MDI in Bangladesh
La storia
87 anni fa e prima ancora...
Una data: 8 dicembre 1936
Due donne davanti a un’immagine dell’Immacolata danno origine, a partire dal fertile terreno del PIME, a una nuova famiglia religiosa missionaria nella Chiesa.
E prima di quel momento? Vent’anni di attesa, sogni e preghiera: un progetto che prende lentamente forma. Protagonisti della storia sono sr. Giuseppina Dones, Giuseppina Rodolfi, fondatrici, p. Paolo Manna (beatificato nel 2001), ispiratore del Carisma e Mons. Lorenzo M. Balconi, cofondatore.
Siamo nel 1898 e Giuseppina Dones ha 18 anni. Durante le missioni popolari nella sua parrocchia di Baggio (Milano), decide di consacrarsi a Dio nella vita missionaria. Quando la sorella Ida entra nell'Istituto delle Suore della Riparazione, anche Giuseppina la segue, invitata a farlo. Nel 1916 l'Istituto della Riparazione accetta di collaborare con il PIME, il Pontificio Istituto Missioni Estere di Milano, nella spedizione delle riviste missionarie e a lei è data la responsabilità del lavoro.
Direttore dell'ufficio era p. Paolo Manna. m. Dones lo incontra il 9 gennaio 1917, una data che non dimenticherà mai. M. Dones si dedica al nuovo servizio con passione, convinta che è un mezzo per risvegliare nei battezzati lo slancio missionario. Le Suore della Riparazione, invece, lo considerano presto un impegno gravoso che assorbe preziose forze. Allora un'idea le si affaccia nella mente: persone che si dedichino a quest'opera per vocazione, non potrebbero meglio realizzarlo? Per più di due anni coltiva in segreto questa intuizione e nel 1919 ne parla, per la prima volta, a p. Manna.
Nel 1925 e 1926 i primi tentativi di realizzare il progetto falliscono. Negli stessi anni, Giuseppina Rodolfi, una quattordicenne milanese, in cerca del proprio ideale di vita, intuisce la sua strada. Un giorno suo padre porta a casa una rivista del PIME e, vedendola, dice a se stessa: "Ho trovato, voglio essere missionaria". Molti sono gli Istituti che hanno missioni, ma da nessuno di essi si sente attirata. Frequentando assiduamente, assieme al fratello Armando, l'Istituto Missioni Estere, comincia a desiderare di essere parte di una organizzazione che abbia lo stesso spirito del PIME. Nel 1927 i cammini di m. Dones, Giuseppina e p. Manna convergono in un'unica storia. Giuseppina Rodolfi incontra m. Dones durante il Congressino degli amici del PIME e da lei è indirizzata a p. Manna. Giuseppina ha il coraggio di iniziare a riunire attorno a sé un primo gruppo di aspiranti missionarie e di far pressione su p. Manna perché dia vita a qualcosa. Ma a lungo p. Manna non si decide, vede molte difficoltà al suo invito. Un altro missionario del PIME, invece, p. Giovanni Battista Tragella, sostiene e incoraggia Giuseppina nelle difficoltà.
Nel 1934 il PIME celebra ad Hong Kong il Capitolo generale nel quale accetta la proposta "della istituzione di una Congregazione femminile parallela all'Istituto Missioni Estere" e ne affida la realizzazione a mons. Lorenzo M. Balconi, nuovo direttore generale. Tuttavia dovettero passare ancora due anni fino a quando, l'8/12/1936 madre Dones e Giuseppina Rodolfi, davanti a un piccolo altare con il quadro della Vergine Immacolata, in una casa presa in affitto a Milano, si consacrano a Dio per la missione. Il paterno aiuto di mons. Lorenzo M. Balconi fu prezioso e determinante nella realizzazione del sogno delle due fondatrici. E da allora sono passati settantotto anni...
MdI: dove operano oggi?
Africa: Algeria, Camerun, Guinea Bissau
America Latina: Brasile
Asia: Bangladesh, India, Hong Kong
Europa: Inghilterra, Italia
Oceania: Papua Nuova Guinea
Le loro attività principali consistono nel rispondere alle domande di salute, di istruzione, di dignità, di significato, di amore che salgono dall'umanità che incontrano mediante dispensari, lebbrosari, ospedali, scuole e ostelli, attività sociali, promozione della donna, lavoro con i giovani, predicazione, campi nei villaggi, catecumenati, catechesi, animazione missionaria…
Altre cose occorre inventarle, a seconda dei tempi e dei luoghi. Così fanno il parroco in Africa o in Brasile; o l’avvocato in un Centro per la difesa di diritti delle donne nel sud dell’India; c’è chi insegna missiologia all’università a san Paolo del Brasile, o ricami che sembrano pitture alle donne in Bangladesh. C’è chi fa parte di un’equipe itinerante che lavora al servizio degli indios dell’Amazzonia, viaggiando per settimane in barca sul Rio, e chi periodicamente da Hong Kong va in Cina a insegnare inglese. Agli hanseniani oggi si aggiungono gli ammalati di AIDS. Una squadra mobile per l’evangelizzazione, con la collaborazione di una quindicina di laici, mette in scena storie del vangelo e le rappresenta nei villaggi dell’India, per cristiani e indù…
MdI in Bangladesh
Le prime partenze per le missioni nella regione avvennero nel 1948 per l'India e nel 1953 per il Pakistan orientale diventato poi Bangladesh in seguito all'indipendenza dal Pakistan nel 1971.
La prima missione fu aperta a Dhanjuri, nel nord, diocesi di Dinajpur. Oggi le MdI sono presenti in 12 missioni.
Nel 1913, quindi, le sorelle in missione in Bangladesh hanno festeggiato i 60 anni di presenza nel Paese. Ecco due messaggi di auguri: il primo della Superiora Generale Sr. Rosilla Velamparambil e il secondo di p. Franco Cagnasso, Superiore Regionale Pime
Care Sorelle del Bangladesh,
Un saluto speciale a tutte voi che quest’anno celebrate i 60 anni della nostra presenza in Bangladesh. È questa una notizia molto bella sia per noi, Suore Missionarie dell'Immacolata, per la Chiesa in Bangladesh e per tutti i membri della nostra famiglia missionaria in Bangladesh.
Sessanta anni fa, esattamente il 15 novembre 1953, tre entusiastiche ed energiche missionarie italiane, Sr. Germana Barbè, Sr. Carmela Corti e Sr. Annunciata Dragoni, arrivavano nell’allora Pakistan dell’Est, oggi Bangladesh, dove la maggioranza della popolazione è musulmana per vivere il mandato missionario che avevano ricevuto: “Andate in tutto il mondo, proclamate la Buona Notizia…”.
E’ una felice coincidenza che Sr. Golapi Toppo, la prima sorella Bangladeshi celebrerà a breve i 50 anni del suo impegno nell’Istituto.
Ogni nuova impresa è pavimentata di difficoltà di vario genere, difficoltà che anche le nostre missionarie dovettero affrontare soprattutto nei momenti iniziali.
La gratitudine è il sentimento che abita nel cuore di tutte per i meravigliosi ed immaginabili modi con cui Dio ha operato con loro e attraverso loro.
Le Celebrazioni dei Giubilei sono come una pausa durante una scalata di montagna dove ci si ferma a guardare il cammino percorso, ci si riposa un po’ per riprendere le forze e poi continuare la scalata che porta alla cima.
La sosta da l’opportunità di fermare per un istante lo sguardo sulle meraviglie che Dio ha operato nella vita della provincia, nelle sorelle e, attraverso di esse in molte altre persone. Dio ha ci benedette in tanti modi: le vocazioni, la crescita e lo sviluppo delle Comunità, le varie attività apostoliche e il dono dell’invio ad extra di diverse missionarie.
E’ questo anche un significativo momento per riflette e verificare l’esistente impegno apostolico delle comunità, così da poter continuare con rinnovato spirito a rispondere alle sfide della società di oggi.
“Prendete il largo”. Questo invito del Beato Giovanni Paolo II è molto valido anche per noi oggi: ricordare il passato con gratitudine, vivere il presente con entusiasmo e guardare al futuro con fiducia: Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre” (Ebr 13,8).
Sono convinta che questa Celebrazione ci aiuterà a rinnovare il nostro entusiasmo missionario dandoci il coraggio di guardare avanti con speranza anche quando attorno a noi ci sono segni di disperazione.
Possa la Vergine Maria, Regina degli Apostoli, sotto la cui protezione le nostre pioniere 60 anni fa iniziarono il loro viaggio missionario, aiutare ciascuna sorella a contemplare il volto del suo divin Figlio e rivelarlo agli altri.
Dio ci benedica tutte in questo impegno.
Sr. Rosilla Velamparambil
Superiora Generale
Celebrare il 60mo anniversario dell’arrivo delle Missionarie dell’Immacolata in questo Paese sicuramente significa ricordare molte persone: le suore che arrivarono per prime, quelle che hanno aperto nuove comunità, le prime suore locali, quelle partite dal loro Paese per andare e servire altri Paesi, le superiore… tutte sono degne di lode e noi ringraziamo Dio per tutte loro.
Ricordiamo inoltre il tanto lavoro che è stato fatto al servizio del popolo di questo Paese: un' infinità di visite ai villaggi, insegnamento, catechesi, visite e cure alle persone malate, accompagnamento di giovani coppie; persone aiutate ad incontrare Gesù, prese per mano e affidate a Dio negli ultimi istanti della loro esistenza.
Per non dire le tante ragazze aiutate a discernere la loro vocazione, a prendere consapevolezza della loro dignità, a diventare brave madri di famiglia e brave suore…
Ma desidero dire una parola speciale circa l’invisibile lavoro della grazia di Dio durante questi 60 anni. Solo Dio conosce l’abbondanza di amore che cresceva nel cuore delle suore giorno dopo giorno, promosso dai loro sacrifici, dalla perseveranza, dalla fortezza. Come lo Spirito Santo le ha trasformate in testimoni viventi di Gesù.
Dio solo sa quante persone sono state ispirate dal loro esempio; quante persone sono state incoraggiate a proseguire il loro viaggio nella vita mettendo piena fiducia nel Signore. Quante parole di consolazione sono state sussurrate agli orecchi di persone nel dolore e nella sofferenza, persone per le quali nessuno si prende cura perché hanno poco valore di fronte al mondo… ma le suore sanno che loro sono preziosi per Dio!
L’invisibile flusso della grazia trasmessa da Dio alle Suore, la loro apertura a questa grazia circolata tra loro e trasmessa a tanta gente, la loro capacità di perdonare, la pazienza, la fede... Questa è la parte più importante della loro vocazione come missionarie, il vero dono dato da Dio a questo Paese.
Care sorelle, vi ringrazio. Sappiate essere sempre più come Maria di Nazareth, che ha ricevuto Gesù con generosità e lo ha dato al mondo con umiltà, fede e amore.
Dio vi benedica e vi faccia degli strumenti viventi della buona novella di Gesù.
padre Franco
Superiore Regionale PIME
Dinajpur
Le attività
Come detto in precedenza le attività delle Sorelle sono molteplici.
La lettera seguente, inviataci da Sr. Annamaria Panza, evidenzia una parte delle loro attività ed in particolar modo l'attenzione nei riguardi delle donne seguendole praticamente dalla culla (asili e scuole materne), all'età scolastica (scuole e boarding), alla ricerca di lavoro (a Zirani) fino a proporre lavoro nel loro villaggio (centri di cucito) così che le famiglie possano essere nel loro ambito naturale.
La lettera in realtà accompagnava alcune foto (vedi la sequenza nel filmato) presentate al British Women Association di Dhaka con il proposito di far conoscere le attività delle MdI
PIME SISTERS - Suore Missionarie dell'Immacolata
Pontificio Istituto Missioni Estere
fondata nel 1936 in Italia, Milano da M. Dones e Giuseppina Rodolfi, con l'aiuto di Padri del Pime
scopo: l'amore di Dio
Partenza per la missione:
1948 - India
1953 - Bangladesh / Pakistan orientale (3 sorelle richieste dai Padri del Pime)
Brasile / Hong Kong / Camerun / Guinea-Bissau / PNG / Algeria
Bangladesh: abbiamo iniziato nel Nord (a Dhanjuri, diocesi di Dinajpur) e siamo presenti attualmente in 12 missioni
Attività:
Istruzione / Salute / Promozione Umana - sociale / Cura delle comunità cristiane
BONPARA una delle nostre più grandi comunità (diocesi di Rajshahi)
inizio nel 1965
La comunità cristiana si trasferì da Dacca a Bonpara per ragioni legate alla terra. I Padri iniziarono a prendersi cura di questa comunità e scoprirono nelle vicinanze molti villaggi con popolazioni tribali, soprattutto Paharia.
Appena stabilita la missione abbiamo iniziato ad aprire un dispensario medico, un ostello e un centro di cucito / ricamo.
Dispensario
Il nostro dispensario è aperto a tutti e ogni giorno le nostre sorelle vedono circa 100 pazienti.
Anche se le nostre sorelle sono infermiere competenti, sia per la loro preparazione professionale che per l'esperienza – (possono quasi essere paragonate ai medici) – affrontano direttamente i casi più semplici, per i casi più gravi si mandano i pazienti in ospedale.
Una particolare attenzione viene data alle donne incinte. Per le prime fasi della gravidanza possono venire per le visite e follow-up e, se non ci sono complicazioni, partorire nel nostro dispensario.
Le nostre sorelle sono anche molto impegnate nel trattamento dei morsi di serpente! Hanno una pietra nera che assorbe il veleno. Anche per questo motivo siamo abbastanza conosciute nella comunità di Bonpara!
Naturalmente la maggior parte dei pazienti sono estremamente poveri e le visite sono completamente gratuite mentre le medicine sono vendute al prezzo di costo (senza alcun sovrapprezzo, perché vogliamo dare un servizio al popolo, senza trarne profitto). Non facciamo distinzione di fede, e quindi la maggior parte dei pazienti è musulmana. Riceviamo i fondi per eseguire i nostri dispensari dai nostri benefattori all'estero e un po' anche da Caritas Bangladesh.
Centro di cucito
Abbiamo iniziato il nostro centro di cucito, al fine di trovare una fonte di reddito per le donne del villaggio, un modo per promuovere la loro dignità, per aiutarle ad acquisire fiducia in sé stesse ed essere meno dipendenti dai loro mariti e anche per ostacolare la fuga dal villaggio di giovani ragazze che andavano a Dhaka per trovare un posto di lavoro. Abbiamo pensato che dovevamo trovare un modo per cercare di mantenere queste ragazze vicino alle loro famiglie, dare loro un ambiente sicuro in cui avrebbero potuto guadagnare qualche soldo e ... ottenere nel contempo qualche buon consiglio.
Le nostre Sorelle avevano osservato che molte donne cucivano con abilità nella loro casa, e hanno quindi deciso di avviare questa attività per aiutarle.
La situazione della maggior parte delle donne che vengono al nostro centro di cucito è molto difficile. Spesso il marito non è in grado di guadagnare abbastanza per prendersi cura della famiglia o comunque, quello che guadagna viene speso in primo luogo (troppo spesso in alcool) per sé stesso e poi si pensa ai bambini e alla moglie.
Le donne tribali che andavano a lavorare nei campi venivano poi sfruttate in tutti i modi dai proprietari terrieri.
Oltre ai benefici economici che ottengono venendo al centro, ottengono anche informazioni basilari sulla salute, l'igiene, il trattamento di malattie comuni, i principali principi morali e come prendersi cura dei propri figli.
Il centro è aperto principalmente alle donne cristiane, ma abbiamo anche alcune ragazze musulmane e indù. Ci sono ragazze sposate e non sposate. Alcune, quelle che "preparano" il lavoro per le altre (taglio, disegno, e stiratura) ricevono uno stipendio fisso, mentre per la maggior parte sono pagate in base al lavoro che fanno. (Più seminano, più ottengono).
Stiamo vendendo i ricami soprattutto all'estero attraverso i nostri amici e inoltre stiamo cercando di aumentare la vendita sul mercato locale: al momento ciò avviene solo attraverso mostre o visitatori che vengono nella nostra missione.
Naturalmente, per noi la vendita è molto importante, non perché ci guadagniamo qualcosa, ma perché più vendiamo più possiamo assumere e dare un futuro a queste donne e alle loro famiglie.
E in realtà per vendere qui in Bangladesh ci basiamo principalmente sugli inviti di Ambasciate e Clubs.
Abbiamo i nostri propri disegni per i ricami, ma siamo pronte e felici di avere nuove idee e progetti. In realtà siamo aperte a qualsiasi tipo di ordine, perché essendo tutto fatto a mano, in realtà ogni pezzo può essere preparato in modo diverso secondo il gusto e le esigenze dei nostri clienti.
Qui a Dacca siamo a Mirpur 10 e ciò che viene prodotto nei nostri centri di cucito può essere poi consegnato qui a Dhaka.
Oltre a Bonpara, abbiamo altri due Centri di cucito: uno si trova nel distretto di Rangpur in un villaggio Oraon e l'altro abbastanza vicino a Bonpara, a Muladuli, dove lavoriamo soprattutto con le donne Paharia, un altro gruppo tribale.
A Muladuli, da 5 anni, abbiamo anche deciso di aprire un asilo per i figli delle nostre donne del Centro di Cucito. Avevamo infatti visto che le donne, una volta che avevano un bambino, non erano più in grado di venire al centro dovendosi prendere cura del loro bimbo e se poi erano incinte di nuovo questo significava che per 3 o 4 anni (almeno ... a seconda della data di nascita dei bambini) non potevano venire a lavorare. Infatti, essendo molto povere, non potevano affidare i bambini alla suocera (normalmente convivente con loro) in quanto quest’ultima, a sua volta, era costretta ad andare a lavorare nei campi per guadagnare qualcosa o, lei stessa, lavorava al Centro di cucito.
Inoltre, avevamo notato che i nostri bambini Paharia avevano grandi difficoltà a scuola. In realtà iniziavano ad aver problemi sin dalla scuola materna e solo pochi avrebbero potuto perseverare fino alla classe V. Quindi, sapendo che la malnutrizione nei primi anni di età colpisce i bambini sia fisicamente che intellettualmente, abbiamo deciso di aprire un piccolo centro diurno per i bambini.
In questo modo, le madri possono venire a lavorare, i bambini vengono accuditi, ricevono un pasto nutriente e iniziano ad imparare la lettura e la scrittura di lettere e numeri in inglese e bengalese, imparando nel contempo alcune canzoni e filastrocche. E, da 3 anni, i bambini che erano venuti nel nostro asilo, possono venire nel pomeriggio per il “doposcuola”. Siamo davvero molto contente dei risultati raggiunti dai nostri bambini.
Le madri pagano una tariffa minima per la scuola materna e la maggior parte delle spese sono sostenute dai nostri benefattori.
Ostello
La terza attività principale a Bonpara è l’ostello per le ragazze. Le ragazze dei villaggi interni, provenienti da famiglie povere, o con problemi, vengono accolte nel nostro boarding in modo che possano frequentare la scuola primaria e/o la superiore senza problemi.
Abbiamo circa 90 ragazze. Per la maggior parte sono cristiane, ma ci sono anche alcune ragazze indù. Cerchiamo di educarle per un futuro migliore. Qui sono sicure, ricevono un’adeguata alimentazione, hanno il tempo di studiare e c'è sempre qualcuno che si prende cura di loro.
In questo modo si cerca di aumentare il livello di istruzione delle ragazze. Le ragazze provenienti da famiglie povere sono sempre a rischio di sposarsi molto giovani: i genitori hanno paura di non essere in grado di farle sposare in seguito, hanno paura che studiando non saranno più in grado di trovare un marito o di essere sottomesse alla nuova famiglia, il che crea altri problemi. Non è facile, naturalmente, cambiare il loro atteggiamento, ma stiamo cercando anno dopo anno. E in realtà noi vediamo che a poco a poco il livello di istruzione non solo delle ragazze bengalesi, ma anche di quelle tribali, è in continuo aumento.
Il nostro grande dilemma è: cosa fare quando una ragazza non ha buoni risultati a scuola, e capiamo che non ha le capacità per continuare gli studi? Se ha raggiunto la classe VIII (III secondaria), normalmente noi non la ospitiamo nel nostro boarding. Ma se è piccola, e sappiamo che andare a casa significa solo o sposarsi o essere sfruttata da alcuni parenti? Non è facile scegliere.
In questo momento abbiamo due ragazze a Bonpara che hanno smesso di andare a scuola e ora stanno aiutando nel nostro boarding la mattina e in questo modo imparano a cucinare e tenere pulita la casa, ecc. e nel pomeriggio vanno al centro di cucito e guadagnare un po’ di denaro, che stiamo mantenendo per il loro futuro.
La tassa d’iscrizione deve essere parzialmente pagata dai genitori; chiediamo almeno un piccolo contributo per ogni famiglia, in base alla disponibilità, in modo che i genitori possano dimostrare l'interesse che essi hanno nella formazione delle loro figlie. La maggior parte delle spese, tuttavia, è sostenuta dai benefattori stranieri.