Giornata della memoria per le vittime innocenti di mafia


Porto Potenza Picena, 21 marzo 2023


Per il secondo anno consecutivo noi ragazzi dell’Istituto Sanzio abbiamo deciso di celebrare la Giornata della memoria per le vittime innocenti di mafia, la cui prima edizione si è svolta nel 1996 a Roma per volontà del presidente di Libera don Luigi Ciotti e di Saveria Antiochia, madre di una delle vittime.

L’intento, dichiarato già nella prima edizione, è quello di “ricordare tutti coloro di cui viene letto il nome e quelli di cui non si riescono a trovare informazioni sufficienti”

Così oggi, per la ventottesima volta, come ogni 21 marzo, con l’arrivo della primavera, in segno di speranza e rinascita, il nostro Paese dedica il proprio ricordo alle vittime innocenti delle mafie. 

Nella cerimonia intima ma molto sentita svolta lo scorso anno qui a scuola, i ragazzi delle classi seconde medie avevano scelto di leggere l’elenco di tutte le vittime innocenti della mafia nostre coetanee (cioè le ragazze e i ragazzi dagli 11 ai 14 anni).

Quest’anno invece abbiamo stilato l’elenco di tutte le persone che hanno ingiustamente perso la vita a partire dal nostro anno di nascita: il 2009. 

Ci siamo dunque resi conto del fatto che la mafia è un fenomeno tutt’altro che sconfitto e lontano.

L’associazione Libera di don Ciotti che abbiamo consultato ha raccolto i nomi di oltre 1500 vittime innocenti della mafia, e questo è l’elenco delle persone morte dal 2009 ad oggi: 

Questo elenco potrebbe sembrare solo un susseguirsi di nomi ed età, ma dietro ognuno di loro c’è la storia di una persona che ha trovato la morte per vendetta, o perché aveva visto troppo, o addirittura per caso. Abbiamo pensato di approfondire le storie di alcune vittime, le più giovani e più vicine alla nostra età e alla nostra esperienza. Ecco le loro storie.


Vittorio Maglione  

Nato nel 1996 a Villaricca (in provincia di Napoli), era figlio del camorrista Francesco Maglione e frequentava la seconda media nella scuola “Giancarlo Siani”, intitolata al giornalista ucciso dalla camorra, alla cui storia si era appassionato. Nel 2005, quando Vittorio aveva solo 9 anni, il fratello venne trucidato da un branco di Mugnano per aver tentato di rubare il motorino alla persona sbagliata. Nel 2009 si è tolto la vita lasciando un messaggio in una chat chiedendo scusa a tutti tranne al padre, dicendo di essere stanco e senza speranza per il futuro e di non voler diventare un malavitoso come lui. Aveva solo 12 anni.


Domenico Dodò Gabriele 

Domenico Gabriele, detto Dodò, abitava in campagna, vicino Crotone, con il padre Giovanni e la madre Francesca. Intelligente e studioso, Dodò aiutava i compagni meno bravi di lui e le maestre e il Preside dell'istituto comprensivo che frequentava lo avevano premiato come migliore alunno.

Amava il calcio, tanto da non perdersi mai nemmeno un'occasione per andare a giocare con i suoi coetanei.

La sera del 25 giugno 2009 il padre lo portò in contrada Margherita perché era stata organizzata una partita di calcetto. Il portiere, Gabriele Marrazzo, era un malavitoso. 

A un tratto si udirono i colpi di un fucile caricato a pallettoni. L’obiettivo dei killer era Marrazzo, ma per un tragico errore rimasero ferite altre 9 persone, fra cui Giovanni e Dodò.

Il bambino cadde a terra, gravissimo e continuò a lottare per mesi fra la vita e la morte. Tuttavia, il 20 settembre 2009 il suo cuore smise di battere. Dodò aveva 11 anni.

Domenico Petruzzelli  

Si può morire di mafia anche a 30 mesi. È accaduto a Domenico Petruzzelli, ucciso a Palagiano, in provincia di Taranto, insieme alla sua mamma, Maria Carla Fornari di 30 anni. 

Alla guida della loro auto c'era sua madre, e accanto a lei il compagno Cosimo Orlando, con una condanna per un duplice omicidio, da poco in semi libertà. 

Aveva in braccio il piccolo Domenico. Dietro, sul sedile posteriore, c’erano i due bambini più grandi. La famiglia era diretta a Taranto, sulla statale ionica. 

Quando mancavano pochi chilometri all’arrivo a destinazione, all'improvviso l'auto venne speronata, costretta a fermare la sua corsa contro il guardrail. Carla Fornari, con ogni probabilità, intuì che non si trattava di un semplice incidente, tentò disperatamente di scappare ingranando la retromarcia ma il killer li colpì con almeno 15 proiettili, due dei quali raggiunsero il bambino. 

Francesco Ligorio  

Francesco Ligorio era un ragazzo di 18 anni morto l’ 11 novembre 2010 a Francavilla Fontana, in provincia di Brindisi. Si trovava a bordo di un furgoncino alla cui guida si trovava un trentenne di nome Nicola Canovari con precedenti penali per traffico di sostanze stupefacenti e ricettazione. Doveva essere proprio Canovari il vero obiettivo dell'attacco, che però costò la vita a Francesco.

Francesco Inzitari 

Francesco Inzitari era un ragazzo di diciotto anni, ucciso il 5 dicembre 2009 davanti ad una pizzeria di Taurianova. Francesco è stato ucciso per colpire il padre Pasquale, ex consigliere dell’Udc. Ad oggi, questo ragazzo è ancora in attesa di giustizia.

Filippo Ceravolo 

Filippo Ceravolo era un ragazzo di 19 anni che viveva nel suo paesino in provincia di Vibo Valentia. Aveva un diploma di terza media, era un tifoso sfegatato della Juventus e alternava la scuola al lavoro:  aiutava suo padre, che aveva una bancarella ambulante di dolciumi. Un giorno, Filippo ed un suo amico, Domenico Tassone, vanno a fare un aperitivo con le rispettive ragazze, e al loro ritorno salgono sull’auto di Tassone, il vero bersaglio dei killer. A pochi chilometri di distanza li aspetta infatti un cecchino che, al passaggio dell’auto, spara. Filippo è seduto sul sedile posteriore, ma viene comunque colpito.

Genny Cesarano 

Genny Cesarano aveva solo 17 anni quando morì il 6 settembre 2015. Era in piazza Sanità a Napoli a chiacchierare tranquillamente con i suoi amici quando all'improvviso arrivarono otto persone, camorristi di giovanissima età, in sella a quattro scooter e iniziarono a sparare all'impazzata. Genny venne colpito da un proiettile vagante.

Nicola (detto Cocò) Campolongo 

Il 16 gennaio 2014 Nicola Campolongo, anche detto Cocò, è stato ucciso a colpi di pistola da degli attentatori in un agguato in un’automobile, in cui sono stati coinvolti anche il nonno Giuseppe Iannicelli, boss della mafia e spacciatore di droga, e la sua compagna. Dalle notizie raccolte si presume che siano prima stati crivellati dai proiettili mentre erano ancora nell’auto, e che successivamente i killer abbiano dato fuoco al veicolo per non lasciare tracce. Il nonno pensava che, portandosi dietro Cocò e la sua compagna, sarebbe stato immune dall’agguato, perché non gli avrebbero mai sparato con una donna e un bambino nel veicolo. Falso, perché i killer non si sono fatti scrupoli nell’uccidere perfino un bambino innocente, di tre anni appena.

Ciro Colonna

Ciro Colonna abitava nel rione Ponticelli a Napoli. È morto in un pomeriggio qualunque in cui non sapeva cosa fare e non aveva un altro posto dove andare. Frequentava la scuola serale e nel frattempo  cercava lavoro. Era un ragazzone di corporatura grossa, ma di carattere ingenuo e mite. Quel pomeriggio doveva incontrare i suoi amici e fare una partita al biliardino nel circolo ricreativo del quartiere. Entrano due Killer per uccidere un mafioso: tutti cercano di fuggire. Uno dei killer, vedendo Ciro che si è chinato per raccogliere i suoi occhiali da vista che gli erano caduti mentre cercava di scappare via, gli spara al petto, perché crede che stia afferrando un’arma. Ciro viene soccorso da una persona che lo carica in auto e lo porta al più vicino ospedale, ma i medici non possono fare nulla per salvargli la vita.  Ciro aveva 19 anni.

Questa è solo una piccola parte delle vittime di mafia di cui raccontare la storia: abbiamo approfondito i più giovani morti dal 2009 ad oggi per sottolineare quanto sia stato ingiusto il loro decesso. Erano 9 ragazzi innocenti, rimasti vittime di una violenza che non sempre ha trovato giustizia. Grazie ad associazioni come Libera abbiamo potuto ricostruire le loro vicende, affinché le loro vite non vengano mai dimenticate e diventino tasselli della lotta per la legalità, contro tutte le mafie.


Accompagnati da un sottofondo musicale suonato dal docente di pianoforte Vincenzo Paolini, abbiamo ricordato tutti i loro nomi e i cognomi per preservare la memoria, per farli vivere ancora, per non farli morire mai più. Ricordarli vuol dire anche garantire loro uno dei ‘diritti’ umani fondamentali: quello ad avere un nome, cioè un’identità precisa che permette di ricordare anche chi è morto per farlo continuare a vivere. 

Noi ragazzi della Redazione conserveremo di questa giornata il ricordo non solo dei nomi, ma anche dei volti e delle storie di chi è morto vittima innocente della mafia, senza dimenticare anche le più note vittime delle stragi, del terrorismo e del senso del dovere. 

Alla cerimonia hanno presenziato la Dirigente Scolastica Nicoletta Ambrosio, che ha voluto omaggiare le vittime di mafia con una rosa bianca, il Dirigente Capo della Squadra Mobile di Macerata Matteo Luconi, il dott. Gianni Russo in rappresentanza dell’Ufficio Scolastico Regionale, il Comandante dei Carabinieri della stazione di Porto Potenza Picena Alessio Alberigo, l’avv. Alessandra Perticarà, Presidente del Consiglio d’Istituto e il presidente del Consiglio Comunale Mirco Braconi.

Tutti hanno sottolineato l’importanza del ricordo e di iniziative come questa perché è proprio dalla scuola che deve partire la cultura della legalità. 

In particolare il dott. Russo ci ha voluto rendere partecipi di un importante ricordo personale: quando era un ragazzo, la sua famiglia ha ospitato in casa i figli di Francesco Imposimato, vittima di camorra nel 1983.

Noi ragazzi siamo fermamente convinti che solo dalla riflessione sulla nostra storia e sulle ingiustizie che spesso l’hanno caratterizzata È POSSIBILE porre le basi per un futuro dove la pace, la giustizia, la verità, i diritti, l’accoglienza, la libertà siano i cardini della nostra esistenza.