La punteggiatura del diritto, parte 1


la virgola e il punto e virgola

di Emilio Curci

Un aspetto che mi ha sempre affascinato nello scrivere è quello della punteggiatura che, negli ultimi anni, almeno a mio modesto parere, sta perdendo sempre più importanza a favore della rapidità di comunicazione, complice anche la sempre più marcata diffusione del linguaggio "semplificato" dei moderni strumenti di comunicazione (SMS, Whatsapp, social, ecc...).

Eppure, per chi scrive di diritto, ritengo che un corretto uso della punteggiatura sia essenziale, non solo perchè la stessa può essere usata, a seconda dei casi, per accelerare la lettura, rendendo più "scorrevole" l'atto, ma anche per rallentarla "costringendo", cioè, il lettore a fermarsi quando è necessario, concentrando così la sua attenzione su ciò riteniamo di dover mettere in risalto.

Utilizzando una similitudine potremmo dire che la punteggiatura è contemporaneamente l'acceleratore ed il freno del testo che vogliamo scrivere che ci permette appunto di far correre di più il nostro lettore, ovvero, di farlo fermare a riflettere sugli aspetti più importanti che vogliamo evidenziare.

Naturalmente non è mia intenzione in questa sede fare una lezione grammaticale sulla punteggiatura, ma soltanto evidenziare quali siano, almeno secondo me, in base all'esperienza maturata nella scrittura, i segni più utili (a volte dimenticati) che rendono più efficace la comprensibilità di un atto giuridico.

Per questo vorrei cominciare con la mia preferita e, cioè, la virgola che inserisco sempre quando è necessario, in ogni periodo dell'atto, soffermandomi a verificare (a volte anche in modo maniacale) nella rilettura finale del testo se è stata correttamente utilizzata e, ad inserirla, dove manca.

Direi che la virgola è l'acceleratore per eccellenza del periodo se pensiamo ad un elenco.

Se in un atto inseriamo un elenco, con l'aggiunta di una virgola, dopo ogni nome, ci accorgiamo subito come la stessa ci aiuti a scorrerne velocemente il contenuto. 

Naturalmente l'elenco non deve essere mai troppo lungo, ma contenere gli elementi che riteniamo essenziali per esprimere il concetto che stiamo elaborando consentendo così a chi ci sta leggendo di afferrare il concetto senza perdere troppo tempo e soprattutto un elenco deve avere una fine dove l'ultimo elemento viene preceduto non già da una virgola, ma da una congiunzione (es: e).

Ad esempio se in un atto voglio sostenere che sussistono i presupposti per concedere una sospensione di un titolo esecutivo, stante il grave pericolo al quale andrebbe incontro il debitore in caso di sua persistenza, potrei usare un'espressione del genere: "peraltro le cattive condizioni di salute di Tizio, la sua assoluta impossidenza, l'inesistenza di altre fonti di reddito, la mancanza di disponibilità di una soluzione abitativa stabile e l'assenza di altri familiari in grado di aiutarlo, giustificano certamente la sussistenza di un pericolo grave ed imminente".

In questo caso l'uso della virgola "enfatizza" tutte le situazioni di difficoltà evidenziate, pur consentendo di leggerle velocemente, fino all'ultima e cioè quella di chiusura (magari inserendo quella ritenuta più grave nel caso di specie o comunque quella ritenuta più importante) che, appunto, chiude il cerchio rimarcando il concetto di grave pericolo che vogliamo evidenziare.

Inserire un termine preceduto da una congiunzione dopo un elenco rapido intervallato da virgole costringe, infatti, il lettore a rallentare sull'ultima parola che può così divenire quella più importante da evidenziare.

La virgola in campo giuridico può essere anche utilizzata per l'inserimento degli "incisi" e cioè delle frasi che non sono essenziali o che non stravolgono il senso del periodo, ma che riteniamo utili inserire per ampliare il concetto che stiamo esprimendo.

In questi casi la virgola va sempre inserita prima e dopo la fine dell'inciso consentendo così di "sorvolare" sulla frase incisiva e di proseguire nell'esame del testo, ma di lasciare comunque traccia, seppur in maniera meno marcata, di un concetto.

D'altro canto l'utilizzo degli incisi può essere molto importante, non solo per sorvolare, ma, in alcuni casi, addirittura per enfatizzare un concetto, nel senso che, quello che, dal punto di vista grammaticale, è un inciso e, dunque, non essenziale, diventa, invece, importante e complementare ai fini della comprensione del testo.

Certo in parte l'efficacia di tali strumenti in parte può dipendere anche da chi legge, ma a titolo esemplificativo, se voglio parlare di un concetto chiarendone in modo sintetico il significato, con un inciso, posso anche impreziosirne il contenuto.

Anche in questo caso, per esemplificare, nel contesto di un atto, potrei utilizzare un'espressione del tipo: "è evidente che l'On.le Giudicante non potrà certamente valutare le dichiarazioni rese dai testi di parte della convenuta, rese peraltro a decenni di distanza dai fatti per cui è causa, come più attendibili rispetto a quelle contenute nei documenti sopra descritti, che sono stati redatti da pubblici ufficiali e risalenti, peraltro, ad epoche contestuali ai fatti per cui è causa, che attestano, invece, l’esatto contrario".

In questa frase mettere tra due virgole espressioni come "rese peraltro a decessi di distanza dai fatti per cui è causa" ovvero "risalenti peraltro ad epoche contestuali ai fatti per cui è causa" che potrebbero essere teoricamente estrapolate dal testo, invero ne arricchiscono il contenuto evidenziandone l'importanza ai fini della sua comprensione e al fine di mettere in risalto la minore importanza delle prove testimoniali avverse rispetto ai documenti esibiti.

Pur dipendendo molto dallo stile dell'autore la virgola è molto utile anche nell'utilizzo di alcune congiunzioni correlative, tipo nè o sia.

In questi casi la virgola va inserita per disgiungere le frasi ma anche per "alleggerire" il testo e, dunque, può essere utile quando una periodo è più lungo.

Personalmente mi piace utilizzare la congiunzione nè soprattutto quando devo evidenziare diverse cose negative e in questi casi la faccio sempre precedere naturalmente dalla virgola.

Esemplificando potrei scrivere "in tale contesto, dunque, non possono assumere alcun valore, nè le dichiarazioni rese da controparte, nè le prove testimoniali assunte, nè il comportamento processuale avverso", laddove il continuo e ripetitivo uso del nè preceduto dalla virgola anche dal punto di vista fonetico sembra enfatizzare la negatività delle cose che stiamo descrivendo.

Se la usiamo, invece, con una congiunzione come sia, tendiamo a darne generalmente un aspetto positivo che rafforza la fondatezza della nostra tesi. 

Una frase esemplificativa potrebbe essere: "la tesi attorea risulta, dunque pienamente fondata, atteso che la stessa trova pieno riscontro sia nelle prove testimoniali assunte in corso di causa, sia nei documenti esibiti, sia nelle conclusioni a cui è giunto il consulente tecnico di ufficio".

Se come detto la virgola può a seconda dei casi accelerare o rallentare la lettura del testo, una via di mezzo è il punto e virgola.

La virgola può essere normalmente utilizzata per separare nomi o frasi a patto che siano generalmente brevi.

Quando ciò non è possibile ed è necessario elencare concetti più complessi o articolati arriva in soccorso il punto e virgola.

Se dobbiamo cioè formulare un elenco di concetti collegati tra loro (alla fine dei quali non possiamo mettere il punto a chiusura della frase) dobbiamo necessariamente utilizzare il punto e virgola.

Pensiamo, ad esempio ad un elenco di obblighi giuridici da adattare ad un caso di specie e da commentare come quelli nascenti dal matrimonio.

In un giudizio di separazione per enfatizzare le responsabilità di un coniuge si potrebbe utilizzare una frase come la seguente.

"Ed invero il marito della Sig.ra Rossi (nome di fantasia) ha violato tutti gli obblighi nascenti dal rapporto matrimoniale tra cui:

Allo stesso modo se vogliamo che nella lettura vi siano delle pause più lunghe rispetto a quelle che determina la virgola possiamo inserire il punto e virgola tra alcune frasi ma sempre con moderazione per evitare poi di aver un effetto opposto e cioè la non scorrevolezza di un testo se troppo lungo.

Possiamo anche alternare virgola e punto e virgola tra una frase e l'altra quando vogliamo che su alcuni aspetti la lettura scorra più veloce e su altri un pò più lenta.

Il punto e virgola può anche essere utilizzato quando si ha la necessità di riunire due frasi che hanno un significato correlato tra loro che non vogliamo separare del tutto con un punto.

Spesso questa tecnica è utilizzata anche nella stesura di atti normativi. Ad esempio nell'art. 19 della Costituzione si legge:  “La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell’autonomia e del decentramento".

Il punto e virgola unisce così due frasi separate tra loro ma che richiamano le funzioni della Repubblica in un contesto più generale.

Per ora mi fermerei qui. 

Degli altri segni di punteggiatura parleremo nella seconda parte di que, naturalmente senza presunzione di completezza, ma solo nell'ottica di fornire qualche utile suggerimento