Diario di un patriarca


Diario di un patriarca

Da Italia Missionaria di gennaio 2001

Sommario



La vita quotidiana, con le sue gioie e preoccupazioni, di un missionario dalla lunga barba bianca. Un patriarca lo diresti, vedendolo. Tanto per capirci, è uno che durante la guerra tra India e Pakistan, da cui nacque l’indipendente Bangladesh, dormiva sul tetto della missione per non farsi beccare…e difatti non lo beccarono! di P. Luigi Pinos, PIME

Sveglia mattutina

Ho anticipato l'alzata mattutina dalle cinque e mezza del mattino, alle cinque. La ragione è che alle cinque, uno dopo l'altro, tutti i minareti delle cento moschee di Mirpur chiamano alla preghiera. Il più vicino sembra riverberare appena fuori dalla mia camera, gli altri sono più sommessi o appena percettibili: per un momento o due è tutto un clamore suggestivo che ti dà l'impressione che l'intera città stia pregando. Ho scrupolo a star a letto a poltrire, mentre attorno a me così tanta gente prega. Da ciò ne venne l'anticipo della mia alzata. D'altra parte i francesi dicono che, se vuoi conquistare Parigi, devi alzarti presto la mattina.


Vogliamo un cimitero!

Mirpur è una città giovane: ha le sue cento moschee, le sue sette chiese cristiane (sei protestanti e una cattolica), ha ospedali e cliniche, ha un grandioso stadio per il gioco del calcio e uno per le gare di nuoto. La città però manca di una cosa importante. Me ne accorsi un giorno, quando il traffico dell'arteria principale venne bloccato da un'immensa folla di dimostranti con vistose scritte, che portavano una curiosa richiesta: «Vogliamo un cimitero!». È duro quando negli ospedali non si trova un letto per i propri malati, ma è certamente esasperante quando non si sa dove portare a seppellire i propri morti.


Piedi belli e piedi brutti

Dice la Bibbia: «Come sono belli i piedi di coloro che evangelizzano!». Ebbene: arrivando in Bangladesh ho subito notato come i piedi dei miei confratelli siano tutt'altro che belli. Sono screpolati, contorti e anche poco puliti: sono brutti. D'altra parte non può essere altrimenti: quei piedi devono pestare polvere, guadare fiumi e superare pantani. Credo che la Bibbia intenda dire che il loro messaggio è così bello da fare apparire belli anche i loro brutti piedi.


Donne d'Asia

Dalla piccola cronaca della vicina India si apprende che un certo Babu Khan, quando i fattorini della banca vennero a riscuotere un credito, li fece sedere e, uscito in fretta e furia, andò a finalizzare un contratto importante con un tipaccio della località: gli vendette (grazie alla momentanea assenza del figlio) la propria nuora per il valore di circa un milione di lire. I fattorini se ne andarono col denaro, lui però finì in prigione. Invece non finì in prigione il compratore, il quale ora è in attesa che l'intraprendente suocero esca di galera per riavere il suo milione con gli interessi. E dal vicino Pakistan arriva la notizia che la giovane sposa Nusrat Parvin si reca dalla Polizia col viso tutto insanguinato: il marito le aveva troncato con un colpo di forbici la punta del naso. La donna fu fatta sedere su una panca e si fece venire il marito, il quale non si discolpò per niente. «È una donnaccia, protestò: avrò pure il diritto di farmi obbedire da mia moglie!». Argomento sacrosanto: non ci fu verso, i poliziotti si rifiutarono di registrare alcun capo d'accusa da parte della donna.


Gente facile alla simpatia

Ho trovato bambini cristiani che portavano il nome di Martinelli o Gerlero, nomi che furono dati loro per la simpatia che i genitori avevano per quei rispettivi missionari. Ho trovato anche una donna che si chiamava Del Corno. Padre Del Corno era stato l'idolo della tribù di lei e, alla sua nascita, il suo papà non trovò nome più graziosi da darle che, appunto, Del Corno. Ho trovato bambini musulmani che si chiamano Maradona: evidentemente i loro papà erano tifosi del famoso giocatore. Il massimo comunque della simpatia calcistica fu certamente dimostrato, alcuni anni fa, da un gruppo di maradonisti di Dhaka: per protesta per la rimozione dalla sua squadra del loro idolo, reagirono con un lungo sciopero della fame. Fui meravigliato, al mio arrivo in Bangladesh, di vedere attaccati al parabrezza delle macchine cartoncini con la scritta: «Ci condogliamo per la morte di Madre Teresa!». Chi è generoso nel dono della propria simpatia, non può che essere una persona simpatica.


Il mondo cambia anche qui, e come!

Avevo pensato che, vecchio del posto come sono, non avrei trovato alcunché che mi facesse meravigliare, ed invece l' ho trovato. In una bella parrocchia a pochi km da Dhaka, un centinaio di bambini facevano la Prima Comunione, ebbene lo credereste?, non solo c’era, come in Italia, un fotografo armato di macchina da ripresa, ma c'erano anche una dozzina di altri fotografi di taglia minore e qualcuno anche di genere femminile. Il fatto è che tanti giovani uomini del luogo sono riusciti a trovare lavoro nei paesi arabi: e il risultato è stato compere di terreni, costruzioni di tante belle casette in muratura... e la comparsa di tutti quegli aggeggi fotografici. I bambini e le bambine erano molto carini nelle loro uniformi candide ed erano molto simili ai piccoli comunicandi italiani. Unica usanza occidentale non ancora entrata (e spero che non entri), è la conclusione della festività in trattoria. Tanti di voi desiderano sapere se in Bangladesh non si sia realizzato un certo miglioramento economico: ebbene in quel bel centro cattolico il miglioramento era evidente.


Una botta di freddo

Ho sentito che dicembre vi ha portato una botta di freddo. Ebbene l'abbiamo sentita anche qui: il punto più basso raggiunto dal termometro qui da noi è stato 8 gradi sopra zero, con 16 morti per il freddo nella zona più vicina all' Hymalaya (e altri 35 morti oltre il confine in India). Anche circa il freddo tutto è relativo. Qui tanti muoiono dal freddo perché gran parte della popolazione è fornita di abitazioni e di indumenti del tutto inadeguati. Fu freddo anche a Natale, che ho passato nella mia vecchia missione di Bonpara. La vigilia fui mandato a confessare la gente di Muladuli, uno dei miei villaggi preferiti fin dai miei primordi qui, 48 anni fa. Il pavimento della chiesa era gelido anche per me che portavo i calzetti (qui, all'entrare in chiesa, ci si toglie scarpe o sandali). Ho confessato una grande infornata di ragazzini e ragazzine, preparatissimi alla confessione, ma intirizziti dal freddo: era quasi visibile il passaggio del gelo, attraverso i loro piedini, dalla cementata del pavimento ai loro corpi precariamente riparati. Proprio l'ultimo dei maschietti, gambette sottili e ginocchia grosse ed ossute, nel confessarsi si appoggiò a me, in inconscia ricerca di calore. Il suo tremito scuoteva anche me. Mi disse di avere undici anni, ma ne mostrava otto. Conosco la sua età perché gliel'avevo chiesta, per fargli questa domanda: «Sai dirmi com'era Gesù quand'aveva undici anni?». Sempre tremando dal freddo, il bambino sgranò due grandi occhi su di me mostrando il suo desiderio di saperlo. Per cui proseguii: «Era più o meno alto come te. I suoi capelli avevano lo stesso colore dei tuoi ed i suoi occhi erano belli come i tuoi. Lui però era anche molto dolce, affezionato, obbediente... anche se pure povero!». Gli occhi del bambino seguivano i movimenti della mia bocca, mentre gli presentavo la figura del suo coetaneo di Nazareth fino a dimenticare il freddo che gli faceva battere i denti. Quando il piccolo se ne andò da me, i miei occhi s'incontrarono con quelli della suora: ci comprendemmo ed essa guidò il piccolo penitente verso la sacristia da cui riapparve subito dopo con indosso un golfino. Si, perché a Muladuli ci sono tre suore: piccolo convento, piccola scuola ed esse pure piccole. Hanno la Messa solo la domenica perché non c'è prete residente; in compenso ai poverissimi tribali del villaggio esse offrono una fruttuosissima assistenza pastorale e anche una risorsa economica con il loro laboratorio di ricamo. Col frequentarlo le donne e le ragazze, oltre che trasformarsi in tutti i sensi, ricevono un piccolo salario che le suore anticipano loro, in attesa che i loro ricami vengano venduti, tramite alcuni buoni amici... nella lontanissima Brianza.


Un gelato e due compleanni

Qui a Mirpur la cosa è stata possibile perché il 4 gennaio io faccio 80 anni e il mio compagno di missione, Padre Gian Paolo ne compie 41. Abbiamo deciso di abbinare la doppia ricorrenza in una sola il 5 gennaio, con una bicchierata a base di Coca Cola, dolci e gelato made in Bangladesh. Auguro a tutti voi buon Carnevale e una migliore Quaresima. Buon Anno e buon lavoro.