Qual è stato il ruolo della partecipazione durante il distanziamento sociale? Anche se confinati nelle proprie case le persone hanno saputo rispondere in modo rilevante agli eventi improvvisi da cui si sono viste sommerse. La partecipazione ha fatto sì che ci si sentisse tutte e tutti un po' più vicini.
Partecipazione “1. In generale, il fatto di prendere parte a una forma qualsiasi di attività, sia semplicemente con la propria presenza, con la propria adesione, con un interessamento diretto, sia recando un effettivo contributo al compiersi dell’attività stessa […] 3. In senso più soggettivo, sentimento di vicinanza affettiva per cui si condividono, avvertendole e dichiarandole come proprie, le gioie e le pene di altre persone 4. Il fatto di partecipare, cioè di comunicare, di far conoscere ad altri […]”.
Enciclopedia Treccani.
In generale la partecipazione è quell'apporto dato a un fatto o azione di interesse collettivo orientato a un fine condiviso, si può definire cooperazione ed è molto importante per la comunità, ed è proprio da qui che nasce l’arte partecipativa e pubblica.
Questo fino all'arrivo della pandemia; in questo momento particolare la partecipazione, e con lei l’arte partecipativa, ha mutato i soliti significati e modi d’azione. Globalmente, l’atto partecipativo si è adattato al distanziamento sociale, cosa che suona come un paradosso. L’obbligo di stare a casa ha dato un taglio netto a tutte le relazioni su cui si fondavano le nostre vite, così la collettività e la comunità hanno perso il loro senso comune e ne hanno dovuto acquisire un altro. A partire dal 10 marzo le persone si sono ritrovate distaccate a forza, la risposta è stata quella di creare un momento di vicinanza collettiva, ci si è iniziato a dare un vero appuntamento, tutti i giorni alle 18; a quell'ora, ognuno di noi avrebbe dovuto abitare il proprio affaccio sul mondo, finestra o balcone che fosse, per dare il via ad un grande atto partecipativo, la musicalità.
Ancora più carica di significato è stata la risposta che ha dato il quartiere Pratello, a Bologna, il 25 Aprile, luogo storico delle resistenze antifasciste italiane. Vista l’impossibilità di organizzare il corteo di commemorazione che avrebbe percorso le vie come tutti gli anni, il collettivo Pratello R’esiste ha deciso di non rinunciare al rito organizzando una manifestazione altra. Tutte le persone che avrebbero voluto scendere per le strade quel giorno, hanno inviato una loro fotografia ai ragazzi e le ragazze del collettivo così da tappezzare tutte le vie di volti sorridenti di tutti e tutte coloro che sarebbero stati lì fisicamente, se non fosse stato impossibile.
Per quanto riguarda l’arte, in particolare quella partecipativa, definita anche relazionale, in epoca contemporanea ha acquisito caratteristiche uniche rispetto tutte le altre correnti passate; uno degli scopi principali è stato quello di porsi in contrapposizione con le modalità tradizionali di fare arte caratterizzate da una piccola élite attiva come artista e una grande parte di pubblico silenzioso, osservatore e consumatore: creando così interattività, partecipazione nella creazione di una struttura aperta dove l'artista non si propone il fine di entrare in rapporto con la comunità preesistente, ma aspira a favorire la nascita di comunità temporanee di fruitori-partecipatori per creare micro utopie e per rinsaldare i legami sociali. Il fine di queste opere non è avere un carattere ludico, o un'importanza puramente estetica, hanno caratteristiche politiche e sociali e si rifanno a una visione antropocentrica.
Durante il Covid-19 gli artisti, come gli abitanti di ogni città, si sono ingegnati per creare qualcosa di nuovo e adatto alla contemporaneità: inventare un diverso modo di fare arte partecipativa. In questi mesi i progetti lanciati sono stati differenti, ma tutti hanno avuto un punto chiave in comune: cercare di coinvolgere attivamente le persone bypassando il grande ostacolo che è stata l’immobilità; provando a creare nuove opere coinvolgendo attivamente gli individui, gli artisti non hanno puntato a fare appunto arte per il puro godimento estetico ma hanno cercato, attraverso questa, di creare una rete sociale solidale per far sentire le persone un po’ meno sole e un po’ meno intrappolate.
"[...] il corpo va oltre la dimensione fisica. È troppo presto per speculare sopra il destino dell’arte, è troppo presto per speculare sul destino, punto. L’arte e la cultura in questi momenti giocano un ruolo fondamentale nella vita degli individui, data l’offerta di ogni tipo di evento in Rete, sono sicura che le persone che non si avvicinavano all’arte, ora l’hanno fatto. È una specie di oasi nel mezzo del caos e della paranoia a causa della malattia, della fame e della morte. Il corpo attraverso lo schermo continua a essere un corpo.
D’altra parte, abbiamo tutte le esperienze performative che questa crisi ha scatenato, dalle persone che applaudono sui balconi a Madrid, passando per le lenzuola appese alle finestre in Italia come protesta per l’omicidio di un’infermiera per mano del suo partner [per la precisione, una studentessa di medicina, strangolata dal fidanzato il 31 marzo scorso, N.d.R.], all’incubo dei corpi trasformati in fiamme in Ecuador o alle bandiere bianche della fame in Guatemala. Chiaro che è una dimensione performativa distinta: non è arte, è la vita stessa"[1].