei loro privilegi.

E capite bene perché anche le persone assai credenti di oggi continuano ad essere sconcertate da papa Francesco che si richiama solo ai vangeli, cioè ai comportamenti misericordiosi di Gesù, mentre i credenti più ortodossi, come ai tempi di Gesù, vogliono ancora anteporre alla dignità e alla felicità degli esseri umani le tradizionali pratiche religiose, l’obbedienza alla gerarchia e lo splendore del culto liturgico [14]. Continuano a mettere Dio al centro, e questo Dio va onorato con culti e solenni cerimonie, rigorosamente in chiesa.

Per questo, molti pii credenti hanno affermato che chiudere le chiese, col coronavirus, come fossero le saracinesche di un qualsiasi negozio, è stata una scelta sbagliata [15]. È stato come sbattere le porte in faccia a molti fedeli che credono nel Vangelo. Ma se andiamo a vedere cosa Gesù ha detto veramente nel Vangelo…

La samaritana al pozzo (l’episodio dell’incontro con la samaritana al pozzo è stato ricordato proprio in una recente domenica di quaresima) si è lasciata convincere da Gesù ed è ormai pronta ad accogliere il suo messaggio, ma pensa ancora che la relazione con Dio sia favorita dal culto in un certo santuario (Gv 4, 20), perché così le hanno insegnato: dove si deve adorare il vero Dio? Quale religione è quella vera? In cosa consiste il culto autentico? Le religioni di tutti i tempi si sono preoccupate di rispondere a queste esigenze delineando e delimitando uno spazio sacro. Gesù invece dice che, a partire da quel momento (e sono ormai passati duemila anni) la vera religione, il vero tempio, il centro di tutto non sta né in questo luogo né in un altro, né in questa religione né in quell’altra, ma “nel cuore dell’uomo”, nell’incontro con l’altro. Cioè, dove si riproduce quanto è avvenuto nell’incontro di Gesù con la samaritana. Gesù ha realizzato il passaggio dalla religione esteriore alla spiritualità interiore (Castillo J.M., Commento al Vangelo di Gv - domenica 15.3.2020). Il Padre non ha bisogno di chiese o di santuari, di processioni o di messe solenni, ma di figli che gli somiglino; la comunione con Dio non ha più bisogno di uno spazio sacro, di una chiesa. Anzi, chi continua ad andare al santuario corre il rischio di non incontrare Dio. Il culto stesso non va più rivolto a Dio, ma consiste nell’accogliere l’amore che Dio ci offre gratuitamente, e poi nel prolungare questo amore verso gli altri uomini (Maggi A., Commento al Vangelo di Gv - domenica 15.3.2020).

E allora, come ben spiega l’immagine spagnola in testa a quest’articolo “La Chiesa non si chiude, si chiudono i locali di culto, perché la Chiesa siamo noi, corpo vivo del nostro Signore Gesù Cristo, e noi siamo in ogni luogo”.

Allora, chi sa che il coronavirus non sia capace di fornire una spinta per realizzare finalmente anche questo cambiamento. Non c’è più da fare una distinzione fra sacro e profano, perché tutto è profano, o meglio, tutto è stato santificato da Dio [16]. Forse i tempi sono ormai maturi per raggiungere una visione sacro-profana unica e unitaria [17]. E se il Dio di Gesù si trova nel profano, si trova nei carcerati e nella disumanità del carcere, nei poveri che domandano l’elemosina per strada, si trova negli stranieri che le persone pie e religiose vorrebbero ancora oggi ricacciare in mare da dove sono venuti (cioè vogliono cacciare Dio stesso). Gli immigrati vivono, consumano, esistono; se sono in regola anche lavorano e pagano le tasse. Eppure, buona parte degli italiani che si dichiarano cristiani vorrebbe usarli senza vederli, e trema pensando di perdere la propria identità. Proprio noi italiani, che siamo derivati da una stratificazione di popolazioni che hanno invaso il nostro territorio nei secoli passati [18]. Tutti sfruttano gli stranieri, ma nessuno li ama (badanti per i nostri vecchi, operai edilizi, donne delle pulizie, raccoglitori di pomodori: sono le braccia senza le quali non mangeremmo pomodori, o li pagheremmo dieci volte tanto).

Da notare che questa visione unitaria, alla quale dovremmo tornare, era la visione dei primi cristiani. Le prime comunità che conosciamo attraverso le lettere di Paolo non avevano spazi sacri per i rituali religiosi perché non avevano templi, non avevano oggetti sacri, non avevano paramenti, non facevano purificazioni, abluzioni rituali. Quindi non dovevano preoccuparsi della chiusura delle chiese. La spiritualità era mescolata con il quotidiano, il culto divino si celebrava sulla tavola familiare e nell’ambiente di una casa privata. La spiritualità si trovava nella vita normale della gente, il profano assurgeva a sacro. E proprio per questa mancanza di statue delle loro divinità, di templi, di riti e di oggetti sacri, le persone pie e religiose di allora li considerava degli atei, e quindi il cristianesimo non era considerato una religione. Ma era giusto così, perché – come si è detto, - Gesù non aveva fondato nessuna religione [19], non aveva ordinato nessun prete e nessun vescovo, neanche fra gli apostoli.

“Va bene” obietterà qualcuno, “ma la chiusura di oggi ci impedisce di accedere all’eucaristia e senza eucaristia domenicale per i cristiani non è possibile vivere” [20]. Ma cos’è l’eucaristia? Nell’eucaristia Gesù si fa pane, nutrimento di vita affinché noi che lo accogliamo siamo poi capaci di farci a nostra volta pane per gli altri, nutrimento per gli altri. L’eucaristia è un dinamismo fra amore che riceviamo da Dio e amore che noi diamo agli altri. Ma affinché ci sia questo pane, non c’è solo l’eucaristia, c’è anche la Parola. Anche la Parola di Dio è allora pane che ci alimenta, in questi tempi in cui non abbiamo l’accesso alla chiesa. I musulmani hanno qualcosa di analogo: imparano a recitare il Corano, e visto che per loro il Corano è stato dettato direttamente da Dio, imparandolo a memoria anch’essi si nutrono della Parola di Dio, assimilano il Verbo.

E dice sempre Gesù che se uno osserverà la sua Parola, Dio prenderà dimora in lui (Gv 14, 23). Quindi, Dio non è né lontanissimo lassù nel cielo, né vicino all’uomo, ma dentro all’uomo, anche senza l’eucaristia. Non facciamo allora un idolo dell’eucaristia, perché è possibile vivere anche senza di essa.

In conclusione, questo coronavirus, grazie alla paura causataci, forse riuscirà a far emergere la solidarietà: c’è un indizio nel fatto che, affacciandosi alla finestra per aprire o chiudere gli scuri salutiamo e veniamo salutati da quelli che abitano sull’altro lato della via, di fronte a noi, mentre prima non ci si degnava di uno sguardo, pur magari conoscendoci di vista. Tutti, credo, si sono accorti che abbiamo bisogno di affetto, calore umano, e non di essere divisi fra mute che si scannano fra di loro come ormai quotidianamente avveniva in politica e nei nostri programmi Tv che poi facevano presa nella comunità. Se passata la pandemia ci sorrideremo di più anche per strada, se useremo parole più garbate anche nel traffico caotico al momento svanito come per magia, se almeno qualche volta avremo l’impulso gratuito di tentar di rendere felici le persone che incrociano la nostra strada, forse potremo dire che è stato il coronavirus a metterci sulla strada della conversione. “Forse anche tutti noi potremmo trarre qualche riflessione da tutto quello che sta succedendo: sentirsi più uniti rinunciando alle critiche e cattiverie, essere più umili riconoscendo la propria vulnerabilità, rispettare l’ambiente e questo mondo che Dio ci ha donato e che noi stiamo maltrattando, sporcando e insultando. Dopo la schiavitù e le piaghe gli uomini si sono messi in cammino, un lungo cammino periglioso e desertico. Potremmo cogliere qualche segno...” (Passalacqua L., Commento al Vangelo di Gv – 15.3.2020).

 

Dario Culot

[1] Castillo José M., Teología Popular (I), ed. Desclée De Brouwer, Bilbao (E), 2012, 77s.

[2] Castillo J.M., L’umanizzazione di Dio, EDB, Bologna, 2019, 238s.

[3] Ricordo che nel bottino di guerra la donna viene conteggiata dopo gli asini (Nm 31, 34-35).

[4] Cfr. l’articolo Pietro al n. 480 di questo giornale, https://sites.google.com/site/ultimotrimestre2018rodafa/numero-480---25-novembre-2018/pietro .

[5] Maggi A., Versetti pericolosi, ed. Fazi, Roma, 2011,63.

[6] Maggi A., Il sabato è per l’uomo e non l’uomo per il sabato, in A partire dai cocci rotti, ed. Cittadella, Assisi, 2001, 55.

[7] Ultimamente pensiamo a soli quanti difensori della natura e dell’ambiente si sono fatti ammazzare in sud America, in Africa, in Romania.

[8] Cfr. più ampiamente quanto detto nell’articolo Chi ha causato la morte di Gesù?, al n.446 di questo giornale, https://sites.google.com/site/numeriarchiviati2/numeri-dal-26-al-68/1999992---aprile-2018/numero-446---1-aprile-2018/chi-ha-causato-la-morte-di-gesu .

[9] Maggi A., commento al Vangelo di Gv 9, 1ss. - 22.3.2020, in www.studibiblici.it.

[10] Castillo J.M., L’umanizzazione di Dio, EDB, Bologna, 2019, 249s.

[11] Castillo J.M., L’umanizzazione di Dio, EDB, Bologna, 2019, 237.

[12] Castillo J.M., Perché il Concilio non ha dato i frutti attesi, conferenza tenuta a Montefano il 1.6.2013.

[13] Castillo J.M., L’umanizzazione di Dio, EDB, Bologna, 2019, 243.

[14] Castillo J.M., L’umanizzazione di Dio, EDB, Bologna, 2019, 250.

[15] Cfr. la lettera a “Famiglia Cristiana” n.10/2020, 6; n.12/2020, 7 si legge quasi un rimprovero ai preti: “Avevo fame di Eucaristia, e te ne sei rimasto chiuso a casa”. Ma non è strano che questo sia normalmente il pensiero dei credenti attaccati alla Tradizione che più di tutti sono contrari all’ordinazione sacerdotale in Amazzonia di probiviri sposati, quando proprio in quei posti i cristiani non possono sfamarsi di eucaristia per mancanza di preti (non perché devono starsene chiusi in casa), e questo succede non per qualche domenica, ma spesso per tutto l’anno.

[16] Castillo J.M., Simboli di libertà, ed. Cittadella, Assisi, 1983, 526.

[17] Maggi A. e Thellung A., La conversione dei buoni, ed. Cittadella, Assisi, 2005, 22.

Sostenere allora - come fa il vescovo di Trieste Giampaolo Crepaldi, Coronavirus l’oggi e il domani, in https://www.diocesi.trieste.it/2020/03/20/coronavirus-loggi-e-il-domani/ - che è “una sciocchezza” l’idea che l’uomo debba comportarsi meno presuntuosamente ed entrare con più umiltà in armonia con la Madre Terra, posto che l’uomo deve al contrario dimostrare il suo “dominio sapiente sulla natura”, suona quanto meno azzardato, visto ciò che viene affermato nel Vangelo di Giovanni e visto ciò che che finora l’uomo è riuscito a fare con la sua supponenza: in effetti, di evangelico nella nostra economia è entrato davvero poco. Il vescovo sottintende, con queste sue affermazioni, una implicita condivisione di quanto il presidente brasiliano Bolsonaro pubblicamente sbandiera sostenendo che nessuno gli può dire cosa fare o non fare in Amazzonia e che il suo Paese già esercita il “dominio sapiente sulla natura”.  Ma se è sotto gli occhi di tutti come questo governo sapiente dell’uomo sta distruggendo la vita sul pianeta terra: l’inquinamento aumenta in forma allarmante, la temperatura sale, aumentano le siccità e i nubifragi, i raccolti vengono danneggiati, si distruggono le foreste e spariscono tante specie animali e vegetali. La conferma a un’ipotesi che la diffusione del coronavirus sarebbe stata favorita dall’inquinamento è giunta dalla recentissima Relazione circa l’effetto dell’inquinamento da particolato atmosferico e la diffusione di virus nella popolazione della Società italiana di medicina ambientale (S.I.M.A.) e delle Università degli Studi di Bari e di Bologna. Gli indios dell’Amazzonia, che mostrano grande rispetto per la Madre Terra (o Pacha Mama niella loro lingua quechua), si dimostrano chiaramente più cristiani di noi.

[18] Tanto per dire, il mio cognome è francese e risale ai tempi di Napoleone. E se solo guardiano all’elenco telefonico di Trieste i cognomi italiani puri sono veramente pochini.

[19] Cfr. L’articolo Gesù ha fondato una religione? al n.474 di questo giornale.

[20] Bianchi E., Ma la Chiesa non può chiudere, “La Repubblica” - 16 marzo 2020. Cfr. nota 15.

[21] Maggi A., Commento al vangelo di Gv 9, 1ss. del 22.3.2020, in www.studibiblici.it