Nijpara


Nijpara


Cristo Re - consacrata nel 1959

All'inizio l'area di Nijpara era una foresta e era nota come Goendabir. Un proprietario di terreni, di nome Setab-Saheb invitò due famiglie Munda a coltivare la sua terra. Dopo di esse, rispondendo al suo invito, altre famiglie Munda vennero da Ranchi (India) a Begunbari (parrocchia di Benedwar) e a Nijpara e cominciarono a vivere ed a lavorare in quei luoghi.

Prima dell'erezione della parrocchia di Nijpara p. A. Bonolo, PIME e p. Bianchi, PIME si occupavano dell'area di Nijpara recandovisi frequentemente dalla loro residenza di Kosba (Dinajpur). Negli anni venti e trenta la missione del Bengala si era impegnata soprattutto ad occupare il territorio, gettando i semi evangelici a vastissimo raggio, per raggiungere tutte le popolazioni e fondare nuove comunità di credenti.

Dal 1950 cambia la strategia: bisogna formare i cristiani in senso evangelico ed ecclesiale, ma anche in campo educativo-economico -sociale-politico. Altrimenti non li si aiuta davvero e non si fonda una vera Chiesa locale. Più che il numero, conta la qualità. guerra ha insegnato molte cose ai missionari: anzitutto la fragilità dei fedeli, inevitabile data la scarsa formazione ricevuta e i pochi anni di esperienza cristiana; secondo, la debolezza dei missionari, che da un giorno all'altro vengono portati via in blocco per anni; terzo, la constatazione, in un periodo di grandi cambiamenti, che i santal e gli altri aborigeni non sono preparati ad af­frontare il mondo moderno: in Bengala le giungle diminuiscono e scompaiono e i santal, se non sono formati e aiutati ad entrare nel mondo moderno, si trovano a fare i braccianti, gli ultimi della so­cietà, sfruttati da tutti.

Negli anni cinquanta molti santal aderiscono alla setta «Sottom Si­bon Sundhoram» fondata da un avvocato di Dinajpur, che si pro­poneva di creare in loro diffidenza e avversione verso i missionari e li spingeva a fuggire in India:

"La religione che vi insegnano i bianchi - veniva detto loro - è straniera. Voi siete come noi, indù. La nostra religione è quella della dea Kalì. È lei che dovete adorare per essere protetti. La penna e i libri non fanno per voi. Stringete in pugno l'arco e le frecce. Preparatevi alla guerra. Con l'aiuto della dea Kalì conquisteremo il paese". Si voleva la loro fuga e si riuscì nell'intento. Abbandonavano tutto: terre, bestiame, capanne, riso, attrezzi di lavoro... I rifugiati che speravano la terra promessa non solo non ebbero né terreni né sistemazione, ma si videro abbandonati in preda alla fame. Nel frattempo, una moltitudine di musulmani... vennero ad occupare i villaggi abbandonati... Quell'anno fu segnato anche da altre disgrazie: una osti­nata siccità e l'epidemia di vaiolo».

Nonostante questi disastri, la diocesi di Dinajpur aumenta i suoi cristiani, perché molti pagani, scossi dai luttuosi fatti di sangue, si orientano verso la Chiesa e chiedono il battesimo. Ecco l' impegno degli anni cinquanta e sessanta: rafforzare la fede, la forza anche sociale ed economica dei cristiani per renderli cittadini istruiti, maturi, convinti. I centri missionari vengono fondati stabilmente in muratura (e non in fango e paglia), si danno ai cristiani scuole elementari e superiori, si costruiscono pensionati, dispensari, si organizzano corsi regolari per catechisti e corsi di cultura religiosa e di promozione umana; in campo economico e sociale nascono scuole d' avviamento al lavoro, cooperative agricole, iniziative di promozione della donna; in campo giuridico, la lotta contro gli usurai e la difesa dei tribali e delle loro terre anche in tribunale, ecc.

Il numero dei Cristiani aumentò in pochi anni, specialmente fra i villaggi di Santals che furono visitati regolarmente dai padri di PIME. Quando il numero di Cristiani divenne adeguato vi fu il bisogno di una nuova parrocchia, e questo accadde nel 1955.

p. P. Crivelli, PIME fu il primo parroco e p. Carlo Calanchi il suo assistente.

In Bengala, fin dall'inizio del secolo i missionari si sono inte­ressati del popolo santal, pubblicando studi e letteratura cristiana in questa lingua. Vanno ricordati i padri Stefano Monfrini, Giuseppe Obert, Ferdinando Sozzi, Luigi Pussetto (recentemente scomparso); nel dopoguerra, Emanuele Meli e Carlo Calanchi. Dopo lo studio delle lingue (bengalese e santal), sino al 1967 è stato nella parrocchia di Nijpara: p. Carlo ogni settimana preparava in santal, con un duplicatore a spirito, i fogli con le letture da distribuire alla domenica, componeva i responsori cantati e traduceva in santal le orazioni della messa.

Molti altri Padri devono essere ricordati in Nijpara: p. Giuseppe Cavagna, PIME; p. Giulio Berutti, PIME, p. J. Marandy, p. E. Gomes, p. Lawrence Murmu, p. J. Rozario, TOR. Anche il Fratello Luigi Brun, PIME è stato molto attivo in questa parrocchia ed ha costruito, con p. Cavagna, la bella chiesa.

Attualmente parroco è Fr. Albert Soren coadiuvato da Fr. Patras Hembrom e dalle Suore di Shanti Rani (congregazione diocesana di Dinajpur).

I villaggi della parrocchia, di prevalenza santal, sono 46 con circa 3300 cattolici. Nella parrocchia non vi è una scuola ma un piccolo convitto che ospita 65 bambini e bambine provenienti dai villaggi lontani e che così possono frequentare la scuola statale, altrimenti preclusa.