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"Agape ed eros, mentre a Lui/Lei penso"

Negli intenti di Rodafà, la composizione sta a suggerire le dinamiche sovversive, non pacifiche, né tranquillizzanti, che intercorrono tra l’amore di dedizione, di sacrificio, di uscita da sé – l’agápe neotestamentario – e l’amore appassionato, folle, quasi disordinato, che contraddistingue invece l’éros.

La casa, di tipico stile precarsico, alla periferia di Trieste, presente nel rione di Roiano, individua il centro degli affetti, il cuore dell’intimità, della condivisione, dell’incontro. Il nucleo affettivo da cui tutto si diparte. Ci sono i bambini, una figura maschile forse anziana: le età della vita, il gioco e la responsabilità.

Il disegno sovrastante la casa parla di preoccupazioni domestiche, intense, costanti, vere, prova di autenticità delle scelte di vita.

A sinistra, il disegno potrebbe riprodurre la danza di Salomè, un éros posto al servizio del potere, che è esso però il vero colpevole del suo asservimento, mentre la danzatrice interpreta l’arte personale ed entra in un turbinio centripeto dove si esaurisce compiacendo il potere.

Ma il disegno potrebbe anche riproporre l’episodio della peccatrice che i maschi volevano lapidare se non fossero stati dialetticamente disarmati da Gesù di Nazaret.

Il disegno a destra invece ritrae i movimenti dolci, eleganti, raffinati, sobri, casti, di una figura femminile che appare triste ma che sa vivere con naturalezza consapevole, fiducia, spontanea determinazione, la propria personalità.

Intanto Rodafà pensa. E compaiono i simboli religiosi delle grandi confessioni religiose.

Pensa a Dio come a un “Lui” o ad una “Lei”? Non è dato saperlo. Si pone però almeno l’interrogativo, rompendo il monopolio maschilista nel relazionarsi all’alterità di Dio.

La conclusione va nel senso di suggerire una possibile interpretazione dell’agápe come éros innocente, come éros non violento.