Donne e Società
Donne e società
p. Sergio Targa,sx
Articolo tratto da Women in Context, CSA, (Asian Study Centre) Osaka, 2007.
La traduzione è stata fatta a cura di Banglanews e non è stata rivista dall'Autore.
L'uomo vede donne come schiave e le crea tali. Qualche volta a causa di interessi personali o di paura può glorificarle come dee… ma è certamente un millantatore ed un bugiardo, nelle sue lodi.
Humayun Azad 1
Alla luce di questa citazione, rivolgersi alle donne come dee può essere davvero una crudele bugia nel contesto del Bangladesh. Il Daily Star, un quotidiano in lingua inglese di ampia circolazione nel paese ha affermato che nel 2006, ben 6054 donne furono torturate o uccise in Bangladesh. 967 donne furono stuprate e brutalmente torturate. Tra di esse 248 furono vittime di stupro di gruppo e 170 furono uccise dopo essere state stuprate. 478 altre donne si suicidarono.2 Questi numeri sono comunque sottostimati. Essi sono stati calcolati considerando soltanto i casi riportati da 12 giornali nazionali. La realtà deve essere di gran lunga peggiore se noi consideriamo le connotazioni fortemente patriarcali e tradizionali della società Bangladeshi nella quale le donne vivono esistenze ignote, silenziose e dimenticate. Il giornale ha inoltre pubblicato altre agghiaccianti statistiche ma le poche appena menzionate possono darci un'idea della situazione delle donne in Bangladesh. Questo saggio ha lo scopo di dare una visione all'interno della posizione di donne, nei diversi domini della vita privata e pubblica, con particolare attenzione alle violenze perpetrate contro di esse.
La vita di una donna di solito incomincia in modo sbagliato. Generalmente parlando, una bambina in Bangladesh non è accolta con la stessa gioia di come viene accolto un bambino. Nell'immaginazione collettiva dei Bangladeshi, le ragazze sono un peso, e questo si riflette automaticamente nella loro vita, dal loro primo giorno in questo mondo. La scienza demografica quantifica questa cura o meglio, la mancanza di essa. Il Bangladesh è uno dei pochi paesi nei qual il rapporto femmine/maschi nella sua popolazione è "innaturale".
L'Asia Meridionale è una regione dove anche il modello biologico globale di rapporto uomo-donna, che implica che se entrambi i sessi ricevono la stessa alimentazione e le stesse cure sanitarie, le donne sopravvivono a uomini; è stato rovesciato. Mentre è naturale che le donne vivano più a lungo degli uomini, esiste globalmente un rapporto complessivo di 106 donne per 100 uomini. Ma in Asia Meridionale, questo rapporto è stato rovesciato: ci sono solamente 94 donne per 100 uomini.3
In statistiche più recenti questa differenza è stata confermata, anche se con un leggero miglioramento. In Bangladesh nel 2006 il rapporto era di 95 donne ogni 100 uomini.4 Queste ultime statistiche mostrano anche una innaturale differenza sull'attesa di vita in Bangladesh. Mentre le donne hanno una previsione di vita di 53,3 anni, gli uomini ne hanno una di 55,3 anni.5 Anche il tasso di mortalità infantile mostra una differenza tra bambine e bambini: "Per ogni 1.000 nascite vive nel 1998, 470 bambine sono morte prima di raggiungere 5 anni e, parallelamente, 370 bambini. "6 Nello stesso rapporto viene indicato che, nel 2001, il tasso di mortalità materna era approssimativamente di 3.8 morti per 1.000 nascite vive, uno del più alti del mondo.7
Anche nel campo della salute e della nutrizione la situazione delle donne e delle ragazze è peggiore di quella degli uomini. È stato ampiamente dimostrato che le bambine al di sotto di 5 anni di età sono relativamente più denutrite dei bambini dello stesso gruppo di età. Come risultato in aree rurali ben il 25% delle adolescenti non sposate è risultato essere sproporzionatamente magro (severamente e moderatamente).8 Questo deve certamente essere in relazione con la situazione di povertà cronica e endemica in cui versano molte famiglie Bangladeshi; ma è anche influenzato dalla quotidiana negligenza e trascuratezza nei riguardi delle donne e delle ragazze.
Il grado di quella che possiamo chiamare violenza "passiva" che le donne devono sopportare dal momento della loro nascita è soltanto superato dal grado di violenza attiva perpetrata contro di esse durante la loro vita. Può sembrare strano sembrare che il luogo dove avviene la maggior parte delle violenze è la famiglia, prima quella del padre, successivamente quella del marito.
Durante l'infanzia e l'adolescenza, per quelle fortunate,9 le ragazze socializzano secondo i principi del patriarcato. La discriminazione è precostruita nella loro educazione. Viene insegnato loro come comportarsi, come vestire, come parlare, e particolarmente, mentre ai loro fratelli maschi è permesso ogni genere di libertà e di sogni, alle ragazze, da un'età molto precoce, viene instillato il veleno dell'isolamento e della reclusione, pardah. Il loro unico sogno è trovare un buon marito ed avere una famiglia. Per questo viene loro insegnato a cucinare, mantenere la famiglia e preoccuparsi di essa. Ma, peggio, viene loro insegnato attraverso processi del socializzazione che la loro sessualità è intrinsecamente cattiva, e così deve essere negata, ignorata, dimenticata. Lojja o pudore/modestia è messa al servizio di ijjat e somman o onore, non il loro, ma quello della famiglia e del lignaggio al quale appartengono. Alle donne di conseguenza viene insegnato che sono esseri umani incompleti ed esseri umani di una natura più bassa. Raramente sono riconosciute come individui poiché le loro esistenze personali trovano solamente completezza alla dipendenza dei componenti maschi delle loro famiglie, siano essi il padre, il marito o anche il figlio. Ciononostante, il peso importante di salvaguardare l'onore della famiglia resta sempre sulle loro spalle.
Il fatto di non essere persone umane, nel senso più ampio e completo, giustifica lo stretto controllo a cui le donne sono sottoposte dalla culla alla tomba. Questo controllo spesso degenera in violenza che è, comunque, in qualche modo culturalmente e socialmente tollerata come un male minore. La paura delle donne di perdere la loro ijjat impedisce troppo spesso la ricerca di un aiuto legale. Secondo un affidabile rapporto , nell'anno 2005 ben 835 casi di stupro furono resi, attraverso i giornali, di dominio pubblico. Considerando soltanto questi casi, naturalmente ben inferiori a quella che deve essere la realtà; donne e le loro famiglie si sono rivolte alla polizia in meno del 50% dei casi, mentre 51 casi furono risolti informalmente attraverso un salish o arbitraggio all'interno del villaggio.10 Accusare qualcuno di essere vittime di violenza, ed in particolare di violenza sessuale, significa purtroppo rovinare la posizione della propria famiglia.
In aggiunta, l'arcaico, lungo e costoso sistema criminale è un altro impedimento per sporgere le denunce. Risulta infine che ben il 95% delle persone accusate di stupro viene assolto per mancanza di prove o per investigazioni non efficaci. 11
Le donne Bangladeshi sono capaci di una incredibile pazienza e persistenza. Ma anche le donne Bangladeshi non possono sopportare l'insopportabile e le 478 donne che si sono suicidate nel 2006 ce lo ricordano brutalmente.
Nonostante i cambiamenti socio-economici a livello nazionale e internazionale, le donne Bangladeshi ancora ottengono fondamentalmente una identità sociale e un riconoscimento solo attraverso il matrimonio. Il matrimonio da loro un grado di visibilità sociale, un ruolo tradizionale e specifico e un fine psicologico. Comunque, come anticipato prima, la famiglia è il luogo dove avviene la maggior parte delle violenze contro le donne. Un studio eseguito nel 2001 ha rivelato che il 60% delle donne urbane e il 61% delle donne rurali hanno confessato di essere state fisicamente o sessualmente abusate in qualche stadio della loro vita.12 Lo studio ha anche indicato che, nella maggioranza dei casi: 84% nelle aree rurali e 75% in quelle urbane, le violenze venivano commesse dai mariti.13 Per quanto riguarda la violenza sessuale queste percentuali scendono al 37% nelle aree urbane ed al 50% in quelle rurali.14 La ricerca ha poi stabilito che esiste un collegamento tra violenza e suicidio.
Fra le donne delle aree urbane il 7% di quelle che non avevano mai subito violenza si sono suicidate, contro il 21% di donne abusate. Nelle aree rurali queste percentuali sono del 4% e del 15%.
Infine, tra donne che avevano deciso di suicidarsi, la percentuale delle donne che avevano subito violenza risultava doppia rispetto a quelle che non la avevano subita (29% contro il 14%).15
Anche se almeno i due terzi delle mogli fisicamente assaltate non fece nulla o, al massimo, tentò di risolvere la propria situazione nell'ambito di familiari e/o vicini, per l'anno 2005 ben 356 casi di violenza furono riportati nella stampa nazionale. Questi casi furono riferiti a domande di dote. Apparentemente "la dote ora costituisce uno dei maggiori motivi di violenza contro le donne nelle loro stesse case."16
Dobbiamo inoltre ricordare un crimine specifico ed unico del Bangladesh contro le donne: la deturpazione per mezzo di acido. Nel 2005, 130 casi di attacchi con acido furono riportati nella stampa, contro i 484 casi registrati nel 2002. Sette dei casi registrati nel 2005 furono riferiti a problemi relativi alla dote, ma la maggior parte degli altri casi fu riferita a dispute sulla proprietà, seguite da inimicizie delle famiglie. Apparentemente i motivi degli attacchi con acido hanno subito un cambiamento in questi anni. Mentre all'inizio 17 questi prevalentemente erano determinati dal rifiuto da parte di donne ad un matrimonio o proposte sessuali, "l'attacco con acido su donne è ora divenuto uno dei principali mezzi di intimidazione o di vendetta su rivali personali e politici. "18
Certamente la violenza all'interno della famiglia è un gravissimo problema per le donne e per la società in Bangladesh. Le donne, nonostante importanti conseguimenti in altri campi, non sembrano ancora sfortunatamente capaci di fare molto a riguardo. Le donne in Bangladesh sono ancora lontane dalla parità con gli uomini in importanti domini sociali. Ad esempio il tasso di alfabetizzazione è del 29,9% per le donne e del 52,3% per gli uomini.19 E questo ha certamente attinenza per le donne al modo in cui esse vedono loro stesse, costruiscono le loro identità, si riferiscono al mondo esterno e concettualizzano come il mondo esterno vede loro. Fra le ragioni menzionate da mogli che hanno subito violenza, per non sporgere denunzia, lo studio ha evidenziato: "La violenza non è una cosa così importante per una denuncia (57% nelle aree urbane, 52% in quelle rurali), stigma o paura di non essendo creduto o essere biasimato (30% urbane, 40% rurali), portare cattiva fama alla famiglia con tale rivelazione (26% urbane, 34% rurali) e la convinzione che cercare aiuto addirittura peggiorerebbe la situazione (11% urbane, 10% rurali). "20
Queste risposte riflettono un basso grado di auto-consapevolezza e auto-stima e, particolarmente, un alto grado di tolleranza e persistenza, anche indotto da pratiche discriminatorie di socializzazione.
Il sentimento di mancanza di speranza proiettato dalle risposte su menzionate è rinforzato e, allo stesso tempo, causò dal basso valore economico delle donne.21 Le donne sono ancora molto lontane da qualsiasi "empowerment" economico che le libererebbe dalla dipendenza assoluta, per la loro propria esistenza, dagli uomini della famiglia. Sebbene le donne rappresentino il 41.7% della forza lavoro nel settore agricolo, il 27.8% nel settore industriale e il 30.5% in quello dei servizi, il loro reddito medio è solamente il 57% di quello degli uomini che svolgono gli stessi lavori. 22 Non dobbiamo quindi stupirci se nel Bangladesh di oggi la maggior parte dei poveri è composto da donne.
Questa specie di impotenza delle donne è parte integrante della loro natura e identità. Qualsiasi rottura di questo atteggiamento discriminatorio ma socialmente accettato e conservato non può che produrre violenza nella famiglia e nella società. Tradizionalmente gli arbitraggi di villaggio in Bangladesh (shalish) condotti da vecchi e da religiosi, sono stati usati per controllare le donne. In queste arbitraggi non è permesso alle donne alcun ruolo se non quello di imputata. Casi come relazioni extra coniugali, gravidanze prematrimoniali, divorzi, matrimoni sono il genere di questioni sulle questi tribunali informali possono trattare.
I verdetti sono quasi sempre contro gli interessi di donne e possono terminare con punizioni fisiche (frustate, sassate, taglio dei capelli) o con il boicottaggio sociale delle donne coinvolte.
In casi in cui sono coinvolti anche specialisti religiosi, i procedimenti finiscono con una fatwa o editto religioso che sanzionano il verdetto investendolo di un significato religioso. Queste fatwa sono illegali ma delle 46 fatwa registrate nel 2005 solamente 4 furono perseguiti in un regolare tribunale.23 Come dato di fatto, gli arbitraggi di villaggio funzionano da forte deterrente contro le deviazioni "immorali" delle donne. Spesso i giudici del villaggio sono poco istruiti, bigotti ma sono persone influenti il cui unico scopo deve perpetuare le relazioni di potere che mantengono la condizione sociale di dominazione nella società del villaggio. Donne sono spesso il mezzo per queste empie lotte di potere. Allo stesso modo delle dispute relative al possesso della terra anche altre dispute spesso utilizzano e sacrificano le donne, come oggetti, posseduti a vario titolo da un gruppo o da un altro.
L'estensione delle violenze passive e attive contro le donne è davvero difficile da quantificare. Le statistiche disponibili si basano fondamentalmente su quanto indicato nella stampa. Sembra, comunque, che la violenza contro le donne sia in aumento. L'8 Febbraio 2007, in un articolo di un giornale, è stato riportato che 250 donne furono assassinate durante l'anno 2006 in dieci distretti meridionali e 400 si suicidarono ,24 un aumento notevole se noi consideriamo che nel 2005 negli stessi distretti solamente 65 donne furono uccise. Nonostante il persistere di atteggiamenti discriminatori a tutti i livelli di vita pubblica e privata, le donne nelle ultime due decadi hanno indubbiamente avuto un grado di sviluppo. Sempre più sono le donne che lavorano ed il diffondersi del micro-credito (nato essenzialmente per le donne) in tutto il Bangladesh ha migliorato innegabilmente la loro auto-stima. Sempre più sono le ragazze che frequentano la scuola. Statistiche recenti mostrerebbero che il 95% di ragazze è iscritto alle scuole elementari.25 E sempre più sono le donne che lentamente ma fermamente elevano le loro voci per esigere il rispetto della loro dignità e dei loro diritti. Il Janakantha, un quotidiano in Bengali di notevole tiratura, ha riportato che soltanto nell'area municipale di Dhaka e nel 2004, 2.500 mogli hanno chiesto il divorzio dai loro mariti, a causa di violenze e vessazioni per motivi di dote; mentre nello stesso periodo solamente 1.000 mariti hanno chiesto il divorzio. Attivisti dei diritti delle donne hanno interpretato questo come un segnale dell' empowerment delle donne.26
Le donne stanno cominciando anche ad entrare nella scena politica. Dal 1997 il governo riservò 3 seggi per donne in ciascuna unità amministrativa locale. Nell'elezione di quello anno 12.828 donne furono elette includendo 20 di esse come presidenti e 110 come membri.27 Similmente, a livello nazionale, alle donne vennero garantiti 45 seggi in parlamento, dalla Costituzione del paese. Nell'ultima legislatura 7 donne furono elette direttamente e il 5% di uffici ministeriali, includendo quello del Primo ministro, fu occupato da donne (i.e. 3 donne in un gabinetto di 67 membri).28
Questi segnali indubbiamente positivi si contrappongono in maniera stridente ad un aumento della violenza contro le donne. I due dati opposti, comunque, possono essere in parte spiegati considerando il cambiamento dei ruoli delle donne nella società del Bangladesh. Mentre culturalmente la società rimane fortemente patriarcale e discriminatoria verso donne, le stesse donne attraverso una migliorata istruzione, una maggiore solvibilità economica e una partecipazione politica non sono più confinate nei loro ruoli tradizionali e socialmente sanzionati di madri e mogli. La violenza diviene quindi l'unico mezzo per controllare il potere ed i nuovi ruoli delle donne. In particolare, l'indipendenza economica delle donne ha potuto destabilizzare relazioni di potere nella famiglia e questa situazione ha aumentato la possibilità di violenza. Qualcuno suggerisce che "favorendo l'accesso delle donne a nuove opportunità economiche e risorse non le rendo meno vulnerabili a violenze domestiche, almeno non immediatamente. Piuttosto, questo crea addirittura un'arena nuova di ostilità e conflitti."29
E la violenza è infine una componente del ruolo ambiguo del governo e delle sue agenzie in questioni riguardanti la discriminazione contro le donne.
Forse una delle dimensioni più atroci della situazione delle donne in Bangladesh ha a che fare con la complicità diretta o indiretta di chi dovrebbe far rispettare la legge, particolarmente la polizia, nel perpetrare violenze, specialmente di tipo sessuale, contro le donne. Nel 2003, 27 stupri o tentati stupri (14 e 13 rispettivamente) furono perpetrati dalle forze di sicurezza.30 Vittime in questi casi sono spesso donne molto povere e donne che appartengono minoranze religiose o etniche. È poi davvero atroce osservare che la maggior parte di questi stupri sono stati effettuati quando le donne dovevano essere in una "custodia sicura". C'è da chiedersi cosa voglia dire una custodia sicura! Sfortunatamente lo stato in tutti di questi casi è stato troppo lento a reagire e a punire i colpevoli di tali crimini.
Vari governi del Bangladesh, forse più a seguito della pressione internazionale che di una propria convinzione, sono stati stato abbastanza attivi nel promulgare delle leggi miranti alla protezione delle donne ed all'eliminazione della disparità di genere. Ratificando "La Convenzione sull'Eliminazione di Tutte le Forme di Discriminazione Contro le Donne" (cedaw) anche se con riserve sugli Articoli 2 e 16.1 c., il Bangladesh ha iniziato a rivedere tutta sua legislazione per allinearla alla stessa Convenzione. Nel 1995 Bangladesh firmò la Piattaforma per Azione (pfa) della Quarta Conferenza del Mondo di Donne tenuta a Pechino e si impegnò ad attuare la sua realizzazione a livello nazionale. Di conseguenza il governo concepì un Piano di Azione nazionale per l'Avanzamento di Donne, immediatamente seguito nel 1997 da una Politica Nazionale sulle Donne, il cui scopo era quello di dare precedenza a qualsiasi intervento statale mirante allo sradicamento di ogni genere di violenza contro le donne. L'atto relativo alla Prevenzione di Repressione di Donne e Bambini, del 2000, sostituì quello del 1995. Questo ultimo pezzo di legislazione aumentò la punizione per stupro sino alla pena capitale e costituì un tribunale speciale per giudicare i casi che coinvolgono stupro e altre offese repressive contro le donne. Questo atto ha fermato la pratica di mettere donne e ragazze in "custodia sicura" nelle prigioni. Esso, comunque, ancora permette a un giudice di mettere una donna adulta in "case sicure", senza chiedere nemmeno il suo consenso.
L'Atto relativo ai crimini da attacco con acido, decretato nel 2002, tenta di porre un freno ad essi.
Questa nuova legislazione si è aggiunta a quella esistente, per esempio l'Atto per limitare i matrimoni tra bambini (1983), l'Emendamento relativo alle doti del 1982 e l'Atto per i Traffici Immorali (1993) che prevede punizione per chi costringe una ragazza a prostituirsi. Sfortunatamente questa legislazione non ha raggiunto lo scopo di eliminare o almeno di diminuire i crimini contro le donne. Nonostante le buone intenzioni anche i governi successivi non sono stati in grado di risolvere questo problema.
Davvero si possono addirittura mettere in dubbio anche le buone intenzioni del governo e del suo apparato. Nel 2003 il parlamento corresse l'Atto sulla Prevenzione della Repressione di Donne e Bambini (2000) direttamente minando gli interessi di donne, fra le altre cose indebolendo i motivi di molestie sessuali.31
Più recentemente, nel 2004 il governo ha segretamente 32 e senza discussione parlamentare, introdotto cambiamenti critici nella Politica Nazionale sull'Avanzamento delle Donne. "Preso nell'insieme, il linguaggio cambiato appare essere calcolato non solo per limitare eguali diritti alle donne e alla loro partecipazione nell'economia ma anche per limitare una costruzione specifica della femminilità e il ruolo di donne nella famiglia."33 Nel 2005 il governo ha ancora una volta rinnegato i suoi impegni elettorali e quelli internazionali. Il provvedimento costituzionale che prevedeva 30 seggi riservati alle donne nel parlamento era scaduto nel 2004. Attivisti dei diritti delle donne stavano facendo pressioni per rinnovare il provvedimento con l'importante aggiunta di far eleggere le donne direttamente dai votanti. Nonostante tutti i suoi impegni, il governo corresse la costituzione aumentando il numero dei parlamentari da 300 a 345 e riservando 45 seggi alle donne. Queste 45 donne non saranno comunque elette direttamente, saranno invece nominate dai partiti politici secondo la loro forza parlamentare. Questo chiaramente diminuirà l'importanza della presenza delle donne in parlamento e la loro responsabilità.
Fondamentalmente, negli ultimi anni il governo ha nascosto il problema dei diritti delle donne e quello della uguaglianza di genere. La sua retorica ha tentato di nascondere la struttura di un stato patriarcale che, per mantenere la sua struttura istituzionalizzata e così proteggere le relazioni di potere esistenti, necessita di risolvere questo problema.
Dai tempi remoti le donne del subcontinente indiano sono state "costruite" come inferiori agli uomini per permettere il loro uso, come oggetti. La gerarchia del sistema di caste e la stabilità di relazioni di potere codificata in esso è dipesa dalle donne e dal loro controllo.
Il Patronato era la relazione esistente fra i gruppi potenti e quelli deboli dello stato. In questo rispetto la violenza contro le donne può essere vista come il risultato di cambiamenti nelle tradizionali relazioni di potere nel paese. Di conseguenza, quella che in India è chiamata una relazione tra casta e genere può essere anche applicabile al Bangladesh.
Genere in una società di casta è… definita e strutturata in tale maniera che la "virilità" della casta è definita ambo dal grado del controllo che gli uomini esercitano sulle donne e il grado di passività delle donne della casta. Parimenti, dimostrare controllo umiliando le donne di un'altra casta è un sistema sicuro di ridurre la "virilità" di quella casta.34
E ridurre la virilità vuole dire ridurre il potere di uomini e la loro capacità di esercitarla efficacemente. Evidentemente in Bangladesh il sistema di casta non è più quello che era una volta. Ci sono comunque, gruppi di potere fra la società di oggi che si comportano e operano nello stesso modo delle gerarchie di casta.
L'incidenza assurdamente alta di stupro di gruppo negli ultimi anni rende valida tale interpretazione. Solo nel 2005 i media hanno riportato 250 casi di stupro di gruppo.35
Tale interpretazione è ancora più valida quando le vittime sono membri di comunità minoritarie. Dopo le elezioni politiche e nazionali del 2001 le violenze in generale e gli stupri di gruppo in particolare si sono moltiplicate a spesa della popolazione indù.
L'alleanza politica che vinse le elezioni si vendicò sulla comunità indù, che tradizionalmente appoggia l'Awami League, il partito del precedente governo che perse le elezioni.36
Lo stesso si può dire sullo stupro di gruppo di 8 donne tribali nei Chittagong Hill Tracts. È accaduto nell'agosto del 2003 a Mahalchari dove 8 donne furono stuprate, e 300 abitazioni dei tribali Chakma e Marma furono bruciate dai Bengalesi, sempre alla ricerca di nuove terre. Le forze di polizia stettero ancora una volta a guardare.37 (Nota: La situazione dei diritti umani nei Chittagong Hill Tracts merita un approfondimento. Nel mio ultimo viaggio, in febbraio 2008, lo ho potuto constatare personalmente e scriverò su Banglanews qualcosa su questa atroce realtà. Nota del traduttore)
Può essere detto, comunque, che in generale le violenze contro le donne possono essere viste come causa-effetto del potere patriarcale insito, a tutti i livelli, nella società.
Infatti, quando la femminilità è costruita come inferiore e senza valore, la stessa violenza diviene conveniente! L'atteggiamento contraddittorio e ambiguo del governo di Bangladesh verso le donne può essere davvero il risultato di quanto sopra. Mentre da una parte il governo non può far altro che procedere, per le pressioni internazionali, ad una politica retorica di sviluppo capitalista, economicamente necessaria, 38 in cui si parla anche di un'ideologia sull' empowerment delle donne, deve dall'altra continuare a mantenere le donne nei loro ruoli consueti e tradizionalmente accettati dalla società patriarcale.
Le donne sono viste come coloro che maggiormente trasmettono i valori della società ed i comportamenti; perciò un cambiamento del ruolo delle donne è associato alle disgregazioni di un ordine sociale più sistematico. Come risultato, vengono fatti sforzi per tentare di reimporre alle donne comportamenti tradizionali come rimedio alle crisi e alle destabilizzazioni.39
A questo fine l'Islamizzazione è divenuto un mezzo politico, nelle ultime due decadi. Più specificamente, il governo continua a mantenere una rigida distinzione tra pubblico e privato. Mentre nel dominio pubblico è stato necessario emettere delle leggi per proteggere i diritti delle donne, nel dominio privato si continua a "chiudere gli occhi". Per esempio, gli attivisti dei diritti delle donne hanno fatto pressioni sul governo per correggere l'esistente legislazione onde proteggere le donne dagli stupri domestici e, in generale, dalla violenza. Ognuno sa che la violenza all'interno delle mura domestiche è forse il maggiore problema che le donne del Bangladesh devono affrontare, ma il governo nega costantemente qualsiasi intervento in proposito. Infatti se il governo facesse questo passo entrerebbe in rotta di collisione con i diritti religiosi e minerebbe le relazioni di potere patriarcale che si estendono dalla famiglia sino ai più alti poteri politici. Similmente, le riserve mantenute dal governo sugli articoli 2 e 16 del cedaw non possono che essere spiegate allo stesso modo.
L'Articolo 2 40 richiede al governo di eliminare tutti i tipi di discriminazione contro le donne rivedendo completamente tutta la sua legislazione.
La vita privata in Bangladesh è sotto un regime di Legge Personale, basata sulla religione. Matrimonio, divorzio, custodia dei bambini, eredità etc sono regolati dalla particolare legislazione secondo l'affiliazione religiosa delle persone. Queste leggi sono, inutile ripeterlo, estremamente discriminatorie nei riguardi delle donne. Lo stato continua a nascondersi dietro il paravento dell'Islam per giustificare la sua mancanza nell'attuazione di una nuova legislazione.
La discriminazione contro le donne in Bangladesh è sistematica. Le strutture di potere si basano su di essa ed è questo il motivo per cui è necessaria una nuova legislazione.
Fintanto che la società Bangladeshi non avrà nuovi spunti culturali a questo proposito non posso che dubitare che le donne avranno pace. E questo rinnovamento dovrà fondamentalmente essere un compito per le stesse donne. "Per costruire un futuro per loro stesse le donne devono eliminare tutta l'istruzione e le usanze centrate sul potere patriarcale e maschilista. Devono finirla con gli ideali acquisiti: quelli di essere una buona madre, una buona moglie, una donna pudica nella tradizione bengalese. Un obiettivo davvero formidabile!
Note
1. A. Humayun, Nari (Dhaka: Agami Prokashoni.Tritio Sonskoron, 2004), 13. In Bengalese, la traduzione dell'autore. Il Prof. Humayun Azad (1947-2004), un prolifico scrittore e uno studioso, era famoso per i suoi articoli socio-politici e liberali. Libero pensatore e ateo, è stato vittima di un tentativo di assassinio da parte di radicali islamici il 27 Febbraio 2004. Il suo libro, Nari fu proibito nel 1995 dal Governo del Bangladesh. La proibizione, con una decisione della Corte Alta, fu cancellata nel 2000. È morto in circostanze misteriose in Germania dove si trovava per una sua ricerca l'11 Agosto 2004.
2. Staff Correspondent, “6,054 Women Tortured, Killed in 2006,” Th e Daily Star, vol. 5/932, Jan. 12 (2007).
3. Y. Lailufar, Law and Order Situation and Gender-based Violence: Bangladeshi Perspective. rcss Policy Studies,
16 October 2000, ch.3. <http://www.rcss.org/policy_studies/ps_16.html>.
4. See R. Hausmann, L.D. Tyson, S. Zahidi, eds, Th e Global Gender Gap Report 2006. World Economic Forum.
Geneva, 2006, 37. <www.weforum.org/pdf/gendergap/report2006.pdf>.
5. Ibid.
6. Shadow Report to the Fift h Periodic Report of the Government of Bangladesh. Submitted by Ain O Salish
Kendra (ask), Bangladesh Mahila Parishad, Steps Towards Development, May 2004, 38. <http://www.iwraw-ap.org/resources/pdf/bangladesh_sr.pdf>.
7. Ibid. See also M. Zannat, “Death of women at child birth still high,” The Daily Star, vol. 5/985, March 8 (2007).
Qui, citando un studio recente il tasso di mortalità è idicato in 320 ogni 100,000. In paesi sviluppati è di 7.4 ogni 100,000.
8. See icddr.b., “Nutritional Status, Knowledge and Practices of Unmarried Adolescent Girls in Rural Bangladesh,” Health and Science Bulletin 2006 (4/3): 9.
9. È riportato e posso confermarlo dalla mia esperienza che il 70% delle ragazze sposa prima di arrivare a 17 anni.
10. See D.M. Siddiqi, “One Step Forward, Two Steps Back? Women Rights in 2005,” Hameeda Hossain, ed., Human Rights in Bangladesh 2005 (Dhaka: Ain O Salish Kendra - ask, 2006), 209.
11. B. Afroza, “Rape: a Deprivation of Women’s Rights in Bangladesh,” Asia-Pacifi c Journal on Human Rights
and the Law 2004 (1/1–48): 2.
12. See icddr.b., “Domestic Violence against Women in Bangladesh,” Health and Science Bulletin 2006 (4/2):3.
13. Ibid.
14. Ibid.
15. Ibid., 5.
16. D.M. Siddiqi, “One Step Forward, Two Steps Back? Women Rights in 2005,” op. cit., 205.
17. Th e fi rst acid attack which has been documented goes back to the year 1983.
18. D.M. Siddiqi, “One Step Forward, Two Steps Back? Women Rights in 2005,” op. cit., 212.
19. See Shadow Report to the Fift h Periodic Report of the Government of Bangladesh, op. cit., 33.
20. icddr.b., “Domestic Violence against Women in Bangladesh,” op. cit., 5.
21. Le donne in Bangladesh non hanno un valore economico per sé stesse. Il loro valore dipende dalla dote che portano alla famiglia del marito.
22. See Shadow Report to the Fift h Periodic Report of the Government of Bangladesh, op. cit., 35.
23. See D.M. Siddiqi, “One Step Forward, Two Steps Back? Women Rights in 2005,” op. cit., 210.
24. See A. Amanur, “Sharp Rise in Violence against Women in South-Western Dists,” Th e Daily Star, vol. 5/956, Feb. 8 (2007). In questo articolo si menziona che durante l'anno 2006 in tutto il Bangladesh i suicidi di donne hanno superato 472 casi. Qui il numero di suicidi per lo stesso anno, ma per solamente 10 distretti su 64 è indicato come 400. Il numero di suicidi fra donne deve essere certamente molto più alto di quello riportato nella stampa.
25. See R. Hausmann, L.D. Tyson, S. Zahidi, eds., Th e Global Gender Gap Report 2006, op. cit., 37.
26. M.A. Choudhori, “Talaker pothe eghie nari-nirjaton o joutuker porinoti,” Janakantha June 16, 2005.
27. See Asian Development Bank, Women in Bangladesh (Manila: Country Briefi ng Paper, 2001), 15.
28. See Shadow Report to the Fift h Periodic Report of the Government of Bangladesh, op. cit., 27.
29. Naripokkho and Bangladesh Mahila Parishad, Violence against Women in Bangladesh. Baseline Report.
International Women’s Rights Action Watch Asia Pacifi c (Malaysia: Kuala Lumpur, 2002), 21. <http://www.iwrawap.org/aboutus/pdf/fpvaw.pdf>.
30. See S. Halim, “Women, Violence and Gender Injustice in Bangladesh Perspective,” D.M. Siddiqi, ed., Human
Rights in Bangladesh 2003 (Dhaka: Ain o Salish Kendra, 2004), 100.
31. See Shadow Report to the Fift h Periodic Report of the Government of Bangladesh, op. cit., 22.
32. Incredibilemente, la revisione di detto documento (Maggio 2004) fu scoperto un anno dopo il suo emendamento, per caso (Maggio 2005). Ciò è stato non solo dannoso per i diritti delle donne ma anche per il processo democratico dell'intero paese.
33. D.M. Siddiqi, “One Step Forward, Two Steps Back? Women Rights in 2005,” op. cit., 198.
34. V. Kannabiran & K. Kannabiran, “Caste and Gender: Understanding Dynamics of Power and Violence,” A. Rao, ed., Gender and Caste (New Delhi: Kali for Women, 2006), 254.
35. See D.M. Siddiqi, “One Step Forward, Two Steps Back? Women Rights in 2005,” op. cit., 209.
36. Nel 2001 investigai un caso di stupro di gruppo in un villaggio del distretto di Jessore. Due ragazze e due donne sposate appartenenti a una bassa casta bassa indù erano state stuprate da sostenitori dichiarati della coalizione politica vincente. Devo anche far presente che, quando informai l'Ambasciata USA in Dhaka, fui semplicemente congedato con l'asserzione che queste cose accadono normalmente in Bangladesh, qualunque sia il partito al potere.
37. See S. Halim, “Women, Violence and Gender Injustice in Bangladesh Perspective,” op. cit., 103.
38. La modernizzazione è un bisogno economico più del bisogno di promuovere i diritti umani. Lo stato ha bisogno di ricorrere alla mano d'opera femminile. Nelle industrie dell'abbigliamento, settore chiave per l'export, l'80% della forza lavoratrice è femminile.
39. G. Nasreen, Bangladeshi Women and the Politics of Religion.
<http://www.onlinewomeninpolitics.org/bangla/ bangdocs.htm>.
40. Articolo 2: Lo Stato condanna la discriminazione contro le donne in tutte le sue forme, sia d'accordo a perseguire da tutti i mezzi adatti e senza dilazione una polizza di eliminare discriminazione contro donne e, a questo fine, promulga: a) incarnare il principio dell'uguaglianza di uomini e donne nelle costituzioni nazionali o altra legislazione adatta anche se non ancora registrata per assicurare, attraverso la legge e altri mezzi adatti la realizzazione pratica di questo principio; b) adottare misure legislative e altre adatte, incluso sanzioni, proibendo tutte le discriminazioni contro le donne; c) stabilire protezione legale delle diritti delle donne su una base paritaria con gli uomini e assicurare attraverso tribunali nazionali e competenti e le altre istituzioni pubbliche la protezione delle donne contro qualsiasi atto di discriminazione; d) evitare di prendere parte a qualsiasi atto o pratica di discriminazione contro donne e assicurare che le autorità pubbliche e le istituzioni agiranno in conformità con questo obbligo; e) prendere tutte le misure adatte per eliminare discriminazione contro donne da parte di qualsiasi persona, organizzazione o impresa; f) prendere tutte le misure adatte, ivi incluso il cambiare o abolire leggi esistenti, regolamentazioni, usi e pratiche che costituiscono discriminazione contro donne; g) abrogare provvedimenti penali nazionali che costituiscono discriminazione contro le donne. Vedi Convention on the Elimination of All Forms of Discrimination Against Women.
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