Non Aprite quella Pappa, di Laura Bruzzanti

Questo libro è stato scritto dalla giornalista Laura Bruzzanti dopo

essere diventata mamma.

L'autrice si rende conto che i genitori sarebbero disposti a spendere

qualsiasi cifra per il bene del loro Bambino e questo accade anche con il

cibo.

La scelta di ciò che diamo da magiare ai nostri figli viene,spesso,

condizionata dalla marca e dalla pubblicità che ruota intorno ad essa. Un

tempo si diceva che il bambino dovesse essere nutrito con il latte materno

fino ai 6 mesi e poi si poteva iniziare a schiacciare il cibo che i

componenti della famiglia mangiavano.

Con l'industrializzazione, sono nati i primi omogeneizzati, sicuramente

molto utili alle mamme lavoratrici, ma sono stati fatti passare più

genuini rispetto ai prodotti naturali, come una semplice mela raccolta

magari nel proprio giardino e poi grattugiata.

La produzione di baby food "è regolata da norme speciali:devono

contenere

i livelli minimi e massimi ben precisi di vitamine e sali minerali, non

possono contenere sale aggiunto , i residui massimi consentiti di

antiparassitari sono molto più bassi,così come i residui massimi di

contaminanti", tutto questo appare agli occhi della mamma attenta alla

salute dei propri figli, come una cosa ottima , che deve essere comprata

senza dubbi.

In un'intervista Adriano Cattaneo, componente del Gruppo Nutrizionale

dell'Associazione Culturale Pediatri, ha affermato che il baby food non

è migliore del cibo preparato in casa con prodotti genuini e freschi e

che i bambini possono mangiare il cibo consumato dal resto della

famiglia.

"E' vero che la legislazione che riguarda il baby food è molto

rigorosa, ma è altrettanto vero che le ricerche hanno dimostrato che

può essere contaminato per esempio da micotossine, metalli pesanti,

interferenti endocrini di vario tipo,etc."

Un'altra contestazione riguarda il fatto che il bambino quando è

nell'utero è abituato a nutrirsi con il cibo della mamma ed è cresciuto

dentro di lei senza alcun problema. Giustamente viene da pensare come mai

per il feto non si prendano tante precauzioni, mentre per i bambini dai 6

mesi ai tre anni , bisognerebbe scegliere dei prodotti studiati per loro.

In questo modo dovrebbero riabituarsi quando sono più grandi al cibo

della famiglia, mentre sarebbe più giusto saltare questo passaggio e

nutrirli con prodotti genuini fatti in casa fin dai 6 mesi.

Occorre fare attenzione alle pubblicità spesso ingannevoli, che riescono

a mostrare i cibi più genuini attraverso l'uso di immagini o

sottolineando

gli ingredienti più sani , magari introducendone una quantità minima,

ma facendo pensare ad esempio che in che quel prodotto è contenuta una

grande

quantità di olio di oliva, mostrando un'ampolla d'olio e di olive, per

poi scoprire che in realtà è presente solo il 5% ed il resto sono tutti

oli vegetali non specificati.

Lo stesso vale per delle barrette al cioccolato che appaiono in

pubblicità

come merende estremamente leggere, ma questo perchè sono vendute in

confezioni molto piccole, mentre in realtà sono piene di grassi.

Occorre stare attenti anche alle parole, una merenda alla fragola non

vuol dire che sia fatta con le fragole, ma significa che sono stati usati

degli aromi per darle quel gusto.

E' giusto riflettere anche, sul forte impatto che la pubblicità ha sui

bambini, i quali sono molto attirati da quelle sul cibo perchè usano

motivi musicali ed immagini di cartoni molto accattivanti.

Frasi come : " Se mangi questo biscotto diventerai bravissimo a

giocare a calcio", convincono i bambini che quel prodotto ha davvero

quelle proprietà.

Nell'epoca di internet pubblicizzare un prodotto è ancora più semplice

ed economico, attraverso app, giochi online che attirano l'attenzione dei

ragazzi in maniera divertente e nello stesso tempo fanno sì che la marca

del prodotto sia collegato ad esperienze positive.

Le aziende, inoltre, riescono ad ottenere facilmente gli indirizzi di

posta elettronica ed i numeri di telefono dei ragazzini, attraverso

concorsi ai quali si può partecipare per avere un premio o uno sconto,

registrandosi e fornendo tutti i dati personali.

In questo modo il ragazzino sarà "schedato" e gli verranno mandati

messaggi promozionali, conoscendo ormai i suoi gusti, grazie al prodotto

acquistato e per il quale ha partecipato al concorso.

Non dimentichiamoci che sono quasi sempre i prodotti meno genuini e più

saturi di grassi a venire pubblicizzati.

Tutto questo contribuisce ad aumentare il fenomeno dell'obesità

infantile.

Diventa difficile per i genitori controllare la pubblicità vista in

televisione e quella trasmessa tramite internet.

La psicologa Francesca Romana Puggelli suggerisce ai genitori , per

prevenire questo problema paragonato alla pericolosità del fumo, di

spiegare sempre ai bambini con parole semplici e chiare, il motivo per il

quale non possono mangiare o bere certi cibi.

Anche se piccoli, i bambini capiscono tutto e sarebbe bello portarli con

noi al supermercato per leggere insieme a loro gli ingredienti,

spiegandogli ad esempio che i coloranti contenute nelle bibite fanno male

e solo alcune volte si possono bere.

I "NO" non motivati non vengono compresi dai bimbi, occorre, invece

spiegare sempre il motivo del nostro rifiuto.

Paragonare ad esempio le vitamine a dei piccoli soldatini che combattono

il raffreddore, potrebbe essere un metodo efficace per avvicinare i

bambini al consumo della frutta.

E' fondamentale, inoltre, dare dalle regole per l'utilizzo della

televisione, dei tablet e dei computer.

Sarebbe bello che i bambini non venissero lasciati troppo tempo da soli

davanti al televisore, mangiando cibo spazzatura, ma stimolandoli ad

uscire all'aria aperta e aiutandoli a decodificare i messaggi che

arrivano dalla pubblicità con domande come queste :"Secondo te perchè

c'è la pubblicità? Secondo te fa bene questa bibita che fanno vedere?".

La cosa importante da ricordare è quella di non essere troppo rigidi

nell'educazione alimentare, occorre, invece, far comprendere ai bambini

che l'eccezioni esistono e che certi cibi anche se fanno male, alcune

volte possono essere mangiati, come alle feste.

In questo modo, per esempio le patatine non diventeranno un "oggetto del

desiderio" perchè vietato in assoluto.

Ci sono vari motivi per i quali è meglio non scegliere i cibi

industriali.

-Prima di tutto sono preparati per ottenere un guadagno e quindi i

prodotti scelti saranno quelli meno costosi e meno pregiati.

-Sono fatti per piacere e non per fare del bene ai bambini, il loro

scopo è quello di farli comprare nuovamente e per fare questo

contengono molti sali, zuccheri e aromi per esaltarne il gusto.

- Gli omogeneizzati ad esempio hanno tutti la stessa consistenza ed

impediscono al bambino di provare altre esperienze, come il morbido, il

solubile, il croccante ed il granuloso.

- Sono preparati in un modo che il consumatore si affezioni a quel

gusto e lo spingono a scegliere sempre le stesse merendine, gli

stessi cereali, creando una "monotonia nella dieta", mentre

un'alimentazione sana ed equilibrata prevede che si varino i gusti, in

modo da assaggiare un pò di tutto.

- Comprendono alimenti poco salutari, come bibite gassate, patatine

fritte, nettari di frutta, ricchi di zuccheri e sale.

- Sono ricchi di conservanti e additivi perchè devono durare sugli

scaffali dei mesi e forse anche degli anni.

Ricordiamoci,infine, di leggere sempre gli ingredienti perchè sono

quelli che ci danno le maggiori informazioni su ciò che compreremo

per i nostri figli, potremo capire infatti quanti additivi sono

presenti, quali oli sono stati usati, se quello di palma o quello di semi,

in che quantità sono presenti gli ingredienti, ad esempio se c'è più

zucchero o farina.