Urlare non Serve a Nulla
Novara inizia subito con l'inutilità delle sberle o delle sgridate che
mortificano i bambini ed i ragazzi.
Un tempo , l'autoritarismo dei genitori faceva si che avessimo dei bambini che seguivano più che regole , dei comandi.
"Il bambino a cui abbiamo urlato , che abbiamo sgridato,
strattonato, l'adolescente sminuito , umiliato ,acquisisce
un senso di sè svalutato.Svilupperà un'autostima molto bassa , che lo farà stare male e che comprometterà quel rapporto
idilliaco che i genitori vorrebbero tanto avere con lui e che
probabilmente non riescno ad avere proprio perchè manca loro qualcosa".
Oggi abbiamo troppi genitori che danno troppo , dal punto di vista
materiale ed emotivo , l'ACCUDIMENTO PREVALE SULL'EDUCAZIONE ". Novara punta molto sul ruolo del padre che è cambiato , non è più colui che
da le regole , ma è diventato una sorta di
mammo , mentre lui insiste sul fatto che nel primo anno , l'accudimento del piccolo dovrebbe essere quasi esclusivo della mamma e lui dovrebbe solo facilitarne il compito.
Una volta era il papà che insegnava ad andare in bicicletta ,
infondeva coraggio al figlio , ora si vedono solo bambini che
sono protetti in tutte le parti del corpo e non sperimentano
la parola " coraggio ".
Molto bella questa frase : " Non basta dire che i genitori amano i loro figli , i bambini hanno bisogno di avere dei genitori ,
piuttosto che essere amati."
Importantissimo dare al proprio figlio delle autonomie , seguire
l'esempio della Montessori che diceva di non fare ciò che può
fare il bambino , perchè lo si rende solo malato.
Occorre distinguere tra regole e comando.
Il comando è : " Stai seduto a tavola !", la regola è " A tavola si
mangia seduti ".
I bambini ascoltano volentieri le storie e le avventure dei
loro papà quando erano piccoli . Molte volte si sentono dei
papà che non sanno cosa dire ai propri figli, mentre basta
> semplicemente raccontare la propria giornata o la storia della propria famiglia.
" Il padre che consente al figlio di fare da solo ,mette le basi
perchè il figlio , una volta cresciuto , se la sappia cavare nella
vita."
Termino con questo concetto , mentre il bambino non cerca il conflitto con il genitore , ed è sufficiente la chiarezza comunicativa della regola ,
l'adolescente oltre alla regole , ha bisogno di una strategia e della
capacità di saper negoziare , per fargliela accettare.
Novara insiste sul fatto che la poca fermezza dei
genitori , contribuisca a creare dei bambini tirannici.
I genitori di oggi tendono a dare cio' che non hanno
avuto da piccoli loro.Non vogliono commettere gli errori
dei propri genitori e provano in tutti i modi a non essere
troppo severi , non sapendo che un bambino per crescere sano
ed equilibrato , ha bisogno di regole precise , che inquadrino
il suo spazio ed il suo tempo , all'interno dei quali potra' vivere in
totale liberta ' e sicurezza .
Novara elenca gli errori da evitare e che rendono un bambino tirannico. .
.La prima cosa da evitare e ' la servivolezza .Non bisogna fare cio ' che il bambino è in grado di fare in maniera autonoma.
Non bisogna anticipare i suoi desideri .
I bambini di oggi non hanno nemmeno il tempo di desiderare qualcosa, che i genitori li anticipano gia ' . Spesso. le mamme che prendono i figli da scuola , si offrono subito di comprare loro qualcosa, e temono , spesso, che i figli rimangano indietro rispetto agli altri.
Un atro fattore esagerato e ' il discussionismo.
Si cerca di compensare il fatto che i gentori ed i nonni ,
ancora meno, non parlavano con noi.
.Un altro errore da evitare consiste nella continua assistenza,
trasformandosi in maggiordomi, pronti a sevirli in tutto.
Questo succede , non solo dal punto di vista materiale ,
ma , anche linguistico, non permettendo ai propri figli molto
spesso di rispondere da soli e inibendo la loro necessità di
esprimersi.
. Un grosso sbaglio e'quello di delegare le decisioni ai bambini.
"Vuoi un fratelino o una sorellina ?" , "Come lo vorresti ",
"Vuoi la cotoletta o l ' hamburgher?".
Terminerei con le caratteristiche che devono avere le regole.
. Prima di tutto ci deve essere coesione. I genitori
devono essere uniti nel dare le stesse regole.
. Occorre chiarezza. La regola deve essere semplice e chiara.
. Deve essere realistica e adeguata all' età.
Il bambino deve essere in grado di eseguirla.
. Un altro elemento è la sostenibilità.
Assurdo: "vai a giocare, ma non sporcarti ", "Corri, ma non sudare.".
Tutto questo crea confusione. Infine la ragionevolezza, Prima di dare una regola è giusto chiedersi se quello che si pretende è per il bene del figlio o è dettato da un 'esigenza personale ed arbitraria.
In questo capitolo , Novara affronta il
problema della preadolescenza e dell' adolescenza ,
sottolineando la difficolta' che i genitori
dimostrano in questo periodo della vita dei loro
figli .
Uno studio condotto su degli adolescenti , tra i
16 ed i 17 anni , ha evidenziato che i ragazzi si rivolgono
ai loro genitori , molto spesso , utilizzando parolacce.
Mentre alle madri erano riservati molti piu ' improperi ,
al padre , erano rivolti più insulti , caratterizzati da
un tono denigratorio , riferito alla sua personalità, come:
"EGOISTA ", "PENSI SOLO A TE STESSO , NON TI IMPORTA DI ME ".
Tutto questo è dovuto al fatto che si è instaurato un rapporto tra
genitori e figli , basato , soprattutto, sulla confidenza e
sul volere essere amici" per forza ", dimenticando , che i figli
hanno bisogno di regole per indirizzarli sulla strada giusta.
Quello che bisogna ricordarsi , è che bisogna lasciare litigare
i bambini. Non bisogna inibirli.
E' giusto che facciano l'esperienza del litigio ,
del confrontarsi con gli altri.
Si sviluppa così la" capacità autoregolativa ".
Ossia la capacità di confrontarsi e negoziare con gli altri
Si impara a relazionarsi con il prossimo , mettendosi , anche
nei suoi panni.
Il bambino impara che esistono diversi punti di vista , oltre al suo e fuoriesce , lentamente dalla sua ottica narcisistica.
In questo modo , capisce quali sono i suoi limiti e le sue capacità confrontandosi con gli altri.
Quello che Novara vuole sottolineare è che i bambini affrontano
problematiche tipiche dell'età adolescenziale , in maniera sempre
più precoce.
Ecco che ora bisogna soffermarsi molto sui problemi della preadolescenza,
11-14 anni.
I bambini vivono gia' a 8 ,10 anni problemi come l ' anoressia,
fenomeni di precocita ' sessuale ed uso di sostanze come alcol,
pscicofarmaci e droghe.
Il tutto perché sono continuamente bombardati da messaggi nagativi , che vengono trasmessi , non solo dai media , ma anche da internet , da facebook , ecc.
Mentre fino ai 10 anni ha avuto un ruolo prevalente la madre , nel prendersi cura dei figli , dopo questa età , diventa fondamentale il ruolo del padre , per mettere quegli argini , così importanti per la vita di un ragazzo.
Il padre non deve essere l ' amicone , che rivive anche lui , insieme al figlio l ' adolescenza, ma deve essere il genitore che pone dei limiti e degli argini.
Fondamentali , ricorda Novara , sono le regole per gestire la
famiglia e queste regole devono essere stabilite , prevalentamente dal papà.
Una regola indispensabile è quella del rientro a casa la sera, un
problema che i genitori devono affrontare per la prima volta nella preadolescenza. Il ragazzino manifesta per la prima volta l ' esigenza di staccarsi dal nucleo familiare ed i genitori , molto spesso non sono pronti. "Occorre concordare un orario di rientro chiaro , individuato sulla motivazione reciproche".
È necessario " individuare un argine che può garantire l '
organizzazione della vita familiare, la sicurezza , il raggiungimento dell ' autostima
(dentro le regole sei libero di muoverti come preferisci ).
Questo argomento , mi è piaciuto tantissimo ,
e potrebbe essere utile per dare dei suggerimenti ai genitori,
quando lo chiedono , ed è quello del
" Cestino della rabbia ".
Novara suggerisce ai genitori di scegliere
un contenitore insieme al bambino,può essere una scatola
di cartone ,un contenitore di latta , ecc.
Dopo aver fatto ciò , il bambino lo può decorare come più
gli piace , in modo da personalizzarla.
Insieme , si sceglie un angolo della casa , dove posizionarlo.
Il bambino disegna la sua rabbia o cosa lo ha fatto arrabbiare
e butta nel contenitore i suoi disegni.
Oltre al disegno può buttarci , un foglio appallottolato o
un oggetto che lo rimanda all'emozione provata ( un giocattolo,
una figurina , un pupazzo).
In questo modo , il bambino sa che può buttare ciò che lo ha fatto star male , liberandosene.
Ogni volta che proverà sentimenti di rabbia , potrà cercare il
suo cestino , che diventa una specie di rituale . In questo modo riesce a controllare la sua rabbia , che rischierebbe di travolgerlo.
Il "cestino della rabbia " è uno strumento educativo , rivolto a bambini dai 4 ai 10 anni.
Aiuta i bimbi a metabolizzare la loro rabbia.
Novara sostiene che mentre i bambini fino ad una
certa età , fino alla preadolescenza , per esattezza,
potrebbero essere paragonati al cognolino , un animale affettuoso,
attaccato alla famiglia e bisognoso di coccole ed affetto ,
arrivati a quella fase critica , in cui i genitori devono
accettare il distacco fisiologico del ragazzino dal proprio nido , si
trasformano in "gatti",.
Il gatto è un animale schivo ,se irritato potrebbe graffiare ,
si nasconde , non si lascia prendere facilmente.
"Ecco una tecnica precisa che permette l'avvicinamento : il
padrone si siede o si sdraia su un divano e aspetta che sia il
gatto stesso a raggiungerlo e ad accoccolarsi con le fusa."
Così bisogna fare con i figli a quell'età : ABOLIRE LE DOMANDE INQUISITORIE e lasciarli liberi di aprirsi con noi , quando ne sentono il bisogno.
" EDUCARE I FIGLI VUOL DIRE SAPER FARE LA MOSSA GIUSTA PIUTTOSTO CHE VOLER ESSERE GENITORI PERFETTI!"
Novara sostiene che dietro ad ogni conflitto
si nasconde sempre qualcosa di molto profondo,
che non emerge , ma è la causa di esso.
Molto spesso i genitori si trovano in conflitto
con i figli adolescenti e pretendono di risolverlo
immediatamente con un rimprovero , per non passarci più
sopra.
Spesso i ragazini nascondono delle emozioni ,
difficili da fare emergere , ma che causano dei conflitti,
che per gli adolescenti sono importanti , mentre per i
genitori possono apparire solo delle banalità.
"Il conflitto per sua natura non può essere immediatamente
chiaro anche quando lo sembra , c'è sempre qualcosa di nascosto ".
Quello che i genitori devono comprendere , secondo Novara ,è che non si può risolvere tutto , lasciandosi trasportare dall ' emotività,
perché i figli perdono la voglia di comunicare e di aprirsi con loro .
Occorre riflettere , fermarsi a pensare prima di trovare una soluzione al conflitto,
Molto importannte è farsi aiutare da un'altra figura educativa : " Ne parlo con tuo padre "," Ne parlo con tua madre ".
Novara insiste sul fatto che i genitori non possono e non devono
conoscere l'interiorità dei propri figli , perché è giusto che i
ragazzi ne costruiscano una loro , diversa da quella dei genitori, per la loro autonomia.
Occorre, secondo il pedagogista , ascoltarli profondamente , porre delle regole , fondamentali per la loro crescita e queste devono essere chiare.
Il conflitto va risolto con calma e dandosi del tempo , per permetterci di capire cosa succede davvero ai nostri figli e senza pretendere di trovare una soluzione immediata.
"Far domande , cercare di osservare , di comprendere le profonde ragioni di quello che sta accadendo a noi e ai nostri figli è molto più efficace che pretendere di conoscerli fino in fondo e di essere in perenne sintonia con loro
E' difficile , quando si entra in conflitto con una persona ,
non farsi prendere dall'emotività.
Questo accade soprattutto , nei rapporti genitori - figli , marito - moglie , dove la conoscenza reciproca è talmente alta ,
che impedisce di analizzare le cose obiettivamente.
La rabbia , spesso, prende il sopravvento ed i
conflitti si concludono con frasi come questa :
" Gliene ho dette di tutti i colori , mi sono davvero
infuriato . Adesso vedrai che ha capito come funziona !"
Occorre , secondo Novara , liberarci dalla nostra emotività
per restare sul problema.
L'autore sostiene che la reazione immediata , è quella più
sbagliata . La reazione emotiva al litigio con i nostri figli,
sottolinea soltanto l'incapacità del genitore di gestire i
conflitti e la sua fragilità educativa.
Occorre PRENDERE TEMPO.
. Non ribattere.
Non cedere alle provocazioni dei figli , pensare bene
prima di rispondere per non mettersi ai loro livelli .
. Darsi un appuntamento per affrontare la questione.
La frase :" Ne parliamo questa sera quando c'è papà ",
sottolinea la voglia di comunicare da parte del genitore ,
il suo interesse e permette di gestire il problema con calma ,
senza farsi prendere dall'emotività.
. Definire una regola.
Occorre chiedersi se quello che vogliamo dai nostri figli,
è chiaro per loro.
Bisogna individuare una regola quando nasce un problema ,
in questo modo , si pensa ad un'educazione capace di gestire le situazioni ed i conflitti che nascono all'interno della famiglia.
Il rischio che Novara vuole sottolineare è quello
che spesso quando nasce un conflitto con una persona,
soprattutto se la si conosce molto bene ,
si tende a non stare più sul problema , ma a prendere di mira
la persona nella sua totalità.
Restare sul problema non è per niente facile . Un marito o una
moglie che ha dimenticato di nuovo le calze e i fazzoletti per casa ,
diventa la persona più irresponsabile del mondo , incapace di
rendersi utile.
Novara sostiene che non bisogna attaccare la persona , facendoci
condizionare dai nostri pregiudizi , ma occorre restare sul
problema.
Non si può offendere i figli con dispregiativi irreversibili , che
minano la loro dignità.
Quante volte quando si litiga con loro , utilizziamo frasi come :
" Non cambierai mai !", " Non combinerai mai nulla di buono !",
si rischia di rovinare la loro autostima , subendo una considerazione
negativa del genitore.
Quando si è in conflitto con i figli , occorre fare attenzione
a non farci prendere dall'ira , insultandoli , si rischia di creare
un muro ed il ragazzino non si confiderà più con noi, finendo per
nasconderci qualcosa di importante.
E' molto bella , a mio parere la tecnica del " precedente positivo",
ossia , dobbiamo , come genitori , porci delle domande di fronte ad un
insuccesso del figlio e chiederci ad esempio : " C'è una volta in cui
le cose sono andate diversamente ?", "Quando e perchè mio figlio ha
dimostrato di farcela ?".
Tutti noi dovremmo farci queste domande e consultarci con gli insegnanti,
od altri educatori e capire cosa si nasconde dietro al comportamento
sbagliato di nostro figlio.
Questo ci permette di riflettere su cosa ha funzionato allora e cosa ,
non funziona adesso.
(Commento a cura della Dott.ssa Chiara Evelli, Educatrice, Pedagogista, Maestra scuola dell'Infanzia)