Prologo in cerca di autore

The Rothko Chapel of the Menil Collection, Houston, Texas, USA

- foto tratta da commons.wikimedia.org

Tu, leggiti, la ami. È il tuo segreto, anzi, d’ora in poi sarà il nostro. Un segreto fatto di cospirazione universale e desideri senza memoria. Ché il desiderio vive nel futuro, è il futuro, quel domani cui tendi con urgenza velata, plasmando inconsapevolmente le tue più sapide malinconie.

Ma procedi con ordine: tu, chi sei?

Tu sei un uomo e tu, quando una musica ti strappa il cuore e il cielo ti fa sentire stretto il mondo, devi scrivere. Col tempo i pezzi di carta hanno fatto posto a tastiere impolverate e schermi luccicanti, ma tu devi continuare a scrivere, devi lasciare una traccia di quella cosa che ti sgorga nel petto. E quando hai fatto, quando hai scritto, la vita è bella.

Poi passano i giorni e le cose si complicano. È un po’ come se dovessi consegnare la tua storia all'umanità, un’umanità un po’ scorbutica e impaziente di leggerti, ovunque essa sia finita nel frattempo. Mentre la cosa più probabile è che invece, a questa presunta umanità, non gliene freghi un fico secco delle tua storia, dei tuoi piccoli drammi, del loro presumibile corredo morale.

Ecco, se ti è chiaro il rischio di finire dritto tra le braccia ossute dell’indifferenza universale, ma non puoi comunque fare a meno di correrle incontro, allora questa storia deve essere scritta. Che poi venga letta, digerita e forse amata, questo si vedrà. Intanto bisogna pur cominciare da qualche parte.

Qui sta il primo vero problema. Già, perché tu sei uno di quelli dall’inizio facile quanto inconcludente, quindi disponi di una miriade di attacchi strepitosi che si sgonfiano nel giro di un paio di pagine. Hai scritto pagine? Diciamo pure un pugno di periodi.

Sicuramente l’uomo che ha inventato il detto “chi ben comincia è a metà dell’opera” non ha considerato la tua esistenza. Oppure tu sei l’eccezione, quell'essere speciale che serve a ricordare la regola al mondo intero. Ne saresti certo lusingato, ma sfortunatamente non è così, a meno che tu non voglia far diventare ogni comunissimo difetto un motivo di vanto. E come se non bastasse, sull’incipit incombe la più sinistra delle aggravanti per chi si accosta alla scrittura: la pigrizia. Che, unita a un perfezionismo dai tratti autistici, compie il dannato ossimoro che finora ha divorato le tue velleità letterarie, costringendoti a scrivere solo versi chirurgicamente cullati dalla loro stessa musica.

Anche per questo a vent’anni ti dicevi che non avresti mai ceduto al turpiloquio asimmetrico della prosa; così scrivevi, qualsiasi cosa volesse dire. La verità è che sono passati più di quindici anni e i tuoi versi sono finiti in uno scaffale traballante della memoria di chi li ha letti. E soprattutto sono pochi, sia i tuoi versi sia chi li ha letti.

Insomma, tu saresti uno scrittore? Tu, che non sei mai riuscito ad arrivare a mezza pagina di prosa senza riscriverla cento volte? E stavolta cosa c'è di tanto speciale da convincerti a proseguire? Da farti sperimentare il rischio di rimanere intrappolato nella tua stessa storia? Da farti lasciare la retta via per addentrarti nella selva delle tue paure, dei tuoi rimpianti? Cosa ti è successo?

Ti sei innamorato. Ancora. Tanto è sempre la stessa volta.

 

Domenico Petraroli