Immaginiamo in questi giorni delle applicazioni future per il digitale, un suo nuovo impiego come mezzo espressivo capace di dare nuova vita all'arte e di opporsi alla sua estinzione.
In un periodo di incertezza in cui ogni convinzione sembra esserci crollata addosso, in cui l’arte si è accorta di non avere più voce all’interno della comunità, di non essere considerata “bene essenziale” , ma frivolo intrattenimento e merce di scambio, ci siamo accorti che forse è necessario reinventarci, trovare nuovi modi per creare e comunicare le urgenze che caratterizzano il contemporaneo.
Affacciandoci alla produzione artistica degli ultimi anni, oggi possiamo finalmente comprendere il perché delle numerose operazioni che hanno visto artisti, architetti e designer uniti su questo stesso fronte: la formulazione di domande e soluzioni per un futuro migliore, maggiormente sostenibile e solidale.
Insieme ripercorreremo alcune delle ricerche artistiche che si sono avventurate nell'universo digitale per abbattere le barriere fisiche ed emozionali che per troppo tempo ci hanno allontanato dal senso di comunità e di appartenenza ad un unico prezioso pianeta.
Terapie estetiche per una partecipazione attiva, una nuova consapevolezza collettiva e un impegno sociale e ambientale.
Instagram, Youtube, Facebook, Twitter e Google sono diventati i principali motori per le nostre ricerche. Da quando abbiamo assistito al lockdown nazionale ci siamo accorti di quanto essi fossero fondamentali per la nostra attività quotidiana: informazioni, lavoro, studio ma anche ogni nostro interesse e svago si è istantaneamente spostato online.
Ciò non dovrebbe sembrarci strano, essendo noi immersi all'interno di un orizzonte culturale che, emergenza sanitaria a parte, ormai da tempo ha concesso ai nuovi media il ruolo di principale interfaccia sul mondo. Dalla nascita del web dinamico, quello che ora ci permette di interagire attivamente all'interno di un ambiente che ha ormai sostituito ad ogni livello il contesto sociale in cui viviamo, sembra essersi compiuta la profezia del villaggio globale annunciata da Marshall McLuhan a metà degli anni Sessanta: sostanzialmente, ora ci troviamo a vivere in un microcosmo virtuale all'interno del quale abbiamo trasferito quasi ogni attività individuale e ogni aspetto della relazione interumana.
Questo ha delle ricadute concrete sul nostro modo di percepire il mondo che ci circonda e le urgenze ambientali che esso si trova ad affrontare. Ogni immagine, ogni dato, ogni articolo che ci capita davanti agli occhi non fa che allontanarci sempre di più dal problema. La spettacolarizzazione della catastrofe climatica ha saturato definitivamente le nostre coscienze e ora ogni cosa ci sembra estremamente distante, irreale quando non assolutamente irrecuperabile.
In un panorama in cui il vero virus sembra trovarsi nella mente delle persone, l'arte ci offre una via di fuga.
Jakob Kudsk Steensen (1987) è un artista danese con sede a New York. Il suo lavoro si occupa di dimostrare come l'immaginazione e l'utilizzo della tecnologia possano contribuire all'ideazione di ipotesi ambientali future. Diversamente dal lavoro di altri artisti contemporanei impegnati sul fronte ecologico, Steensen non agisce direttamente sull'ambiente, non vi interviene nè lo modifica in senso sostanziale. Costruisce invece degli ecosistemi virtuali partendo da forme e suoni naturali per porre in atto una riflettessione sul nostro rapporto con il mondo.
Le sue opere spaziano da ecosistemi immaginari in cui lo spettatore può immergersi attraverso la Realtà Virtuale e installazioni in Mixed Reality che collegano mondi fisici e digitali, invitando il pubblico a entrare in nuove ipotesi ecologiche. Kudsk Steensen collabora con ONG, residenze, scienziati e artisti provenienti da diversi campi e iniziative. Nelle escursioni che organizza con il suo Team nelle zone più impervie e incontaminate del pianeta, l'artista raccoglie del materiale organico che in un secondo momento viene digitalizzato (grazie a scanner 3D, fotogrammetria, dati satellitari e software per videogiochi) e infine rielaborato nella costruzione di un ambiente nuovo, totalmente virtuale.
Ispirato dalla fantascienza ecologica e dalle conversazioni con biologi ed etnografi, i suoi progetti sono in definitiva delle simulazioni virtuali di scenari ecologici popolati da esseri mitici e immaginari.
Kudsk Steensen è stato selezionato per il Future Generation Art Prize2019. Come parte del programma di premiazione, è stato invitato a creare ed esporre nuove installazioni di RE-ANIMATED (2017-18) a Kiev e Venezia.
Catharsis è stata realizzata per Connect BTS 2020, il progetto globale di arte pubblica avviato dal gruppo pop sudcoreano BTS e commissionata dal Pinchuk Art Centre di Kiev. Il lavoro di Kudsk Steensen si concentra sulle ipotesi ecologiche emergenti e sui modi in cui le tecnologie digitali possono essere utilizzate per interagire con gli ambienti naturali. La speranza è che La catarsi crei uno spazio temporale che dia al pubblico un travolgente senso di comunione e armonia.
Ideato come un movimento organico che si sposta dai fondali marini alle verdi distese della foresta, Catharsis nasce dal concetto di "Low Media", il sovvertimento cioè della velocità della tecnologia in nome di una rinnovata lentezza riflessiva, capace di attirare l'attenzione dello spettatore sul mondo naturale.
Catharsis è anche un'opera digitale in progress, visibile in diretta su