La pandemia di Covid-19: la nostra esperienza

La pandemia di Covid-19: la nostra esperienza


E’ dal 2020 che noi ragazzi della generazione Z aspettiamo di poter ritornare ad una vita normale… inizialmente per colpa del Covid-19 siamo stati obbligati ad allontanarci e per due anni abbiamo sperato che questo brutto periodo finisse, rinchiusi in casa con il lockdown.

Quando pensavamo che tutto questo stesse per finire, la guerra ci è venuta incontro, rimandando la “rinascita” che, dopo molto, abbiamo meritato.


LE NOSTRE OPINIONI


Il covid-19, epidemia che ci ha portato via molto, sta forse iniziando ad andarsene dalle nostre vite e ci sta ridando la libertà di cui ci ha privato.

All’inizio non pensavamo nemmeno che potesse colpirci, addirittura la maggior parte di noi pensava che fosse un semplice raffreddore con febbre, ma ci sbagliavamo.

Le misure per cercare di contrastare la sua crescita sono state necessarie ma molto dure: il lockdown è durato circa 70 giorni e in questo lungo arco di tempo non abbiamo potuto fare molto rinchiusi in casa, e abbiamo perso molte abitudini che davamo per scontate: andare a scuola, vedere gli amici e i familiari, uscire liberamente.

Ci è voluto tanto tempo per abituarci a quello che stavamo vivendo, e piano piano le nuove abitudini hanno iniziato a caratterizzare la nostra vita, che è cambiata radicalmente.

Dal lockdown abbiamo iniziato ad indossare le mascherine ovunque andassimo, e ad avere periodi di alti e bassi.

Nonostante questo non ci siamo persi d’animo e continuiamo a sperare che tutto ciò prima o poi finisca.

Abbiamo chiesto ad alcuni nostri compagni di corso e alle insegnanti che ci stanno accompagnando nell’ambito della redazione giornalistica come hanno vissuto il primo lungo lockdown e che cambiamenti ha portato la pandemia sulle loro vite.


Compagni: all’inizio lo avevano preso alla leggera, altri avevano già “paura” che questa epidemia potesse prolungarsi per molto tempo. E’ stato molto pesante, ma dopo un po’ ci siamo abituati al nuovo modo di vivere. Abbiamo sentito la mancanza di amici, parenti, sport, abbracci, ma abbiamo cercato di affrontare il tutto in modo positivo.

Per passare il tempo chiusi in casa, abbiamo iniziato a fare cose che non facevamo molto spesso: cucinare, dedicare più tempo ai nostri animali, giocare ai videogiochi, guardare la tv, stare al telefono, fare videochiamate (molto più del solito).


Prof.ssa Bartolucci: Per me è stata un’esperienza davvero intensa perché ho vissuto il covid con un bambino di appena 2 mesi. Mi ritengo fortunata perché mio figlio è nato a dicembre 2019 quando ancora negli ospedali si poteva accedere tranquillamente senza mascherine, ma da incinta avevo immaginato i primi mesi con mio figlio in maniera molto diversa. I nonni non hanno potuto vederlo per tutto il lockdown e lo hanno visto crescere solo tramite foto e videochiamate, nessuno è potuto venire a casa ad aiutarmi o a farmi visita in un momento in cui ne avrei avuto bisogno.

Di positivo c’è stato che mio marito ha iniziato a lavorare in smartworking per cui è stato un grande aiuto e ha potuto godersi nostro figlio giorno per giorno.


Prof.ssa Cingolani: Il covid mi ha dato un'opportunità per stare più tempo con la famiglia.

Dal punto di vista lavorativo è stato pesante e allo stesso tempo stimolante, perché ho dovuto lavorare in una circostanza nuova. Ho iniziato ad essere un po’ più social, ad usare il pc per fare lezione ma anche per tenermi in contatto con gli alunni. Mi è molto mancata la loro spensieratezza, che riempiva la mia giornata. Da casa li sentivo più distanti e intimoriti.

Sono cambiata, perché sono diventata più sensibile alle loro necessità. Prima vedevo i miei alunni che avevano bisogno di me solo nella didattica, poi invece ho capito che potevo essere loro d’aiuto anche per sollevarli un po’ d’animo. Ho cercato di dare loro speranza e io non l’ho mai persa, perché di mio sono una persona positiva.