BACIARE FARE DIRE

In questo libro, Alberto Pellai riporta la sua esperienza di padre per

rivolgersi soprattutto agli adolescenti maschi ed ai loro genitori.

L'autore si rende conto che esistono diversi stereotipi che vanno

superati, perchè senza senso, come quello che i "veri uomini" non devono

piangere mai e che questo diritto appartenga solo alle donne ad ai

bambini.

Ascoltando diversi ragazzi da lui seguiti, capisce che questa regola

viene trasmessa inconsapevolmente e che le lacrime rappresentano per i

maschi, una vergogna dalla quale sottrarsi.

Mentre il pianto costituisce un sano bisogno che ognuno ha per cercare

affetto e per essere consolato nel momento del bisogno.

Ecco ciò che scrive l'autore :" Se l'evoluzione ha fatto resistere

questo

meccanismo per anni, io mi domando perchè mai dovremmo disattivarlo,

renderlo vano, per paura di non sembrare abbastanza uomini?"

Pellai si sofferma poi, su un'altra credenza che i ragazzi hanno , ossia

che il loro valore si misuri dalle quantità di ragazze che riescono a

"farsi", senza sapere che in questo modo non danno il giusto valore al

loro organo sessuale, che ha un nome ben preciso, pene, fondamentale per

raggiungere quel piacere che solo con la persona giusta si può

assaporare,

ma per far questo occorre utilizzare anche la testa ed il cuore.

Non si capisce come mai le ragazze non svalutano le loro parti intime,

mentre i maschi non hanno "rispetto" del loro pene e lo chiamano con

parole di ogni genere.

Molto bello è l'augurio che Pellai rivolge ai ragazzi: "Mi farebbe

piacere che tutti voi che state crescendo trovaste il modo per permettere

alla sessualità di diventare non solo strumento di piacere, ma anche di

amore. Che, per essere Amore con la A maiuscola, non può fare a meno di

cuore e mente. Che stanno nella parte alta del nostro corpo, mentre il

pene sta in quella bassa."

Purtroppo la società moderna esalta la forza e la prepotenza, i ragazzi

si sentono autorizzati a prendere di mira i più deboli, quelli troppo

grassi o troppo bassi, per non parlare dei coetanei omosessuali, che sono

un numero elevatissimo ma che non trovano il coraggio di

ammetterlo per paura di ripercussioni.

I ragazzi omosessuali sono a rischio suicidio, cinque volte di più

rispetto a quelli etero.

Ecco un altro bellissimo incoraggiamento che Pellai fa ai nostri

ragazzi: " Fate sì che il vostro coraggio più grande sia quello di

mostrarvi così luminosi, competenti e immensi da contagiare gli

altri che vi sono accanto". Questa è la vera forza che bisognerebbe

insegnare e non quella fisica o la bellezza del corpo, che ha causato un

spaventoso aumento di fenomeni come l'anoressia e disturbi alimentari.

Pellai spende molte parole sui pericoli che i nostri ragazzi corrono

accedendo liberamente e senza alcuna difficoltà a materiale

pornografico.

Spesso, non sono ancora pronti e maturi per elaborare le immagini che

vedono, come è accaduto ad un bambino di 10 anni, seguito da lui, perchè

non riusciva più a frequentare la scuola e a concentrarsi a causa di

forti mal di testa.

Durante una seduta, il bambino si è confidato ed ha spiegato che nella

sua stanza tramite internet, accedeva a dei siti pornografici e che quando

a scuola cercava di concentrarsi, gli tornavano in mente quelle immagini ,

procurandogli dei forti dolori alla testa .

Questi disturbi erano causati dal fatto che il suo corpo gli lanciava

dei messaggi per fargli comprendere che non era ancora pronto per

accedere a quei siti.

Ovviamente i genitori erano alla scuro di tutto e la mamma è rimasta

scioccata quando ha visto il computer del figlio.

La pornografia può essere dannosa e creare dipendenza, proprio come una

droga, perchè le immagini che all'inizio suscitano eccitazione, dopo una

settimana non procurano più piacere e se ne cercano altre sempre più

forti e provocanti.

La pornografia, inoltre, punta solo ed esclusivamente all'eccitazione ed

al piacere senza alcuna attenzione all'intimità, alla relazione e alle

emozioni delle persone coinvolte.

I ragazzini incuriositi da questo mondo si illudono che il sesso sia

qualcosa di esplosivo, ricco di piacere, senza rendersi conto che in

realtà è l'incontro più profondo tra due persone che si manifestano

reciprocamente i loro sentimenti ed il loro amore.

Inoltre la realtà che vedono attraverso questi siti è completamente

diversa da quella della vita concreta, dove ci sono due persone

normalissime che non devono dimostrare nulla , se non a volte, le loro

fragilità, soprattutto le prime volte.

Infine la pornografia trasforma la donna in un oggetto di piacere per il

maschio, dando una visione della sessualità, malata , diseducativa ed

egoistica.

Pellai si augura che l'età della "prima volta" non si fermi a 14, 15

anni,

ma si innalzi, fino a quando i ragazzi non troveranno davvero la persona

giusta con cui condividere questa esperienza meravigliosa.

Bellissima è la parte dedicata alla droga, nella quale Pellai cita

moltissimi artisti e le loro esperienze con le droghe.

Giustamente l'autore afferma che per lui non esistono quelle leggere,

ma sono tutte pesanti, perchè creano dipendenza e compromettono le

funzioni cerebrali.

I ragazzi devono cercare la felicità non attraverso l'uso di pasticche o

di eroina, che fanno provare un piacere chimico che sparisce presto e

allora occorre cercarne ancora,per rivivere quelle sensazioni.

Bisognerebbe che la musica trasmettesse dei massaggi positivi e contrari

all'uso di droghe, ma spesso non è così, soprattutto i testi di musica

rap, spesso,affermano l'esatto contrario.

I giovani devono rendersi conto che costruire la felicità non è

semplice, ma è il risultato di delusioni, di sofferenze che devono

affrontare e gestire senza l'aiuto artificiale, che è solo effimero e

passeggero.

Concluderei con le parole di Pellai :"Per chi è un ragazzo, può essere

complicato coltivare le speranze e avviare una sana e faticosa ricerca

della felicità. Ma è proprio questa la fase della vita in cui speranza e

felicità devono diventare principi intorno ai quali costruire ora dopo

ora, giorno dopo giorno, il proprio progetto di vita.

Non può esserci adolescenza senza speranza.

E se fatica e dolore sembrano a volte rendere impossibili la speranza e

la ricerca della felicità, non dimenticate che tutto questo appartiene

alla vita. E' la vita ".

Un bellissimo libro, rivolto ai nostri ragazzi che si trovano ad

affrontare delle difficili sfide e reso ancora più interessante dai

dialoghi che Pellai ha tenuto con il figlio, oggi quattordicenne.