Musica, spettacolo, arte... cultura per chi, perchè?

Post date: Aug 10, 2011 1:22:49 PM

Nella foto vi sono alcuni dei musicisti che hanno partecipato al Festivalbar in P.zza Plebiscito a Napoli nel 2000. La piazza era piena. Quanto lo era per il concerto di Pino Daniele del 19 Settembre 1981 o come in altre grandi occasioni.Vi sono spettacoli che sono grandi attrattori per il pubblico partenopeo, altri lo possono essere di più per un pubblico nazionale ed altri personaggi attirano tanto un pubblico anglosassone o francese o tedesco...

Da alcune discussioni che si leggono in rete, emerge che c'è un malcontento generale da parte degli artisti sul come si sia gestita la macchina culturale a Napoli negli ultimi anni e tutti, anche chi l'arte la svolge come attività secondaria perchè ha già un lavoro che lo fa mangiare, vorrebbe avere l'opportunità di potersi esibire in città sotto l'ala promotrice dell'Assessorato alla Cultura e Turismo.

Perchè no. Sarebbe uno scenario allargato a delle potenzialità di offerta che aumenterebbero le occasioni ludiche a Napoli potendole spalmare nell'arco di una programmazione di 365 giorni.

Ma vediamo un attimo i protagonisti del sistema culturale, quelli che potrebbero entro i prossimi 12 mesi veramente rivoltare lo stesso sistema.

Ci sono gli artisti per lo spettacolo (musicisti, attori...), gli artisti di arti figurative (dall'arte contemporanea ai madonnari), i produttori (e con le produzioni teatrali e musicali ci metterei i curatori di mostre), organizzatori di eventi. Con questi bisogna considerare gli spazi destinabili agli eventi: dall'arena del Parco dei Camaldoli alla Cassa Armonica e l'intera Villa Comunale, dalle piazze alle strade, dalle chiese alle sale di proprietà del Comune, i suggestivi Castelli di Napoli, il Parco di Capodimonte e i giardini di P.zzo reale... il porto e la stazione marittima... Insomma, quanto ad artisti e spazi, sembra che non vi siano problemi di offerta.

Ovviamente c'è a capo di tutto, la sala dei bottoni, il banco di regia che appartiene a un'unica figura: l'Assessorato alla Cultura e Turismo.

Ora, come sappiamo che lo stesso Comune di Napoli non ha in mano le carte che censiscono tutto il loro patrimonio disponibile perchè non è mai stato fatto un data-base dalle precedenti amministrazioni, molto probabilmente non avranno nemmeno un database di tutte le maestranze disponibili in città per quanto riguarda il parco arte-spettacolo. Realtà come ad esempio la posteggia sfuggono dal patrimonio culturale. Nessuno potrebbe dire quanti posteggiatori operano attualmente a Napoli e non tutti hanno memoria dei fratelli "paganini".Ecco, queste sono in parte quelle che dovrebbero essere le risorse da cui partire per una pianificazione turistico-culturale annuale/triennale. Ma non basta. No, non basta avere risorse. Pianificazione significa anche trovare i criteri di gestione di tali risorse.

E chi stabilisce tali criteri? Gli artisti con l'attività 20-30ennale sono da privilegiare rispetto a chi ha grosse potenzialità ma non ha mai avuto spazio per esibirsi anche perchè non si è mai saputo vendere? No, è il marketing che può definire i criteri per una giusta pianificazione turistica. La ricerca e l'analisi che faranno avere tutto sotto controllo.

Occorrerebbe capire quali sono le esigenze del pubblico partenopeo, di quello nazionale e quello internazionale. "Perchè vivere Napoli". Capire lo stato attuale della fruizione del sistema arte-cultura-turismo. Le indagini conoscitive servono a questo. A cercare di avere la minima dispersione di risorse ottimizzando quelle economiche disponibili. Non possiamo permetterci più di perdere 15-20 turisti che trovano chiuso un sito di interesse archeologico-culturale perchè ognuno di loro è veicolo di promozione a rete.

E' un nodo cruciale individuare i criteri di valutazione delle risorse che vanno al di là dell'avere o meno una P.IVA. Conosco fotografi che non hanno P.IVA, ma che vendono le loro foto su riviste straniere e non perchè siano più bravi, ma perchè si sanno vendere conoscendo le lingue.

Come conosco fotografi che qui a Napoli non mangiavano ma che oggi lavorano per alcune gallerie di New-York... sono diventati "artisti".

I criteri di valutazione per l'arte bisogna vedere bene come stabilirli perchè la qualità non è sempre feedback economico e qui credo si debba pensare a far fare cassa al Comune anche con un turismo internazionale che probabilmente preferirà vedere tarantelle e ascoltare 'o sole mio (a Sorrento sono anni che viene proposta la tarantella perchè funziona). E quindi? la qualità, gli spettacoli di un certo calibro designati al limbo di pochi eletti e con essi scartare chi non fa cassa? No. Ma un giusto equilibrio.

Musica, teatro, danza... sono arti delle quali si riesce a conoscere l'indice di gradimento del pubblico. Chi non è conosciuto credo che debba avere cmq spazio per esibirsi, spazi "minori" dove credo dovrà esserci una commissione che vigili sul gradimento del pubblico... una sorta di "tirocinio". Una corrida senza fischi nè campane ma con un "applausometro", uno strumento di indagine conoscitiva del pubblico per misurare il grado di soddisfazione a fine esibizione. I benedetti questionari delle indagini di mercato.Conosco chi riesce a coinvolgere il pubblico col rock'n'roll nei locali di Napoli, si autopromuovono, richiestissimi dagli esercenti, ma avrebbero lo stesso riscontro con un pubblico di turisti internazionali? Io non lo so è il marketing che potrebbe rispondermi. E poi l'arte contemporanea. A chi dare spazio? In base all'attività curriculare? Al numero di mostre effettuate nel mondo? In base alla sua valutazione sul mercato? E gli altri? Quelli che ancora non hanno un gallerista alle spalle, quelli che ancora non sono entrati nel sistema-arte solo perchè non hanno leccato qualche critico d'arte che per lo più fa parte di "quel" sistema? E i madonnari? I pittori di strada con cavalletto che fanno acquerelli che lasciano di stucco? Escluderli?Criteri. Ci vorranno criteri.

E credo che dovranno esserci tutti, almeno quelli che si faranno avanti, perchè non ci dovranno essere più clan. Tutti, purchè destino interesse anche per il PUBBLICO INTERNAZIONALE e possibilmente facciano fare cassa anche per gli sponsor che vorranno investire su Napoli.