Nuovi parametri culturali e l'impatto specialmente sulle donne


NUOVI PARAMERI CULTURALI IN BANGLADESH EMERGENTE ED IL LORO IMPATTO SPECIALMENTE SULLE DONNE

Dr. Faustina Pereira , Advocate Supreme Court and Advocate 'Ayn o Salish Kendro'


Sommario

Prologo

Gradirei ringraziare, Missionari Saveriani e Missionari del PIME, per avermi invitato a condividere dei pensieri con oggi con voi su come la cultura in Bangladesh è cambiata recentemente e quali sono i nuovi parametri culturali che stanno emergendo nel paese, e in che modo impattano in particolare sulle donne.

Essendo io stessa un prodotto di un'istruzione missionaria ed essendo stata allevata in una famiglia cattolica in cui il servizio alla società era associato al servizio a Dio, sono particolarmente compiaciuta di essere presente qui con voi, e trovo il tema della discussione particolarmente importante. L'idea centrale di questo Seminario è quella di avere una veduta d'insieme dei cambiamenti culturali, sociali, religiosi e economici in Bangladesh mi dice che siete convinti, e a ragione, che società, cultura, religione e economia sono fattori integralmente collegati quando si stimano gli andamenti del cambiamento di una nazione o delle sue persone. Come un avvocato di diritto umano che tratta quotidianamente con chi soffre di varie forme di violazioni, particolarmente le donne - e sfortunatamente anche donne cattoliche - sono pienamente convinta che, per indicare le necessità della società noi dobbiamo guardare questi elementi nel loro insieme e no separati l'uno dall'altro.

Cultura, Società, Religione, Economia e Politica: ognuno di essi è un elemento importante della civiltà umana. Ciascuno impatta con gli altri ed a sua volta ne è dipendente. Nessuno è statico o stagnante. Forse il più fluido fra loro è la "cultura". Non esistono due discipline di pensiero o due individui che siano d'accordo su una singola definizione di cultura. Ciascuna scuola di pensiero e ciascuno individuo userà questo termine per volere dire qualcosa di diverso in relazione a una particolare realtà o ubicazione o punto di riferimento. A causa della fluidità della nozione di cultura, in tutta la storia umana, essa è stata usata più o meno correttamente, qualche volta singolarmente ed altre volte in combinazione con religione o economia o politica, dai vari gruppi e società guadagnare alcuni vantaggi, per definire alcune cose o per sopprimere alcune comunità. Noi abbiamo visto in tutta la storia come, fino ad oggi, cultura e religione sono state usate come una giustificazione per soggiogare alcune classi di individui, incluse le donne e le minoranze etniche, linguistiche o sessuali. In Bangladesh e nel nostro Subcontinente abbiamo visto anche l'evoluzione di una "cultura" dove la religione è usata come un mezzo politico per sopprimere alcune comunità. La soppressione in corso contro la comunità degli Ahmadiyya in Bangladesh può essere mostrata ad esempio di questo fatto.

Alcuni definiscono la cultura come abitudini, atteggiamenti, e credenze accumulate da un gruppo di persone che definiscono il loro comportamento generale e il modo di vita; la collezione totale delle attività imparate da un popolo. ' Altri la definiscono come il comportamento imparato da un popolo, che include il suo sistema di credenze e di lingue, le loro relazioni sociali, le loro istituzioni e organizzazioni, e i loro beni materiali - cibo, vestiti, edifici, attrezzi e macchine. (2) Altri, specialmente femministe e critici teorici vedono la cultura in maniera più ampia, come le credenze e valori, i gusti e gli interessi, la conoscenza, il comportamento e anche i molti modi con cui gli individui si identificano. (3) Comunque la si veda, in breve la cultura in corto, è da considerarsi il tessuto con cui viene fatto il "sociale".

Permutazioni di Religione, Politica e Cultura e loro diversi impatti sulle Donne

Esiste un'ampia quantità di ricerche, documentazione e analisi che mostrano come le consuete pratiche culturali unite alle tradizioni religiose ostacolano una piena realizzazione dei diritti umani di tutti - donne e bambine in particolare. Il subcontinente asiatico meridionale, del quale il Bangladesh fa parte, costituisce un buon esempio che mostra come questo accade, attraverso un'unica caratteristica chiamata "religione-personale" (4) che, attraverso una miscela legislativa e curiosa di religione, cultura e legge, giustifica il trattamento disparato e discriminatorio di donne. Un studio della situazione di donne coinvolte in questo sistema di "leggi religioso-personali" in India, Pakistan e Bangladesh dimostra qualcosa di interessante: mentre un esame della posizione delle donne in Islam, Induismo e Cristianesimo mostra che nessuna di queste tradizioni religiose è incoerente coi principi del diritto umano e uguaglianza del genere, ma una retorica politica e religiosa permette che la religione sia spesso usata come un freno all'adozione di norme del diritto umano e universale negli standard della legislazione relativa alla famiglia.

Lasciatemi dimostrare il mio punto condividendo con voi la mia esperienza in un giorno del 1995, quando ero ancora studentessa di legge. Stavo completando un internato legale e un'indagine in un' organizzazione che si occupa di diritti umani e di aiuto legale, che si chiama Ain o Salish Kendra (ASK), di cui oggi sono Direttrice. Stavo prendendo note su casi di clienti che visitavano l'organizzazione. Nel corso di un singolo giorno, osservai con stupore, i seguenti. Chiamo l'esperienza di quel giorno come, "La Storia di Tre Donne Bangladeshi". Prima si presentò il caso di Salima - una donna musulmana, poi di Rina - una donna indù, e poi di Bani - una donna cristiana. A me questa esperienza rimane come una delle lezioni più importanti ed efficaci di come cultura, religione, economia, politiche e società nel loro insieme possano arrivare a soggiogare le donne.

Salima (5)

Salima, una donna musulmana di 19 anni, viveva nella vecchia parte di Dhaka. Aveva portato il 4 Dicembre 1995 una lagnanza legale contro suo marito, Asad, un conducente di camion. Salima e Asad si erano sposati nell' Agosto 1994, con la consueta tradizione legale islamica, e il loro matrimonio era stato debitamente registrato. Salima ci disse anche che il primo mese del loro matrimonio era passato pacatamente, senza nessun incidente. Suo marito cominciò comunque, gradualmente, a richiedere soldi e vari articoli costosi da lei, accusandola di ingannarlo riguardo alla sua dote. Quando il padre di Salima, essendo molto povero si dichiarò incapace di provvedere alla dote richiesta, Asad cominciò a abusarla fisicamente. Questo proseguì per molti mesi, anche se il padre di Salima aveva dato ad Asad un abito e una pesante catena d'oro. Il 5 agosto 1995 Salima diede nascita a un figlio. Due mesi prima che Salima venisse nei nostri uffici sua madre chiese di andarla a trovare. A questo punto i suoceri di Salima la cacciarono di casa, dicendole che sarebbe potuta tornare soltanto quando avrebbe portato anche la dote. Lei e suo figlio nella casa dei suoi genitori. La notte prima che lei denunciasse il fatto all'autorità tutta la famiglia del marito con la forza riuscì a portar via il bambino e tentò anche di portar via lei stessa. Solo successivamente Salima venne a conoscenza che il marito era già sposato e che un simile episodio era già avvenuto anche con la prima moglie, esattamente per lo stesso problema (mancanza di dote). Salima chiede la custodia del suo bambino e il sostegno economico da suo marito.

Rina

Rina, una donna indù di 25 anni che anche vive a Dhaka si era sposata a luglio del 1992 con Arjun, un imprenditore, secondo la consueta tradizione indù. Dopo il loro matrimonio, si lamenta Rina, il marito si allontanava da casa per lunghi periodi di tempo. Lei venne successivamente a conoscenza che aveva sposato una donna musulmana nel 1993 e, successivamente, una donna indù chiamata Shubha nel luglio del 1994, con cui attualmente conviveva. Rina chiede di far valere i suoi diritti matrimoniali ed il sostegno economico sia per l'anno passato che per il presente.

Bani

Bani, una donna cristiana di 27 anni vive nella periferia vivente di Dhaka cercò aiuto contro suo marito, Elias. Quattro anni prima si erano sposati in Chiesa. Al tempo del loro matrimonio Elias non aveva un lavoro. La loro vita in quell'epoca era pacifica ma otto mesi dopo lui ottenne un lavoro ed allo stesso tempo cominciò a torturarla fisicamente con i più piccoli pretesti. Non potendo più sopportare tale situazione Bani andò via di casa il 5 agosto 1994. Avevano un figlio di tre anni ed il padre lo aveva portato a casa di sua madre in un'altra città: Khulna, nel sud del Bangladesh. Bani chiede il divorzio da suo marito e la custodia del suo bambino.

Salima, Rina e Bani anche se provenienti da ambienti e religioni diverse (musulmane, indù e cristiane rispettivamente), hanno portato casi molto simili. I loro casi contengono elementi quasi identici, come abuso fisico, crudeltà mentale, adulterio, privazione di custodia di bambini e mancanza di manutenzione e insicurezza. Nonostante le loro dichiarazioni comuni, comunque, il rimedio disponibile per ognuna di esse è molto diverso, perché appunto fanno parte di tradizioni religiose diverse. Ad esempio la legge musulmana, nel caso di Salima, fra le altre condizioni che relative al divorzio, prevede che lei non può aspettarsi di ricevere alcun sostegno oltre tre mesi dalla data del divorzio. Se lei riuscirà ad ottenere la custodia del suo bambino, ciò varrà solo per un periodo limitato di tempo e cioè fino a che il bambino non avrà raggiunto i sette anni. Inoltre lei può chiedere solo la custodia fisica del bambino, da un punto di vista legale e religioso è il padre ad essere il custode del figlio. Questo vuol dire che suo marito può prendere tutte le decisioni, legali e di vario tipo, su conto del bambino, e lei non può.

Inoltre, Salima, anche se le è accordato il divorzio e la custodia del bambino, non può sposarsi di nuovo con una persona di sua scelta. Se lei deve sposarsi di nuovo e mantenere la custodia del bambino, lei deve sposare lo zio del bambino o il parente di sangue più vicino. In caso contrario perde immediatamente la custodia del bambino. Per il divorzio nella legge musulmana, suo marito ha semplicemente bisogno di esercitare il suo diritto a un divorzio unilaterale. Egli può perfezionare una delle tre forme riconosciute di divorzio, la più comune è semplicemente quella del "triplo talaq" che comporta il ripetere della formula del divorzio ("Io ti divorzio ") tre volte di seguito, con ciò rendendo immediatamente il divorzio effettivo, anche senza la presenza di sua moglie. Se invece Salima vuole ottenere il divorzio da suo marito, deve mostrare che al tempo del matrimonio lui le aveva specificamente conferito il diritto di chiedere un divorzio, o che il contratto del matrimonio conteneva le necessarie clausole (come adulterio, tortura fisica o emotiva) e solo in questi casi ha diritto a procedere per la richiesta del divorzio. Non è chiaro nel caso di Salima se una di queste clausole fu inclusa nel contratto del matrimonio. Anche se detta clausola esisteva e lei non aveva, all'atto del matrimonio il diritto di chiedere il divorzio, il processo legale per l'ottenimento del divorzio è in ogni caso lungo e finanziariamente gravoso.

La domanda di divorzio non si pone invece per Rina. Essendo una donna indù lei non è intitolata ad avere divorzio. Suo marito, comunque, è libero di sposarsi quante volte vuole. Per quanto riguarda il suo mantenimento Rina deve provare una o più di sei condizioni, tra le quali vi è l'abbandono del tetto coniugale o un altro matrimonio da parte del marito. Per quanto riguarda i suoi diritti matrimoniali niente può essere fatto in quanto è comunque valido per il marito il diritto di risposarsi e di vivere separatamente. Oggi come oggi nessuna corte può invalidare i successivi matrimoni. Come ancora nessuna corte può rendere i suoi matrimoni susseguenti rendono invalido. Inoltre, anche se lei fosse d'accordo di restare col marito in una situazione di poligamia, il suo sostentamento resta dubbio perché legge indù, a differenza di quella musulmana, non richiede al marito poligamo di trattare ugualmente tutte le sue mogli.

Piuttosto simile alla situazione di Rina, è quella di Bani a cui, per la legge della Chiesa cattolica, non si può accordare il divorzio. Il suo matrimonio è considerato indissolubile. Se lei cerca divorzio sotto la legge civile, lei deve verificare almeno una di otto condizioni, mentre è sufficiente per suo marito ottenere il divorzio semplicemente accusandola di adulterio. Un requisito importante perché Bani possa ricevere "gli alimenti" è quello di essere "casta". Anche se le venisse accordata la custodia di suo figlio da parte della corte, suo marito è comunque considerato il guardiano legale. Inoltre Bani sarà privata della tutela di suo figlio se lei non crescerà il suo bambino nella religione di suo marito.

Domande possono sorgere nella vostra mente, come sorsero nella mia nell'ormai lontano 1995: come può esistere questa situazione? Che cosa permette che questa situazione continui così? Non ha questo paese una delle migliori Costituzioni del Mondo? Non è il Bangladesh firmatario di tutti i maggiori trattati e convenzioni sui diritti umani, inclusa la Convenzione del Diritto delle Donne (CEDAW)? Ho passato questi anni tentando di rispondere a queste domande. Lasciatemi condividere solo uno angolo delle mie ricerche. Nella Costituzione del Bangladesh le donne sono state specificamente collocate allo stesso piano degli uomini in tutte le sfere della vita pubblica. Questa è un diritto garantito, e assicurato nelle parti II e III, che corrispondono rispettivamente ai Principi Fondamentali dello Stato ed ai Diritti Fondamentali. Così, riguardo a tutte le sfere della vita pubblica, lo Stato si assume la responsabilità di assicurare la non-discriminazione fra i suoi cittadini e di mantenere uguaglianza del genere. La preoccupazione centrale di questo incontro, comunque, è invece relativo alla sfera personale, in cui lo stato non specifica la sua responsabilità per assicurare la non-discriminazione. Per esempio, l'Articolo 28 (1)della Costituzione stabilisce che "lo Stato non discriminerà contro qualsiasi cittadino per motivi di religione, razza, casta, sesso o luogo di nascita". Ma questo è seguito immediatamente dall'Articolo 28 (2) che stabilisce che " le Donne avranno diritti uguali agli uomini in tutte le sfere dello Stato e della vita pubblica". Così, una mancanza di una chiara affermazione di non-discriminazione nella sfera personale in aggiunta a quella pubblica, ha come risultato una relazione ambigua tra lo Stato e il cittadino individuale.

All'inizio può essere difficile capire perché lo Stato si renderebbe colpevole su un problema evidente relativo alla completa uguaglianza di diritti tra i sessi. Criticamente è invece opportuno notare che il trattamento discriminatorio delle donne in Bangladesh è il risultato di contesti sistematici e complessi, che sono soggetti a molti livelli di indagine. Vi invito a tentare di vedere con me come religione, cultura, politica, società e patriarcato contribuiscano a questo contesto sistematico e complesso di mentalità e atteggiamenti, che permette tale trattamento disparato delle donne.

Capire la dicotomia Pubblico/Privato:

Non solo il Bangladesh, ma pressocché ogni società del mondo - poiché il patriarcato è un fenomeno universale - mostra che sistemi socio-politico-legali permettono la creazione di alcune dicotomie quali Pubblico/Privato o Stato/Famiglia o Società/Individuo che permettono la continuazione di applicazioni diverse della giustizia sociale. Le donne sono gli attori principali nella sfera privata. E usando argomenti come "non-interferenza" nella sfera privata o "santità di vita della famiglia" quello che in effetti accadde è che questa "non-interferenza" è stata associata a "non-visibilità". Questo significa che i moltissimi casi di violenze, ineguaglianze, discriminazioni e ingiustizie, che coinvolgono fortemente le vite e il benessere delle donne sono stati messi al di fuori della portata della giustizia. La stessa donna che può accusare un abuso sessuale nel suo posto di lavoro, è incapace di fare lo stesso se l'abuso avviene nelle pareti domestiche, da parte di suo marito o di un altro membro della famiglia.

Voglio qui sottolineare che la violenza fisica è rimasta il maggior problema per le donne. Secondo il Rapporto del Fondo delle Nazioni Unito per Attività della Popolazione (UNFPA) del 1997, in Bangladesh, circa il cinquanta percento di tutti gli assassini è stato attribuito alla violenza di mariti contro le donne. Violenza domestica e abuso fisico o emotivo di donne da parte dei loro partner maschi, è stato identificato dall'UNFPA come uno dei più rischi più gravi per la sicurezza di donne. Secondo il Rapporto Speciale sulla Violenza Contro le Donne sottoposto alla Commissione dei Diritti Umani, studi in India e Bangladesh rivelano un'alta correlazione violenze domestiche e suicidi. Donne vittime di violenza domestica hanno una probabilità dodici volte maggiore di tentare un suicidio rispetto a quelle che non vivono in tale violenza. La Conferenza di Vienna sui Diritti Umani e la Quarta Conferenza Mondiale sulle Donne caratterizzarono la violenza contro le donne come "il maggiore anche se il meno riconosciuto abuso dei diritti umani nel mondo."

La situazione di Bangladesh non è unica. Documentazioni varie forniscono dati allarmanti che dimostrano che il Bangladesh è soltanto una esempio delle disparate condizioni che prevalgono a livello mondiale. Secondo l'Ufficio dell'Alto Commissario per i Diritti Umani, di 1.3 miliardi persone che vivono nella povertà il 70 percento è costituito da donne. La povertà in aumento fra donne è stata collegata direttamente alla loro disuguale situazione nel mercato del lavoro, il loro trattamento nell'assistenza dello stato, la loro condizione sociale e il loro potere nella famiglia.

Le donne sono la maggioranza degli analfabeti del mondo. Su scala globale, le donne lavorano più ore rispetto agli uomini e la maggior parte del loro lavoro non è retribuito, non riconosciuto e sottovalutato. Le donne occupano, in tutto il mondo, tra il 10 e il 20 % di lavori manageriali e amministrativi e meno del 20% nelle fabbriche. Ricevono dalle istituzioni tecniche bancarie e formali un credito spoporzionatamente minore di quello degli uomini. La partecipazione delle nel potere economico e politico è molto limitata. Le donne occupano solamente il 10% di seggi parlamentari e meno del 5 % dei Capi di Stato. Una riflessione sull'infima condizione sociale concessa alle donne è nella discriminazione contro di esse espressa anche nella legge. Sia in termini di diritti sulla proprietà, eredità, matrimoni, divorzio, lavoro etc., si nota che il trattamento concesso a uomini e donne è chiaramente diverso. Basta prendere in considerazione la mancanza di nutrizione di base e di cura della salute di donne, la fame endemica e il basso rapporto percentuale tra donne e uomini in molti paesi in via di sviluppo. Il Nobel Amartya Sen stima che ci sono cento milioni di donne che oggi mancano all'appello. Nel suo lavoro di capitale importanza "Le Molte Facce della disuguaglianza di Genere " (6) Amartya Sen mostra come, attraverso una o tutte le sette categorie cicliche tutte le donne, ricche o povere, colte o analfabete - soffrono dal momento della nascita fino al loro ultimo respiro. Sen ha mostrato anche come donne o bambine possono soffrire anche prima della nascita, una volta determinato,dopo la concezione, il loro genere.

Abbiamo visto che nessun singolo problema può essere indicato come la causa della posizione presente delle donne in Bangladesh. Povera gestione economica, allocazione difettosa delle risorse, povertà estrema, analfabetismo, e crescita della popolazione ingovernabile sono i problemi più visibili di Bangladesh e sono i fattori che contribuiscono nel trattamento disparato di uomini e donne. Ci sono comunque altri profondi fattori in aggiunta a questi problemi che aumentano questa disparità. Vi invito oggi durante le discussioni di gruppo ad esaminare anche questi problemi "nascosti". Ricordate anche che il mio invito è in effetti una sfida. È davvero una sfida enorme portare in superficie i fattori che la società di tutto il mondo ha tenuto nascosti. La discriminazione del genere come una delle forme più forti dell'ingiustizia sociale è il risultato cumulativo di molti secoli e di varie civiltà. Nell'invito a dissotterrare questi fattori, aggiungo quello di far presente la comunicazione della Chiesa sulla giustizia sociale per questa sfida e esaminare il ruolo che voi potete avere. Questa comunicazione è enunciata in documenti enciclici importanti, ivi inclusi "Ecclesia in Asia" e "Nostra Aetate". Loro ci mostrano un'eccellente opportunità che noi abbiamo, come Cristiani a prendere parte al multiculturalismo ed eliminare l'ingiustizia sociale.

Grazie.

Note:

1 http://odur.let.rug.nl/~usa/GEO/glossary.htm

2 http://www.doe.nv.gov/sca/standards/standardsfiles/social/geoglos.html

3 (http://www.crimetheory.com/glossary.htm

4 per una discussione più elaborata su questo: Faustina Pereira - The Fractured Scales:The Search for a Uniform Personal Code (UPL and Stree 2002).

5 per scopi di riservatezza, i nomi di queste vittime e i loro parenti sono stati cambiati.

6 Frontline - l'India. Volume 18 - Issue 22, Oct. 27 - Nov. 09.2001