Col passare degli anni le protagoniste di questo racconto crescono e spesso si confondono l'un l'altra: immagine e parola condividono forme, significati e quella traccia dalla quale hanno poi imparato a muoversi in autonomia. A ben pensarci un segno è ciò che le accomuna, il punto di partenza da cui iniziare il cammino che determinerà il loro essere scritta o schizzo a grafite, impronta di luce che colpisce un sensore o onde di suono che attraversano l'aria.
Quante volte ci siamo trovati a prendere appunti per non dimenticare un impegno o per fissare un pensiero? Un segno rapito da un foglio d'avanzo che finirà dimenticato, sul tavolo della cucina; un concetto da conservare in agenda e che verrà ritrovato, con un certo stupore, dopo qualche tempo. La necessità di far scorrere la penna e lasciare che inchiostro e pressione solchino la carta è qualcosa che appare come naturale e profondamente insito nella nostra storia: quella quotidiana, quella secolare, quella del sapere e delle favole. Quella che dalle prime impronte lasciate sulle pareti delle grotte ha conosciuto modi e strumenti diversi ma che, in fondo, è ancora la stessa di allora.
Lettere nerovestite parlano con la voce stanca di ieri, raccontando e segnando lo scorrere dei giorni. Il mondo tutto è supporto; è l'immagine di un bambino che scarabocchia con violenza innocente il retro di un foglio e il muro su cui appoggia, esausto, il divano. Prima gattonando, poi correndo, fino a cercare un appoggio al quale sorreggersi, l'essere umano lascia di continuo messaggi, comunicati con costanza giorno dopo giorno, e in modo più o meno conscio. Plinio il Vecchio volle esprimere l'importanza di questa attitudine in una semplice ed efficace frase contenuta nella Naturalis Historia: nulla dies sine linea (nessun giorno senza una linea).
"È un susseguirsi di pensieri che, scritti a pennarello nero, irrompono sulla pagina bianca come l'urgenza di un titolo. Una raccolta di frammenti impulsivi: ogni pagina si presenta come un mondo a sé. Dalla poesia all'ironia e all'uso di una parola parlata, in un incessante susseguirsi di umori e di registri formali. Un rincorrersi di immagini antitetiche che risulta come una marmellata di contenuti eterogenei o un continuo zapping, che ricorda come le persone vivono i social-media. Le Martellate sono parole/immagini assenti. Dirette, frontali, sfacciate come quello che non vorresti sentirti dire, permangono nella testa e martellano. Ciascuna è un sipario che si apre. Non c’è un ordine cronologico per favorire la possibilità del qui e ora, dell'autonomia e dell'efficacia di ciascuna scritta. Pensate, sentite o addirittura rubate, sono quasi delle frasi scritte a voce"
MARTELLATE. SCRITTI FIGHI è una raccolta di scritte, sotto forma di slogan, che hanno accompagnato Marcello Maloberti in quasi un trentennio di poetica. Un libro, quello pubblicato nel 2019 da Flash Art, che non sembra voler terminare la sua corsa nel momento in cui l'edizione viene mandata in stampa e distribuita: la raccolta, infatti, si riversa sul web, declinandosi in forma digitale su Instagram. MartellateProject è il profilo che raccoglie le "frasi scritte a voce" dell'artista, adattandosi in maniera ottimale al format del social, acquistando un indiscutibile impatto visivo, rapido ed immediato, facilmente condivisibile. La grafia semplice dell'artista milanese diventa un post muto che racchiude nella sola immagine forma e descrizione. Talvolta è un video ad intermittenza; talvolta una voce robotica di un navigatore che recita le sentenze come direzioni da seguire per non perdersi nel viaggio. Anche Rita Pavone fa capolino nel profilo tra il bianco e il nero delle scritte, con la sua celebre canzone Datemi un martello: che cosa ne vorrà fare?
Vai al profilo Instagram di MartellateProject: