Ma con la cultura si mangia? Un'operazione di 20 artisti

Post date: Aug 21, 2011 4:53:24 PM

Nel Gennaio 2011, venti artisti affermati ed emergenti, senza essersi mai conosciuti prima personalmente ma incontratisi su Facebook attraverso un evento, hanno realizzato un'opera in gruppo che voleva contestare gli infelici episodi verificatisi in Italia relativamente al nostro patrimonio culturale: il crollo di case pompeiane, tagli alla cultura e, ciliegina sulla torta, un concorso patrocinato dal MiBAC per la realizzazione di oggetti di design da destinarsi ai book-shop museali con limite di età per la partecipazione e senza premio in denaro.

Il risultato dell'operazione CONTRO AZIONE CULTURALE è stato un catalogo realizzato in pdf scaricabile o semplicemente visionabile da chiunque su SCRIBD. Un'operazione a costo zero con opere che colpivano il sistema culturale italiano in maniera anche molto dura. Un modo per cercare di urlare che la cultura è il patrimonio, il cuore della civiltà di un Paese che mette in gioco non solo lo spirito morale, storico, ludico dell'economia, ma può essere anche la spina dorsale dell'economia turistica in un'Italia che dovrebbe essere sostenuta culturalmente per spingere i turisti a venire a trovarci.

Di seguito si riporta la prefazione del catalogo:

"Art. 9 della Costituzione italiana:

La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.

Il 2010 è stato un anno nefasto per la cultura italiana e a coronarne la morte come in un omicidio di camorra col colpo finale mirato alla testa per essere certi di ammazzare il nemico, ecco i crolli di alcune case degli scavi archeologici di Pompei. Che nessuno avrebbe mai voluto. Ma è successo. E nessuno risulta responsabile. Nessuno si dimette. Il solito Mistero d’Italia. Uno dei tanti.

Il crollo della Casa del moralista a Pompei, sembra un segno metaforico definitivo che sancisce l’apoteosi del decadentismo culturale italiano. Senza più casa la morale, senza più morale.

Qui non vogliamo fare cronaca o politica, ma cercare di riflettere sul perché un Parco Nazionale come quello del Vesuvio sia stato violentato dall’apertura di una discarica nonostante sia vietato dall’articolo 9 della Costituzione. Perché si continua a pensare in termini di discariche, stravolgendo parchi e riserve naturali, e non differenziare i rifiuti o costruire impianti di trattamento meccanico biologico (TMB) o di ArrowBio per risolvere il problema definitivamente senza protrarre l’emergenza-rifiuti in Campania oltre gli attuali 16 anni. Chi ha già riflettuto, lo sa.

O perlomeno lo ha capito.

Ci sono persone della società civile che pensano, non vanno in TV a parlare tra “disinformatori professionisti” come direbbe il filosofo Guy Debord o Pier Paolo Pasolini, ma ascoltano, si informano attraverso la rete, incrociano le informazioni e si fanno un’opinione. Tra queste persone vi sono coloro che hanno spiccata sensibilità civile. Come gli artisti, certi artisti. Quelli che definirei artisti utili. Quelli che si sentono di avere un ruolo responsabile nella società. Quelli che veramente soffrono di fronte all’inettitudine di irresponsabili che dovrebbero invece gestire la cosa pubblica. Quelli che attraverso la loro opera mandano messaggi sarcastici, messaggi-contro. Ma anche opere propositive. Messaggi contro un sistema fatto di cialtroni, parassiti che occupano posti di lavoro dirigenziali senza che sappiano pronunciare manco il nome di un motore di ricerca internet, senza che si rendano conto che dire “provate a farvi un panino con la Divina Commedia” equivale a dire che l’introito dei biglietti staccati nei musei, nei cinema e teatri e tutto l’indotto che c’è dietro alla cultura (turismo, ristorazione, editoria…) non serve per l’economia di un Paese.Dove stiamo andando...

Dove siamo arrivati...

Qui si vuole riflettere sul perché gli archeologi e restauratori più invidiati del mondo spesso non vengono pagati, ma continuano comunque a lavorare per responsabilità personale del patrimonio artistico-archeologico-culturale italiano. La trasmissione “Oro buttato” di Riccardo Iacona mandata in onda il 27 Settembre 2009 su RAI3, sullo stato del patrimonio culturale, ha acceso diversi dibattiti in rete. Ma sembra che non si accendano nei luoghi deputati.

Ci si chiede se ci fossero mai degli strani motivi perversi affinchè il patrimonio culturale del Bel Paese debba essere violentato, abbandonato, trascurato quando invece potrebbe essere la principale ricchezza in quanto attrazione turistica. Volontà politica per spingere alla privatizzazione (per i soliti noti?) o genuina ignoranza? O perché distruggere e mal ricostruire, creare emergenze (ambientali, archeologiche…) comporta guadagni più alti per chi sta nel “gioco”?

All’estero non c’è l’alta concentrazione di Beni Culturali che abbiamo in Italia, ma il turismo se lo inventano con serate in finti saloon western con finti cow-boy, gite in elicottero sul Grand Canyon, il ghiaccio norvegese diventa l’arredamento delle camere d’albergo, le scarpette di Pietro Mennea fanno parte della collezione del Museo Olimpico di Losanna in Svizzera; e nella stessa Svizzera è possibile fare un tour con un trenino dal tetto trasparente per ammirare i monti. I monti!

Noi non abbiamo molto di più?

Arte, cinema, teatro, musica… la cultura ha subìto per il 2011 il dimezzamento dei fondi statali.

Ma non solo la cultura.

Qui non ci occupiamo di numeri, ma di concetti. E quello che proprio non dovrebbe passare è quello del “provate a farvi un panino con la Divina Commedia”. Forse la più grande gaffe che un politico possa aver mai fatto.

Un museo non dovrebbe temere di essere chiuso perché non è in grado di pagare l’ENEL (il Madre di Napoli) o perché non ha personale per tenerlo aperto nonostante siano stati spesi oltre 2milioni di euro per il restauro (Museo Archeologico di Baia); in un Paese civile, non si dovrebbe nemmeno giungere a questi problemi, ma saper pianificare a lunga scadenza, altrimenti mandassero a casa gli economisti e manager che non sono in grado di farlo.

Le produzioni cinematografiche dovrebbero essere messe nelle condizioni di poter fare concorrenza al cinema americano che è la 2° più grande industria degli USA.

I book-shop dei musei che “sembrano” tutti gestiti dalla stessa Società dovrebbero avere maggiore varietà di gadget: per adulti e bambini, squattrinati e non, come in quelli di Barcellona, Bruxelles, Parigi...

Il nuovo codice del Ministero dei Beni Culturali andrebbe riscritto per consentire la libera riproduzione, circolazione e commercializzazione delle immagini per divulgare a tappeto il nostro patrimonio culturale e stimolando quindi il turismo...

Ma non sono gli artisti a dover dire queste cose. Loro contribuiscono solo a creare patrimonio. Sta ai ministri, assessori, dirigenti di soprintendenze e tutti gli attori del sistema culturale, organizzarne la fruizione.

Gli artisti qui si ribellano, civilmente. Manifestano il proprio dissenso senza aver richiesto un euro. Perchè una coscienza ce l’hanno.

Questo lavoro nasce in seguito ad alcuni episodi che si sono verificati quasi in concomitanza:

  • i crolli di Pompei

  • il taglio di fondi alla cultura

  • la frase detta dal Ministro dell’economia Giulio Tremonti “provate a farvi un panino con la Divina Commedia”

il bando della III edizione del concorso patrocinato dal MiBAC per la realizzazione di oggetti di design destinati agli artshop e bookshop promosso da GAI - Associazione per il Circuito dei Giovani Artisti Italiani- e realizzato dall’Ufficio Giovani d’Arte del Comune di Modena (bando su http://www.beniculturali.it/mibac/opencms/MiBAC/sito-MiBAC/Contenuti/Concorsi/2010/visualizza_asset.html?id=79806&pagename=234)

Il bando suddetto vincolava la partecipazione ai soli 18-35enni e ci sarebbe stata comunque una selezione per “i vincitori”.

È nata così spontaneamente l’idea di attivare un contro-concorso dove avrebbero potuto partecipare tutti, senza limite di età e senza selezionare i lavori (tutti sono vincitori), puntando sul fatto che non mi sembrava coerente pubblicizzare un concorso in un periodo in cui l’arte, la cultura, stava attraversando un periodo di lutto per i suddetti punti.

Su Facebook attivai nei primi di Ottobre il “contro-bando” di concorso che raggiunse nelle prime 2 settimane 83 partecipanti effettivi. Ma il fato volle che “qualcuno” eliminò l’evento che dovetti ricreare rimandando gli inviti attraverso il gruppo “Artisti Utili, l’arte che salverà il mondo” (sempre su Facebook), ma ormai molti partecipanti si erano dispersi e probabilmente non avranno mai più saputo che l’iniziativa era stata rimessa in gioco.

L’obiettivo era quello di avere almeno 20 partecipanti effettivi per “fare rumore” ed è stato raggiunto. L’obiettivo dei 20, dico; “fare rumore” non saprei.

Marco Maraviglia"